"IL DENARO"

29 novembre 1997

Si deve tutelare il valore della risorsa acqua*

di Michele Capasso

Napoli, 28 novembre 1997. Manca l’acqua in molte zone della città. Ed è emergenza. È indispensabile, oggi e nel prossimo futuro, tutelare il valore e la dimensione vitale dell’acqua: proteggere e accrescere le sue qualità naturali è compito non facile considerando gli inquinamenti e le ferite mortali prodotte da uno sviluppo degradante, confuso, sregolato.

L’acqua, nel bacino mediterraneo, è anche "immagine vitale" ed "energia catalizzante": il recupero dei rapporti tra le acque (dei mari, dei fiumi, dei laghi, delle cascate, delle fontane, ecc.) con le architetture naturali dei luoghi e con quelle artificiali delle città, significa restituire linfa vitale ad un antico rapporto tra la storicità dei luoghi e il dinamismo dello sgorgare, dello scorrere, del confluire, del separare, dell’affluire, dell’asciugare, dell’inondare, del fertilizzare...

Per l’uomo l’acqua non è solo nutrimento. È anche igiene, purificazione: allontana le umiliazioni giornaliere del corpo, riequilibra lo stress delle tensioni e il piacere delle emozioni. Nella più antica civiltà mediterranea le acque hanno grande importanza: come bevanda, come lavacro igienico e purificatore, come apportatrici di salute, come elemento necessario per l’agricoltura.

L’acqua viene ritenuta così necessaria e indispensabile per la vita dei popoli, specie se primitivi o abitanti in regioni che ne scarseggiano, che questi la pensano come dotata di vita e di potere sacro: per questi motivi le danno parte cospicua o predominante in un gran numero di riti, di atti magici e religiosi, ritenendola sede di spiriti e di divinità che dovevano tutelarla. Proviamo a visitare i termini con cui nell’antichità venivano definite le acque.

La parola semitica iam, che esiste ancora nelle lingue ebraiche e arabe, designava o nominava tutte le acque: dolci o salate, chiare e torbide. Con il termine iam venivano indicate le acque di grandi dimensioni: i mari, i fiumi, i laghi, l’Oceano, il Mediterraneo; quest’ultimo, nella Bibbia, viene chiamato: Mare Grande, Mare ultimo, o semplicemente "Mare", sapendo a quale mare ci si riferiva. È così, oltre che nella Bibbia, anche nel Talmud.

Il bahr degli arabi, il mare dei primi latini, il more degli antichi slavi erano, in principio, nello stesso tempo, acque dei fiumi, dei laghi, dei mari.

"Nell’antico Egitto tutte le acque furono indicate con il segno e la parola MW (non sappiamo esattamente come si pronunciava la vocale dopo la lettere M – se o oppure u).

Le onde del mare e del Nilo sono rappresentate sui geroglifici mediante delle linee lunghe, spezzettate. La parola semitica iam, che verrà conservata dai Copti, mantiene altresì la lettera M, indicando il nostro mare e il mare della canna palustre".

I Greci avevano più termini per le distese d’acqua: hals è il sale, il mare come materia; pelagos è la distesa, il mare come immagine; pontos è il mare come vastità e viaggio; thalassa è un riferimento di carattere generale, mare come esperienza o avvenimento; colpos significa insenatura o riparo e più intrinsecamente indica quella parte di mare che abbraccia la costa: una rientranza, un golfo; laitma è la profondità marina, cara ai poeti e ai suicidi.

I Romani furono molto più poveri in fatto di terminologia. Il tema mare (che dividono con molte altre lingue indoeuropee, ad esempio con quelle slave o italiche, avendolo lasciato in eredità agli idiomi romanzi) indicava da principio tutte le acque: di mare, di lago, di fiume. In seguito, imitando i modelli ellenici, anche gli scrittori romani presero in prestito pontus e pelagus o cominciarono a dare a parole latine(sal, salum, aequor) significati greci.

Nell’acqua e con l’acqua nasciamo. L’acqua si può identificare con l’elemento femminile, lenificante e generatore: l’umidità ci ricorda l’inizio della vita, il simbolo corporeo della sua genesi; l’umidità ci circonda e ci protegge nella placenta materna, fino a quando, dopo la rottura delle acque veniamo alla luce. È così, in infiniti percorsi, sgorgano legami indissolubili tra qualunque forma di vita e l’acqua: amare l’acqua, difenderne la purezza delle fonti, evitarne l’inquinamento, cercare di concedere ad ogni essere umano la sua dose giusta giornaliera per sollevarsi dalle umiliazioni e purificarsi. È questa una della scommesse dell’umanità per il nuovo millennio.

