"IL DENARO"

25 aprile 1998

La memoria del nostro mare

di Michele Capasso

Napoli, 20 aprile 1998. cerco di risalire, con l’aiuto di vari testi, alle origini del Mediterraneo. Punto d’inizio della civiltà neolitica – che i più riportano alle falde del monte Zagros, mentre Jacques Cauvin in "Naissance des divinitès, Naissance de l’agriculture" colloca con solidi argomenti nel Vicino Oriente –, dell’urbanizzazione e della scrittura, il Mediterraneo ha visto nel corso del tempo lo sviluppo di regni ed imperi durante i quali si sono formate, attraverso interferenze e scambi, le culture originali che hanno dato una svolta radicale allo sviluppo della civiltà umana. Intorno al Mediterraneo si sono costituiti due grandi orientamenti spirituali, entrambi fondamentali e contraddittori. Il primo è il monoteismo religioso, che raccoglie inizialmente, in forme originali, eredità culturali dalla Mesopotamia all’Egitto (monoteismo biblico), per poi inglobare la coscienza morale greca (monoteismo cristiano) e quindi assorbire i vasti orizzonti culturali che l’espansione araba – riprendendo e completando il tentativo di Alessandro il Grande – permette di raccogliere dall’India all’Arabia.

Il secondo è una riflessione per concetti invece che per miti, fondatrice di una cultura del "no" che, ereditata dall’Europa al tempo della sua nascita economica e culturale resterà il propulsore dell’innovativa europea. Alla cultura mediterranea del "no" (della riflessione critica e dell’indipendenza) tutte le altre civiltà contrappongono una cultura del "sì" (della verità e dell’obbedienza) che appunto l’altro orientamento spirituale ha conservato nella tradizione mediterranea. Il punto d’incontro tra le due tradizioni avviene prima del sorgere del Cristianesimo, nella sintesi ellenistica e per opera di Platone che pone un termine alla filosofia della polis (fondata sull’indipendenza della riflessione individuale e l’eguaglianza oligarchica o democratica) – incarnata dai sofisti – e riafferma un mondo del "sì", della verità, che egli oppone al mondo fallace e fugace della doxa (N. Minissi, "Il sandalo di Socrate", "La parola del passato", 237, 1987). Attraverso Platone ed Aristotele le due correnti fondamentali del pensiero mediterraneo si riuniscono. L’unità che così è stabilita sarà conservata attraverso tutte le vicende storiche che vedranno il trionfo del Mediterraneo con gli imperi romano, bizantino e islamico, il risorgere della società europea e lo splendore delle sue repubbliche fin quando lo spostamento del centro economico verso l’Atlantico porterà il Mediterraneo a un declino. Attualmente, il nuovo orientamento dell’asse economico verso il Pacifico, insieme all’unità del mondo moderno, ha avuto per effetto quello di favorire una globalizzazione in cui il Mediterraneo può ritrovare una sua nuova e originale posizione. Sulla base di queste premesse la Fondazione Laboratorio Mediterraneo si pone come coordinatrice originale della Società Civile del Mediterraneo per un effettivo dialogo culturale tra tutti i popoli che vi convergono direttamente, con particolare riguardo al Sud-Est europeo ed ai Paesi della sponda del Sud che per vicende storiche sono rimasti in una posizione secondaria sul piano della cultura e della politica internazionale degli ultimi secoli. Non si può concepire seriamente un’età postcoloniale senza sentire profondamente l’unità che lega tutti i Paesi del Mediterraneo, qualunque sia il loro grado di sviluppo sociale ed economico. In mancanza di questa visione unitaria e di un’azione unitaria conseguente, molti Paesi del Mediterraneo troveranno assai difficile uscire dalla situazione in cui sono caduti nel periodo in cui erano più oggetto che soggetto della storia (tratta degli schiavi, colonialismo, sfruttamento straniero delle risorse naturali ed umane per il Sud; stagnazione sotto grandi imperi e poi condizioni di sottosviluppo per il Sud-Est). Per superare definitivamente l’attuale fase e arrivare alla piena partecipazione egualitaria è necessaria una rivoluzione delle coscienze, basata sul riconoscimento della parte avuta da quei Paesi nella storia comune, e una rivoluzione politica che esca dalla pratica di assistenza diretta o indiretta per entrare nella logica di un partenariato vero, capace di riscoprire e rispettare l’individualità storica di tutti i popoli mediterranei e le loro originalità culturali al fine di stabilire forme associative assolutamente egualitarie.

In conseguenza delle civiltà che si sono succedute, il Mediterraneo costituisce un museo vivente, ricco di un patrimonio palese, interrato o sommerso, che da oltre un secolo la ricerca riporta alla luce, recupera e quando può restaura. La Fondazione Laboratorio Mediterraneo, attraverso il programma "Labmed patrimonio culturale", ha deciso di procedere – con tutti i mezzi che oggi l’informatica e gli altri metodi di raccolta, analisi e catalogazione concedono – ad una generale e sistematica inventariazione del patrimonio ereditato. Questo inventario non supererebbe il valore di repertorio se restasse una semplice banca dati, senza un’elaborazione approfondita e rivolta ad una visione unitaria. Se importanti istituti di ricerca hanno proceduto ad elaborazioni parziali e la critica storica ha presentato visioni unitarie dello sviluppo di alcune regioni o di alcune civiltà, non sono state ancora messe in rilievo le costanti culturali che attraverso il tempo e lo spazio si possono cogliere nei motivi, nei contenuti mitologici e leggendari. La messa in rilievo, l’illustrazione e se possibile la spiegazione dell’unità culturale mediterranea che sottostà a tanta diversità di culture nel corso storico mancano tuttora di una ricerca sistematica che abbia un metodo proprio. Uno degli obiettivi prioritari della Fondazione Laboratorio Mediterraneo è quello di ricostruirla.