"IL DENARO"

5 maggio 2001

 

CASERTA: IL PROGETTO GIUSTO PER IL BELVEDERE

Il Borgo medioevale si candida ad essere una delle sedi della Maison de la Méditerranéè.

Il recupero di mestieri e di saperi sarà lo strumento ideale per il dialogo e lo sviluppo.

di Michele Capasso

Il Cairo, 30 aprile 2001. Gli sforzi di pace del presidente egiziano Hosni Moubarak svaniscono, ancora una volta, nel nulla. Israeliani e palestinesi non riescono a trovare un accordo di tregua per fermare gli scontri. A nulla vale il pellegrinaggio di Shimon Peres al Cairo e poi ad Amman e a Washington. Le belle parole del re giordano Abdullah II o le rassicurazioni del segretario americano Powell non risolvono il problema di fondo: in Palestina siamo di fronte ad una guerra "ideologica". Una vera e propria guerra per l’indipendenza del Paese in cui i kamikaze sono "i martiri della liberazione". Sarà molto difficile uscire da questo circolo vizioso: non c’è pace se non c’è compromesso; non ci sarà alcun compromesso senza la pace.

Gaza, 20 aprile 2001. Il copione sembra già scritto. I cellulari dei giornalisti e cameramen di mezzo mondo "avvertono" un prossimo bombardamento israeliano. Come in un assurdo dramma teatrale, gli "attori" convergono nel luogo per "assistere" ad un ennesimo, inconcepibile atto di guerra con il triste bollettino: tre palestinesi (tra essi un ragazzo di dodici anni) uccisi, una giornalista della televisione di Dubai ferita ad un piede, due case semidistrutte. E pronta sarà la risposta: mortai palestinesi distruggono una casa di coloni ebrei ed uno di essi muore. E così via, all’infinito.

Immerso nella tristezza lascio questa terra che, a fatica, stava recuperando dignità e sviluppo. Per evitare i bombardamenti attraverserò il deserto in compagnia dei beduini. Questa storia occuperà un’altra pagina di questo diario di bordo.

1 maggio 2001. Akkro è una splendida cittadina israeliana: una perla di cultura e natura. E’ abitata soprattutto da palestinesi che, mai come in questo luogo, vivono in simbiosi con gli ebrei. Dall’inizio delle ostilità – iniziate con l’ascesa di Sharon al Monte del tempio, lo scorso 28 settembre - il turismo è morto ma l’artigianato, principale risorsa, continua a sopravvivere. E’ forse uno dei pochi legami che unisce ancora ebrei e palestinesi.

Saperi, mestieri d’arte, artigianato: intrecci di vita e di storie che, a dispetto dei conflitti, legano insieme le genti del Mediterraneo e tengono vive flebili speranze di pace.

Proprio nel momento in cui il Mediterraneo continua ad essere un mare di sangue e di guerre, proprio quando in Cabilia la rabbia algerina provoca centinaia di morti o nei balcani i kosovari stroncano la vita di giovani soldati macedoni, occorre impegnarsi per costruire la "Casa comune dei Popoli mediterranei".

Napoli, 28 novembre 2001. La Regione Campania, assolvendo un impegno assunto il 10 aprile 1999 nel Palazzo San Giacomo e sollecitato più volte dal ministro degli esteri Dini, adotta una delibera con la quale vengono stabiliti tempi ed individuate risorse per realizzare, nell’ambito dei fondi strutturali, il progetto integrato "Maison de la Méditerranée". E’ l’azione principale promossa dalla Fondazione Laboratorio Mediterraneo e dalle sue sezioni autonome (Accademia del Mediterraneo, Euromedcity, Almamed, Isolamed e Labmed) al fine di costituire uno spazio fisico in cui Stati, Regioni, Città, Università, Camere di Commercio ed organismi dei Paesi euromediterranei possano trovare ospitalità al fine di raccontare la propria storia e programmare progetti futuri attraverso scambi culturali, scientifici ed economici, partenariati, cooperazione orizzontale, esempi di buona pratica. Il progetto è supportato da un’architettura istituzionale senza precedenti: oltre 1200 organismi hanno prodotto atti deliberativi riconoscendone l’alto valore e l’indispensabile funzione: costituire – nell’impossibilità di pervenire ad una Unione statuale del Mediterraneo, simile all’Unione europea – un organismo che, per legittimità ed istituzionalità, possa rappresentare l’Unione euromediterranea della cultura, della scienza, della ricerca, dell’economia e via dicendo. Conseguentemente, il luogo in cui si insedierà tale struttura rappresenterà, di fatto, il "centro" operativo, il motore di un’azione indispensabile o, come l’hanno definita Shimon Peres ed altri membri fondatori, la "Bruxelles del Mediterraneo".