La centralità che il Mediterraneo ha assunto quale area di interesse strategico per l’Italia determina una richiesta di conoscenze più approfondite, sia sulla dotazione di risorse e le prospettive di sviluppo di queste aree che sui potenziali interlocutori che si trovano dall’altro lato del bacino.

In particolare, tanto a livello di operatori economici che di organismi politici, si avverte l’esigenza di una maggiore attenzione rivolta all’evoluzione socioeconomica della Riva Sud del bacino che consenta di formulare una coerente politica di partenariato e di incentivi agli investimenti.

La strategia della ricerca è volta ad individuare settori prioritari di intervento in grado di condizionare l’evoluzione futura dell’area – sia in termini economici che di stabilità politica – e l’acqua sicuramente rappresenta una risorsa da cui dipendono le prospettive di sviluppo di tutti i Paesi del bacino, ma in particolare di quelli del Medio Oriente e del Nord Africa che per condizioni ambientali e per mancanza di un’adeguata dotazione tecnologica appaiono più esposti a situazioni di deficit.

Da questo interesse prioritario per una risorsa scarsa e soggetta a forti deterioramenti qualitativi, nasce l’idea di una linea di ricerca centrata sulla valorizzazione delle risorse idriche nel Mediterraneo da cui è scaturito il convegno che si terrà nei giorni 4-5 dicembre presso l’Istituto Motori in via Marconi, 8, organizzato dall’IREM (Istituto di Ricerche sull’Economia Mediterranea, del CNR con sede in Napoli) con la partecipazione del Ministero degli Esteri, della Regione Campania, dello Sportello per la Cooperazione Scientifica e Tecnologica con i Paesi del Mediterraneo e della Fondazione Laboratorio Mediterraneo.

Il Convegno "L’Acqua nei Paesi Mediterranei" è strutturato in 3 sessioni. La prima delinea un quadro generale della valorizzazione delle risorse idriche a scala mediterranea, evidenziando i problemi che sorgono in merito non solo ad un efficiente utilizzo della risorsa dal punto di vista economico, quanto anche alla sua salvaguardia sul piano ambientale nell’ottica di uno sviluppo sostenibile. La seconda sessione è incentrata alle modalità di gestione delle risorse idriche in Italia, con un’attenzione particolare ai recenti sviluppi del quadro normativo ed agli investimenti nel settore idrico. L’interesse che tale sessione dedica all’Italia nasce dalla consapevolezza del contributo che il nostro Paese può dare al miglioramento della gestione delle risorse idriche nei Paesi della Riva Sud del Mediterraneo sia in termini di trasferimento di know how che di formazione di quadri e di competenze. La terza sessione identifica come caso di studio reale il bacino del fiume Giordano che, con i suoi affluenti, rappresenta una fonte di approvvigionamento fondamentale per Siria, Giordania, Israele e Territori Palestinesi. Il Medio Oriente viene, quindi, assunto come caso emblematico della competizione per l’accesso a risorse idriche scarse – basti pensare che circa i tre quarti dell’acqua utilizzata da Israele proviene dai Territori Occupati. L’acqua presenta, dunque, in questo contesto una valenza altamente strategica e costituisce una delle questioni chiave al tavolo delle trattative arabo-israeliane, quella da cui dipendono le prospettive di sviluppo e di cooperazione all’interno dell’area.

Fondamentale appare, dunque, l’identificazione di possibili scenari di cooperazione tra i Paesi dell’area, tra cui trasferimenti di idrotecnologia da parte di Israele, che appare estremamente all’avanguardia in questo settore rispetto ai Paesi arabi, nonché la realizzazione di progetti congiunti miranti ad aumentare la dotazione di risorse disponibili – quali la realizzazione di dighe e canali – e a favorire il processo di pacificazione regionale.

La pace diventa più allettante se offre delle prospettive tangibili di progresso e una delle condizioni fondamentali affinché tale progresso si realizzi è passare nella gestione delle risorse comuni dalla dimensione conflittuale a quella cooperativa. In quest’ottica il Convegno di concluderà con una tavola rotonda sul ruolo della cooperazione e sulle opportunità di investimento nel settore idrico a cui parteciperanno esponenti dell’Eniacqua, della Confindustria, del Ministero dei Lavori Pubblici e del Ministero degli Esteri.

I lavori del Convegno costituiranno un essenziale lavoro preparatorio al II Forum Civile Euromed che si svolgerà il 12, 13 e 14 dicembre a Napoli nel Centro Congressi della Mostra d’Oltremare, che presenta, tra le altre, una Sessione dedicata all’acqua e alle siccità nell’area mediterranea.

