13 febbraio 2005
Lo dice il titolo stesso,
“Breviario Mediterraneo”, ossia compendio, sommario, antologia. Eppure fermarsi
a questa definizione del libro di Predrag Matvejevic’ sarebbe quantomai
riduttivo. “Trattato poetico-filosofico, portolano, diario di bordo, antologia
di racconti-saggio, cronaca di un viaggio” – come si legge nella bandella della
quinta edizione del testo – sono alcuni dei modi, tutti appropriati, con cui è
stata chiamata l’opera dello scrittore di Mostar. La Garzanti (che acquistò
dalla casa editrice napoletana Hefti i diritti nel 1991) si è infine decisa per
la definizione di “romanzo” (apponendola addirittura sulla copertina) per
questa sua ultima edizione, che riprende il titolo originale del volume, e che
si arricchisce di una serie di aggiunte che lo scrittore ha presentato negli
anni in occasione delle diverse traduzioni del libro (più di venti). Come
scrive Claudio Magris nella prefazione, “l’autore legge il mondo, la realtà, i
gesti e il vociare delle persone, lo stile delle capitanerie (…) i confini
tracciati dalla cultura dell’olivo, dall’espandersi di una religione o
dell’emigrazione delle anguille, i destini e le storie custodite nei dizionari
nautici e nelle lingue scomparse”. Ed è così che, a volte sotto forma di
dizionario etimologico, Matvejevic’ racconta attraverso la descrizione
dettagliatissima di moli, funi, boe, fari, correnti marine, nuvole e piogge il
rapporto il rapporto dei popoli mediterranei con la storia e la cultura. Il
soffermarsi sull’osservazione minuziosa degli elementi naturalistici e
architettonici che caratterizzano le sponde del nostro mare è un metodo sicuro
per capire le differenti realtà (“C’è stato chi ha paragonato il Mediterraneo a
un’immensa spugna che si sia imbevuta di ogni conoscenza”, dice l’autore),
lontano da mitologie e demagogie politiche che vogliono vedere l’esistenza di
una sola cultura mediterranea laddove ne esistono plurime. “Il Mediterraneo non
è solo geografia”, afferma lo scrittore con una sorta di aforisma (ce n’è uno
al termine di ogni paragrafo, e non a caso fra le tante definizioni che sono
state date al libro c’è anche quella di “raccolta di aforismi”); “i suoi
confini” – continua l’autore – “non sono definiti né nello spazio né nel tempo.
Non sappiamo come fare a determinarli e in che modo: sono irriducibili alla
sovranità o alla storia, non sono né statali né nazionali”. Dunque la geografia
di questo mare, e soprattutto quella che leggiamo sulle carte, non ci aiuta a
risolvere secolari, se non millenarie, questioni di natura politica o “etnica”.
Tuttavia una cosa di cui possiamo essere certi è che i mercati greci
assomigliavano ad ambasciate, le strade romane trasportavano il potere e dal
territorio asiatico ci sono arrivate le religioni; in poche parole, e per
concludere con un altro “aforisma” di Matvejevic’, “sul Mediterraneo è stata
concepita l’Europa”.