LA REPUBBLICA
4 maggio 2005
Nasce la rete dei governatori del Sud la Lega attacca:
siete la Borbonia
NAPOLI – Sei governatori e mezzo (Renato Soru aderisce, ma
resta in Sardegna) ospiti di Antonio Sassolino lanciano da via Santa Lucia la
sfida del Sud protagonista: un tavolo di coordinamento permanente tra i
presidenti delle Regioni meridionali di centrodestra e centrosinistra, “un
soggetto politico-istituzionale attivo” al di sopra dei partiti che si propone
di discutere e coordinare gli interventi perché il Sud si trasformi davvero in
quella priorità dichiarata dal governo. All’invito partito dalla Campania hanno
aderito tutti: Agazio Loiero (Calabria), Vito De Filippo (Basilicata), Nichi
Vendola (Puglia), Ottaviano Del Turco (Abruzzo) espressione dell’Unione, con
Salvatore Cuffaro (Sicilia) e Michele Iorio (Molise) della Casa delle libertà.
Contro la Padania il Regno delle due
Sicilie? “Al contrario – dice sassolino – perché, diversamente dalla Padania,
noi siamo una realtà che ha storia e tradizioni comuni. E intendiamo
organizzarci per unire, non per dividere. Per portare il meridione che non è
solo un problema, ma una risorsa, come risposta positiva a un Paese che cresce
poco e male, con troppe distorsioni al suo interno”. E dal Senato non si fa
attendere la risposta della Lega:”Ci fa piacere che anche Sassolino abbia
capito l’essenza del federalismo. Per la sua macroregione del Sud si è ispirato
a Gianfranco Miglio? Ma ci spieghi: perché è contro la Padania, se ora si vota
alla borbonia?”
Due ore abbondanti di discussioni
producono un primo schema di lavoro con sette priorità da esaminare e
sviluppare in appuntamenti mensili che si terranno a rotazione nelle varie
regioni, a cominciare a giugno dall’Abruzzo, o a Roma nelle rispettive sedi di
rappresentanza. Sette priorità, che vanno dal potenziamento delle
infrastrutture fino alla lotta alla criminalità passando attraverso il turismo
e la ricerca. Riassume per tutti Sassolino: “Dobbiamo avere uno sguardo attento
all’Europa, anche per la programmazione dei fondi strutturali che sono stati e
debbono essere ancora motore di sviluppo del Mezzogiorno. Uno sguardo attento a
Roma, per ottenere interventi coordinati. E infine un’attenzione speciale verso
il Mediterraneo laddove il meridione d’Italia può avere ruolo di protagonista.
Ma serve anche una svolta da parte dell’Europa che, oltre ad allargarsi verso
Est, deve essere capace di allungarsi verso Sud”.
Una partenza senza steccati partitici.
Guardata con interesse dallo stesso governo, se deve far fede il messaggio
neoministro napoletano Stefano Caldoro che dice: ”Le azioni per il Sud avranno
maggiore forza se funzionerà il rapporto Stato – Regioni - Enti - locali, che non deve essere
conflittuale o rivendicativo, ma istituzionale e di piena collaborazione”. Anche
se fin d’ora non sembra facile tenere insieme le diversità, separate in tutto,
dalla devolution al ponte sullo stretto. Al punto che Nichi Vendola,
commentando una frase del siciliano Cuffaro (“Non chiamateci governatori…”) può
dire: “Condivido e annotatelo: le convergenze sono rare”.