La Regione Campania si è offerta come sede prestigiosa di questa istituzione, radicando nel territorio alcune sedi tematiche. Oltre la sede centrale - prevista a Napoli tra il Palazzo Reale, Villa Favorita ed altri luoghi prestigiosi – in Campania Salerno si occuperà del tema "medicina", Avellino del tema "cibo", Torre del Greco delle "risorse del mare", Ercolano di "archeologia", Pietrelcina di "percorsi religiosi", Camerota di "endemismi", Portici di "Regge e palazzi monumentali" e così via in circa 42 splendidi comuni, grandi e piccoli, della regione.

Non poteva mancare, in questo processo, la città di Caserta.

Belvedere di San Leucio, 27 aprile 2001. Predrag Matvejevic presenta il progetto "Caserta, città operosa del Mediterraneo", sottolineando la necessità di riempire splendidi contenitori, come il Belvedere di San Leucio, attraverso azioni capaci di produrre benefici culturali ed economici contribuendo ad un processo di "deprovincializzazione" necessario quando la globalizzazione tende a concentrare i processi di internazionalizzazione e quelli decisionali esclusivamente nelle grandi aree urbane.

La Città di Caserta ed il complesso sistema dei suoi Centri Storici rappresenta un grande patrimonio architettonico e ambientale identificabile nei suoi nuclei antichi, nei suoi borghi, nelle sue realtà ambientali e paesaggistiche: questo scenario costituisce un’irripetibile opportunità di sviluppo e può attivare risorse concrete strategiche per l’intera comunità territoriale.

La situazione sociale, economica e fisica del territorio e del tessuto urbano di Caserta necessita di nuovi orizzonti culturali, produttivi e di qualità di vita che una nuova politica di internazionalizzazione – culturale ed economica – può implementare: ciò al fine di restituire alla città di Caserta la sua immagine ed il suo ruolo di realtà e di opera umana accumulatasi nel tempo, identificabile e distinguibile da altre realtà non solo per l’elemento di eccellenza, la Reggia, ma come opera umana riconoscibile nelle sue radici storico-culturali da promuovere e valorizzare in ambito internazionale e, specialmente, nello spazio euromediterraneo, quale realtà culturale, ambientale e turistica di assoluta eccellenza.

Da queste considerazioni nasce l’interesse della Città di Caserta – concretizzatosi nell’adozione di un’apposita delibera – di istituire nel Belvedere di San Leucio una sede principale della "Maison de la Méditerranée", destinata ad ospitare la sede di coordinamento di Euromedcity – consociazione di città mediterranee proposta nel 1997 dal sindaco Bassolino in occasione del II Forum Civile Euromed - , un museo mediterraneo dell’artigianato e dei mestieri d’arte con annesse strutture informative e formative (tessile, gioielleria, ceramica, ecc.) ed il grande portale "Euromedi.net", informativo ed interrogativo della società civile euromediterranea, una sorta di "parlamento virtuale", attraverso il quale interrogare i principali attori sulle tematiche e problematiche più importanti al fine di informare ed aiutare i decisori nell’attività legislativa e nell’adozione di provvedimenti essenziali per lo sviluppo condiviso e per la democrazia.

Un progetto concreto, un’opportunità per Caserta nel rispetto della sua identità culturale e storica che, in questo modo, non solo non si riduce, ma viene ampliata e potenziata dal processo di internazionalizzazione previsto. Sarà l’associazione "Mecenate ‘90", appositamente incaricata dal Comune di Caserta e rappresentata all’incontro dal segretario generale Ledo Prato, ad approfondire, attraverso un apposito studio di fattibilità, la concreta praticabilità del progetto, i ritorni culturali ed economici per la città, i tempi di esecuzione ed il reperimento delle risorse.

Perche Caserta? A questa domanda Matvejevic risponde: "Perché Caserta è un isolotto dell’illuminismo: qui, si sente il rumore del mare".