CORRIERE DEL MEZZOGIORNO

28 settembre 2005

 

 

An, veleno sulla Biennale dei giovani artisti: “Gestione oscura, affare per pochi intimi”

Regione e Provincia di Napoli hanno speso oltre tre milioni per l’iniziativa

 

 

Di Nino Femiani

 

NAPOLI – La chiusura della “Biennale dei giovani artisti d’Europa” trascina con sé anche un vento di velenose polemiche che si abbattono su Regione e Provincia di Napoli. Alleanza nazionale parla di “caso” e denuncia un’ “operazione clientelare”, sottolineando in una conferenza stampa – a cui hanno partecipato i consiglieri regionali D’Ercole, Ronghi e Ascierto Della Ratta e il consigliere provinciale Rispoli – che “ci sono molti punti oscuri nella gestione della Biennale che fanno pensare ad un affare per pochi intimi più che a un evento turistico”.

Al di là della opinabile polemica sul numero delle presenze – sia turistiche sia di visitatori – difficilmente computabili per la mancanza di tiket d’ingresso, non resta che esaminare, punto per punto, i conti dando ai lettori la possibilità di conoscere le modalità di spesa di un evento che qualcuno ha definito un “flop”, altri invece una “significativa occasione in cui la cultura non è stata ridotta a mero consumo”.

D’altra parte è impervio addentrarsi nel campo delle comparazioni con altre edizioni visto che le ultime due si sono tenute all’estero (Atene nel 2003, Sarajevo nel 2001) e quelle in Italia (Roma e Torino) risalgono rispettivamente al 1999 e 1997. Semmai ci sarebbe da riflettere sul perché una manifestazione, nata per rimuovere la “creatività giovanile”, gli scambi internazionali, lo sviluppo di reazioni pacifiche” e per essere la più importante vetrina mediterranea di artisti in età compresa tra i 18 e i 30 anni, in innumerevoli campi (arti plastiche, architettura, fumetto e illustrazione, cinema e video, grafica di comunicazione, design, moda, fotografia, letteratura, astronomia, musica teatro e danza, interventi metropolitani d’arte), abbia poi finito per farsi ingabbiare in un contesto di comitati, cristallizzato e istituzionalizzato (a differenza di quanto avvenuta all’estero). 

Con tanto – non poteva mancare – di comitato scientifico del quale non solo fanno parte due consulenti della Regione (Achille Bonito Oliva, presidente, e Eduardo Cicelyn, direttore scientifico), ma il gotha della nomenklatura cittadina, secondo una deprimente prassi inclusiva (così non si sbaglia mai). Così troviamo intellettuali (cariche annesse) del calibro di Stefano De Caro, Enrico Guglielmo, Pietro Guzzo, Gioacchino Lanza Tomasi, Maria Rosaria Divitiis, Guido Trombetti, Pasquale Ciriello, Gennaro Ferrara, Francesco De Sanctis, Enrico Auricchio, Alfredo Scotti e Angela Tecce.

Capitanati da Bonito Oliva e Cicelyn (già direttore del museo “Madre”) a cui la Provincia ha erogato con apposita delibera, rispettivamente, 47 mila e 25 mila euro. Briciole, invece per gli illustri componenti del comitato scientifico a cui è stato assegnato un gettone di presenza di 400 euro per l’unica seduta a cui hanno preso parte.

Non si comprende bene il ruolo di questa mastodontica macchina pesante, visto che nelle precedenti occasioni (e risulta anche in questa), a fare il grosso lavoro, è stata l’associazione internazionale Bjcem – “Biennale des Jeunes Créateurs de l’Europe e de la Méditerranée” costituita da 66 soci che rappresentano realtà locali e nazionali di 19 Paesi dell’area mediterranea – che ha selezionato gli artisti italiani e internazionali (le 34 produzioni degli artisti campani sono state poi scelte da un gruppo di esperti delle diverse discipline, per conto della Provincia di Napoli). Lavoro per il quale a Bjcem è stato corrisposto un compenso di 200 mila euro.

Ma quanto è costata in totale la manifestazione rappresentata come “grande evento” o “flop”, a seconda del colore politico? In complesso 3 milioni 140 mila euro, divisi in parti uguali tra Regione e Provincia di Napoli più un contributo di 100 mila euro offerto dalla Compagnia di San Paolo. Il grosso della spesa è andata all’ospitalità degli artisti (circa settecento): un milione di euro. Ai quali vannio aggiunti altri 200 mila euro per la Scabec, una società mista regionale, costituita due anni fa (capitale sociale interamente versato dalla Regione, a maggio si cercava ancora un socio di minoranza) per gestire i beni culturali e che, accusa An, si sarebbe trasformata in una sorta di “agenzia di viaggi e pubblicità dal momento che, oltre a gestire l’ospitabilità degli artisti, ha speso altri 250 mila euro per la pubblicazione dell’evento”.

Il resto della cifra? Un milione di euro per gli allestimenti di 240 opere, più altri 200 mila euro per altri 65 “allestimenti aggiuntivi”.