"IL DENARO"

31 maggio 1997

Il grande futuro dell’antica Alessandria*

di Michele Capasso

Domenica 25 maggio 1997. Salone del Libro di Torino. Presentiamo il libro di Baltasar Porcel "Mediterraneo. Tumulti di un mare", edito dalla nostra Fondazione. Circa cinquecento pagine raccontano, con rigore cronologico e precisione documentaria, ma anche con delicatezza e grande sensibilità, oltre tre millenni di storia, di geografia e di immagini affascinanti, che ci appartengono.

Giuliano Soria, Khaled Fouad Allam, Federico Bugno, Tahar Ben Jelloun, Younis Tawfik, il presidente della giunta regionale del Piemonte Enzo Ghigo e l’assessore alla Cultura del Piemonte Giampiero Leo dialogano con l’autore Porcel traendo spunto dalle impressioni del libro. Dal dibattito scaturisce l’esigenza di guardare al Mediterraneo non solo nei suoi aspetti negativi – come luogo di conflitti, guerre, intolleranze – ma soprattutto nei suoi tanti connotati positivi: il Mediterraneo come luogo in cui si sono sviluppati l’arte, il genio, la creatività.

Leggendo alcune pagine del libro di Porcel, mi sono soffermato su Alessandria, principale porto del Mediterraneo orientale e città cosmopolita, che ha imparato a proprie spese l’importanza di tendere sempre al rinnovamento. Il suo aspetto poco islamico per le continue modifiche edilizie non ha comunque cancellato le impronte di una città dalla forte tradizione culturale, legata non solo alle glorie della cultura greca, ma anche a quelle dell’eredità arabo-islamica. Una metropoli estremamente dinamica e al contempo radicata nel proprio passato, che continua a fungere da ponte tra le culture d’Oriente e Occidente.

Scrive Porcel: "Tutto il mondo dei faraoni fu annientato e parzialmente assorbito dai Greci, che naturalmente entrarono dal Mediterraneo e si stabilirono ad Alessandria. Gli Egizi non erano marinai. I Greci avevano le navi. Quella dei faraoni fu la tragedia di un mondo chiuso che non riuscì ad espandersi a sufficienza e a decollare. Il Nilo fu la sua gloria e la sua morte, nel vero senso della parola".

Ho parlato a lungo di Alessandria anche con Edward Al Karrat. L’Unesco, alla fine dello scorso mese di aprile, ha svolto un convegno per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità di recuperare la città di Cleopatra, di Marcantonio e dei Tolomei, trascinata in fondo al mare nel IV secolo da una serie di movimenti dovuti al bradisismo. Un giorno potrebbe rinascere a nuova vita: oggi è un bel gioco virtuale e ci racconta la storia dell’ultima regina d’Egitto.

La scoperta è di Frank Goddio. Con l’uso della risonanza magnetica nucleare, con centinaia di immersioni e raccogliendo migliaia di dati – elaborati da un potente calcolatore – è stato possibile ricostruire mappe dettagliatissime. Schermate, planimetrie, ricostruzioni al computer, interpretazioni ipertecnologiche fotografano l’antica Alessandria com’è oggi: un enorme mosaico di frammenti, sepolto nel fondo del mare da almeno sedici secoli. La scoperta è stata "ratificata" da tre egittologi di fama mondiale: Gamal Moktar, Fawasi El Faharani e Hassan El Bana.

Le mappe impressionano. La leggenda rivela i codici di interpretazione: crocetta verde per i blocchi di basalto, calcite, granito; quadratino rosso per la colonna, scacchiera grigia per i pavimenti e via dicendo.

A sinistra, sull’isola del porto, ecco il palazzo dove Cleopatra viveva, amava e articolava le sue malie politiche per conservare quel regno che suo nonno Tolomeo XII aveva lasciato in eredità a Roma. Di fronte a quell’isoletta l’edificio voluto da Marcantonio dopo la battaglia di Anzio del 31 a. C.

Le mappe di Goddio disegnano una concentrazione incredibile di basalti, colonne, graniti: è una nuova topografia della storia quella che oggi ci vien fatta vedere. André Bernard, direttore alla fine degli anni ’50 dell’Istituto Francese di Archeologia Orientale, nel suo libro "Alexandrie la grande" scriveva: "La gran parte delle scoperte da fare qui sono in acqua: precisamente l’isoletta di Antirodi (quella del palazzo di Cleopatra) e il Timonium di Marcantonio che sorgeva isolato nell’acqua". Dall’"Océanex", il barcone delle ricerche, si vede su monitor il fondale: l’acqua, sporcata dalle fogne, custodisce miti annegati qui sotto. Colonne, pavimenti, blocchi incisi e una testa di statua sembrano ombre di grandiosi fantasmi ravvivati da qualche sporadica alga.

