"IL DENARO"

1 agosto 1998

La secessione dei berberi

di Michele Capasso

Algeria, luglio 1998. Il caldo è opprimente. Lascio l’aeroporto diretto ad Est; è qui che Algeri comincia la grande Cabilia: la città di Bejaia che si affaccia sul Mediterraneo, Bouira e Sétif nell’entroterra, il massiccio del Djurdjura. "La lingua berbera deve essere riconosciuta come lingua propria della Cabilia, nel quadro di un’autonomia linguistica e culturale". È questa la richiesta che 89 tra artisti e uomini di cultura della Cabilia chiedono al governo di Algeri accusato di "aver mummificato la Società Civile della regione con l’imposizione della lingua araba come unica e ufficiale". Giovedì 23 luglio 1998. In una dichiarazione resa pubblica contemporaneamente a Parigi e ad Algeri, gli 89 firmatari deplorano "la strategia nazionalistica attuata dallo Stato algerino contro la Cabilia" e riaffermano la volontà e il diritto di voler vivere insieme, in pace, nel rispetto delle differenze.

Tizi Ouzou, cittadina a 90 chilometri da Algeri, è il capoluogo della Cabilia, la regione dei berberi. Sulla piazza principale, da quasi un mese, migliaia di giovani manifestano contro il presidente Liamine Zeroual: "Non siamo arabi, siamo "imazighen!" E invocano la secessione della Cabilia da Algeri. Questo riverbero nazionalista degli "imazighen" (che significa "berbero") appesantisce la tragedia algerina: ad innescarlo è stata l’uccisione del cantante folk Matoub Lounès, massacrato il 25 giugno scorso da presunti integralisti. I berberi sono discendenti degli antichi abitanti dell’Africa settentrionale che non si assoggettarono mai né ai romani né agli arabi. Fieri della loro identità, si sono opposti – con e senza violenza – ai numerosi tentativi di arabizzazione. Fino ad oggi il regime di Algeri è riuscito a governare le tendenze autonomiste e secessioniste della Cabilia, negando spesso, all’interno e all’esterno, l’esistenza di tale problema per riaffermare la totale identità araba dello Stato algerino: l’ultimo atto è stato proclamare la lingua araba come unica legittima in Cabilia ignorando la forte identità storico-culturale della lingua berbera. La guerra civile degli ultimi anni ha reso tutto più complicato. Molte vittime di attentati sono berberi che hanno rifiutato la protezione dell’esercito e della polizia, provvedendo all’istituzione di proprie milizie per difendersi dagli attacchi del Gia (i gruppi islamici armati). I berberi oggi non considerano come nemici solo gli sgozzatori del Gia, ma anche tutti coloro che intendono attentare alla loro identità. La rabbia è sul punto di esplodere. Le manifestazioni di piazza non si placano e già si contano decine di morti. La morte del cantante Matoub e l’imposizione della lingua araba possono essere un boomerang per il governo di Algeri.I firmatari dell’appello dei giorni scorsi sottolineano la necessità di rivendicare l’autonomia berbera senza giungere alla secessione: sono artisti e uomini di cultura berberi stabilitisi in Francia, Canada, Stati Uniti. In gran parte sono figure-simbolo della lotta berbera molto amati dalla popolazione berbera. È il caso di Cherif Kheddam, Aït-Menguellet, Idir Ferhat, Malika Domrane, Djurdjura e Takfarinas: "i mostri sacri" della canzone della Cabilia. È il caso ancora di Salem Chaker, Ramadane Achab e Malika Baraka, docenti universitari di grido, dello scrittore Nabile Farès, del poeta Benmohamed, del cineasta Abderrahmane Boughermouch – che realizzò il primo film della Cabilia, "La collina dimenticata" – e ancora di Aziz Tari, principale animatore della primavera berbera del 1980.Questi signori nel loro appello chiedono che si riuniscano "tutti i militanti per la causa berbera": la loro dichiarazione risponde alle attese reali delle popolazioni della Cabilia, ignorate a causa delle diatribe in corso tra il FFS (Fronte delle Forze Socialiste) di Hocine Aït-Ahmed e il RCD (Unione per la Cultura e la Democrazia) di Saïd Sadi: i due partiti principali della regione. Secondo molti militanti "questa guerra fratricida è riuscita a dividere la Cabilia e ad indebolirla di fronte ai suoi due avversari principali: il potere di Algeri e gli integralisti".L’opinione di Salem Chaker, professore di berbero, è che le strategie del FFS e del RCD sono superate dagli ultimi tragici eventi: "o questi partiti si ricollegano alla loro base sociale definendosi come partiti berberi che rappresentano la Cabilia o saranno superati da nuove organizzazioni più aderenti alla realtà e ai bisogni della gente". Venerdì 24 luglio 1998. A Tizi Ouzou corre voce che una nuova organizzazione sarà creata nei prossimi giorni. Al di là dei contrasti e delle divisioni, tutti sembrano essere d’accordo su un punto essenziale: "la rivendicazione berbera deve assolutamente conservare un carattere di lotta pacifica ed opporsi con fermezza ad ogni violenza". Una scelta mai abbandonata dalla "primavera berbera": oggi diventa una precauzione contro le strumentalizzazioni del potere da parte di coloro che vorrebbero annientare l’identità di un popolo fiero che va salvaguardata e tramandata come valore e come risorsa della regione mediterranea e dell’intera umanità.