"IL DENARO"

29 novembre 1997

Si deve tutelare il valore della risorsa acqua*

di Michele Capasso

Napoli, 28 novembre 1997. Manca l’acqua in molte zone della città. Ed è emergenza. È indispensabile, oggi e nel prossimo futuro, tutelare il valore e la dimensione vitale dell’acqua: proteggere e accrescere le sue qualità naturali è compito non facile considerando gli inquinamenti e le ferite mortali prodotte da uno sviluppo degradante, confuso, sregolato.

L’acqua, nel bacino mediterraneo, è anche "immagine vitale" ed "energia catalizzante": il recupero dei rapporti tra le acque (dei mari, dei fiumi, dei laghi, delle cascate, delle fontane, ecc.) con le architetture naturali dei luoghi e con quelle artificiali delle città, significa restituire linfa vitale ad un antico rapporto tra la storicità dei luoghi e il dinamismo dello sgorgare, dello scorrere, del confluire, del separare, dell’affluire, dell’asciugare, dell’inondare, del fertilizzare...

Per l’uomo l’acqua non è solo nutrimento. È anche igiene, purificazione: allontana le umiliazioni giornaliere del corpo, riequilibra lo stress delle tensioni e il piacere delle emozioni. Nella più antica civiltà mediterranea le acque hanno grande importanza: come bevanda, come lavacro igienico e purificatore, come apportatrici di salute, come elemento necessario per l’agricoltura.

L’acqua viene ritenuta così necessaria e indispensabile per la vita dei popoli, specie se primitivi o abitanti in regioni che ne scarseggiano, che questi la pensano come dotata di vita e di potere sacro: per questi motivi le danno parte cospicua o predominante in un gran numero di riti, di atti magici e religiosi, ritenendola sede di spiriti e di divinità che dovevano tutelarla. Proviamo a visitare i termini con cui nell’antichità venivano definite le acque.

La parola semitica iam, che esiste ancora nelle lingue ebraiche e arabe, designava o nominava tutte le acque: dolci o salate, chiare e torbide. Con il termine iam venivano indicate le acque di grandi dimensioni: i mari, i fiumi, i laghi, l’Oceano, il Mediterraneo; quest’ultimo, nella Bibbia, viene chiamato: Mare Grande, Mare ultimo, o semplicemente "Mare", sapendo a quale mare ci si riferiva. È così, oltre che nella Bibbia, anche nel Talmud.

Il bahr degli arabi, il mare dei primi latini, il more degli antichi slavi erano, in principio, nello stesso tempo, acque dei fiumi, dei laghi, dei mari.

"Nell’antico Egitto tutte le acque furono indicate con il segno e la parola MW (non sappiamo esattamente come si pronunciava la vocale dopo la lettere M – se o oppure u).

Le onde del mare e del Nilo sono rappresentate sui geroglifici mediante delle linee lunghe, spezzettate. La parola semitica iam, che verrà conservata dai Copti, mantiene altresì la lettera M, indicando il nostro mare e il mare della canna palustre".

I Greci avevano più termini per le distese d’acqua: hals è il sale, il mare come materia; pelagos è la distesa, il mare come immagine; pontos è il mare come vastità e viaggio; thalassa è un riferimento di carattere generale, mare come esperienza o avvenimento; colpos significa insenatura o riparo e più intrinsecamente indica quella parte di mare che abbraccia la costa: una rientranza, un golfo; laitma è la profondità marina, cara ai poeti e ai suicidi.

I Romani furono molto più poveri in fatto di terminologia. Il tema mare (che dividono con molte altre lingue indoeuropee, ad esempio con quelle slave o italiche, avendolo lasciato in eredità agli idiomi romanzi) indicava da principio tutte le acque: di mare, di lago, di fiume. In seguito, imitando i modelli ellenici, anche gli scrittori romani presero in prestito pontus e pelagus o cominciarono a dare a parole latine(sal, salum, aequor) significati greci.

Nell’acqua e con l’acqua nasciamo. L’acqua si può identificare con l’elemento femminile, lenificante e generatore: l’umidità ci ricorda l’inizio della vita, il simbolo corporeo della sua genesi; l’umidità ci circonda e ci protegge nella placenta materna, fino a quando, dopo la rottura delle acque veniamo alla luce. È così, in infiniti percorsi, sgorgano legami indissolubili tra qualunque forma di vita e l’acqua: amare l’acqua, difenderne la purezza delle fonti, evitarne l’inquinamento, cercare di concedere ad ogni essere umano la sua dose giusta giornaliera per sollevarsi dalle umiliazioni e purificarsi. È questa una della scommesse dell’umanità per il nuovo millennio.