Il ministro della Cultura egiziano Farouk Hosni, che si è impegnato molto per l’archeologia nel suo paese, sogna per Alessandria un grande futuro. A chi gli chiede come sia possibile recuperare la fruibilità del grande tesoro archeologico sottomarino risponde: "Credo che sia possibile recuperare l’antica Alessandria attraverso la costruzione di una grande diga. Solo così sarà possibile tirar fuori l’acqua per poi procedere ai lavori di restauro. È una grande impresa che richiede grandi investimenti: il mondo occidentale dovrebbe aiutarci. Penso che anche gli italiani debbano farlo: Marcantonio del resto era loro concittadino".

Scendendo dall’"Océanex" si è assaliti da una sensazione di impotenza, sembra davvero impossibile far resuscitare i resti di Alessandria. Ma la passione sfrenata di Marcantonio e Cleopatra fa ancora sentire i suoi tumulti nella città. Raffinata e perversa ad un tempo, Cleopatra finì col suicidarsi, mentre Augusto, gelido ed efficiente, ebbe il sopravvento sull’ingenuità di Marcantonio. Costantin Kavafis, poeta moderno nato nella vecchia colonia greca di Alessandria, descrive con nostalgia, ma anche con accenti ironici, la caduta del generale ormai abbandonato dagli dei protettori: "A mezzanotte, all’improvviso, quando / al suono di una musica che esulta / fuori si sentono passare non visti / gli attori in allegra brigata – ebbene / sulla Fortuna che sta per lasciarti, sulle tue / imprese fallite coi progetti della vita / che si palesarono illusori, non t’impietosire! / Ma da uomo preparato per tempo, da forte / salutala, la tua Alessandria che dilegua / Non t’illudere, soprattutto non dire che fu un sogno, / che le orecchie t’ingannarono; rifiuta / queste vane speranze. Come un uomo/preparato per tempo, da forte cui s’addice / l’esser degno di una città come questa, / avvicinati con passo fermo alla finestra / e commosso ma senza l’abbandono / i lamenti e le suppliche dei vili / concediti quest’ultimo piacere! Ascolta il suono / il dolcissimo concerto della mistica brigata/e saluta la tua Alessandria che tu perdi".

Anche Lawrence Durrell, scrittore britannico dalla proverbiale sagacia – che visse poco più di un anno ad Alessandria, subendone il fascino innegabile – dedicò alla città una grande opera: "Il quartetto di Alessandria", quattro romanzi incentrati sull’adultera Justine e nei quali aleggiano personaggi straordinari come Nessim e Balthazar, forse lo stesso Kavafis: "Che racchiude in sé la parola Alessandria? Subito mi rammento di innumerevoli strade con i loro mulinelli di polvere. Oggi è (la città) delle mosche e dei mendicanti e fra le due specie di tutti quelli che conducono un’esistenza vicaria. Cinque razze, cinque lingue, una dozzina di religioni; il riflesso di cinque flotte nell’acqua untuosa, al di là della scogliera. Però ci sono più di cinque sessi e solo il greco del popolo sembra essere capace di distinguerli. Il commercio sessuale è di una varietà e di un’abbondanza sconcertanti... Note per un paesaggio. Lunghe modulazioni di colore. Luce che filtra in mezzo all’essenza dei limoni. Polvere di mattoni sospesa nel profumo dell’aria e odore di terra calda innaffiata da poco. Nubi leggere, rasoterra, che certamente di rado portano pioggia".

L’ultimo re d’Egitto, Farouk, lasciò che la rivoluzione pan-araba prendesse il sopravvento, seguita poi, dalla grande battaglia di El-Alamein, nell’Africa del nord, tra Rommel e Montgomery, tra la Germania e le democrazie. A ricordare il triste evento, ancora oggi troneggiano alcuni carri armati e cannoni all’ingresso del Museo della Guerra. Anche nel cimitero, migliaia di croci e di lapidi allineate rappresentano l’indelebile memoria di una grande guerra.

Nel deserto i cactus e la iucca e il sole del Mediterraneo, intanto, rimangono ad osservare un’avventura che continua inarrestabile.