La centralità che il Mediterraneo ha assunto quale area di interesse strategico per l’Italia determina una richiesta di conoscenze più approfondite, sia sulla dotazione di risorse e le prospettive di sviluppo di queste aree che sui potenziali interlocutori che si trovano dall’altro lato del bacino.

In particolare, tanto a livello di operatori economici che di organismi politici, si avverte l’esigenza di una maggiore attenzione rivolta all’evoluzione socioeconomica della Riva Sud del bacino che consenta di formulare una coerente politica di partenariato e di incentivi agli investimenti.

La strategia della ricerca è volta ad individuare settori prioritari di intervento in grado di condizionare l’evoluzione futura dell’area – sia in termini economici che di stabilità politica – e l’acqua sicuramente rappresenta una risorsa da cui dipendono le prospettive di sviluppo di tutti i Paesi del bacino, ma in particolare di quelli del Medio Oriente e del Nord Africa che per condizioni ambientali e per mancanza di un’adeguata dotazione tecnologica appaiono più esposti a situazioni di deficit.

Da questo interesse prioritario per una risorsa scarsa e soggetta a forti deterioramenti qualitativi, nasce l’idea di una linea di ricerca centrata sulla valorizzazione delle risorse idriche nel Mediterraneo da cui è scaturito il convegno che si terrà nei giorni 4-5 dicembre presso l’Istituto Motori in via Marconi, 8, organizzato dall’IREM (Istituto di Ricerche sull’Economia Mediterranea, del CNR con sede in Napoli) con la partecipazione del Ministero degli Esteri, della Regione Campania, dello Sportello per la Cooperazione Scientifica e Tecnologica con i Paesi del Mediterraneo e della Fondazione Laboratorio Mediterraneo.

Il Convegno "L’Acqua nei Paesi Mediterranei" è strutturato in 3 sessioni. La prima delinea un quadro generale della valorizzazione delle risorse idriche a scala mediterranea, evidenziando i problemi che sorgono in merito non solo ad un efficiente utilizzo della risorsa dal punto di vista economico, quanto anche alla sua salvaguardia sul piano ambientale nell’ottica di uno sviluppo sostenibile. La seconda sessione è incentrata alle modalità di gestione delle risorse idriche in Italia, con un’attenzione particolare ai recenti sviluppi del quadro normativo ed agli investimenti nel settore idrico. L’interesse che tale sessione dedica all’Italia nasce dalla consapevolezza del contributo che il nostro Paese può dare al miglioramento della gestione delle risorse idriche nei Paesi della Riva Sud del Mediterraneo sia in termini di trasferimento di know how che di formazione di quadri e di competenze. La terza sessione identifica come caso di studio reale il bacino del fiume Giordano che, con i suoi affluenti, rappresenta una fonte di approvvigionamento fondamentale per Siria, Giordania, Israele e Territori Palestinesi. Il Medio Oriente viene, quindi, assunto come caso emblematico della competizione per l’accesso a risorse idriche scarse – basti pensare che circa i tre quarti dell’acqua utilizzata da Israele proviene dai Territori Occupati. L’acqua presenta, dunque, in questo contesto una valenza altamente strategica e costituisce una delle questioni chiave al tavolo delle trattative arabo-israeliane, quella da cui dipendono le prospettive di sviluppo e di cooperazione all’interno dell’area.

Fondamentale appare, dunque, l’identificazione di possibili scenari di cooperazione tra i Paesi dell’area, tra cui trasferimenti di idrotecnologia da parte di Israele, che appare estremamente all’avanguardia in questo settore rispetto ai Paesi arabi, nonché la realizzazione di progetti congiunti miranti ad aumentare la dotazione di risorse disponibili – quali la realizzazione di dighe e canali – e a favorire il processo di pacificazione regionale.

La pace diventa più allettante se offre delle prospettive tangibili di progresso e una delle condizioni fondamentali affinché tale progresso si realizzi è passare nella gestione delle risorse comuni dalla dimensione conflittuale a quella cooperativa. In quest’ottica il Convegno di concluderà con una tavola rotonda sul ruolo della cooperazione e sulle opportunità di investimento nel settore idrico a cui parteciperanno esponenti dell’Eniacqua, della Confindustria, del Ministero dei Lavori Pubblici e del Ministero degli Esteri.

I lavori del Convegno costituiranno un essenziale lavoro preparatorio al II Forum Civile Euromed che si svolgerà il 12, 13 e 14 dicembre a Napoli nel Centro Congressi della Mostra d’Oltremare, che presenta, tra le altre, una Sessione dedicata all’acqua e alle siccità nell’area mediterranea.