"IL DENARO"

21 settembre 1996

Tre religioni, un solo Mare

di Michele Capasso

Domenica 15 settembre 1996. Umberto Bossi proclama la neonata "repubblica Padania". I media riservano a questo evento spazi esasperati. C’è chi conta dall’elicottero i partecipanti alla catena umana sul Po. Quasi litigano per stabilire se i seguaci del Carroccio lungo la riva nord del fiume erano settanta o ottantamila.Il Presidente Scalfaro ne fa una questione di numeri. Afferma che cinquanta milioni di Italiani possono contrastare non solo poche decine di migliaia di secessionisti, ma anche qualche milione. Prodi predica che l’Italia non è la ex Jugoslavia. Veltroni parla di gita domenicale con contorno di salsicce.

Personalmente ho avuto timori quando ho visto mettere in campo Dio. "Dio è con noi" "siamo nel giusto, è il disegno di Dio" molte affermazioni dei "neopadani", immemori della storia passata e presente, risuonavano più o meno così.

L’Europa e il Mediterraneo non hanno bisogno di secessioni. Servono unioni capaci di governare e valorizzare le diversità partendo dalle tre religioni monoteistiche. "Un Mare, tre Fedi" è questo il tema di un programma di ricerca – coordinato da Predrag Matvejevic; – che la Fondazione Laboratorio Mediterraneo sta sviluppando da tempo. È articolato in seminari tematici sull’Ebraismo, il Cristianesimo e l’Islam e si concluderà con un summit internazionale previsto per la fine del 1999. Obiettivo esaminare le possibilità di convergenza e coesistenza pacifica delle tre religioni monoteistiche nel bacino mediterraneo.

La caduta del muro di Berlino del 1989 fu per molti l’auspicio di una nuova era di pace e cooperazione nel mondo. Le aspettative erano molteplici e generarono un clima di speranza per il raggiungimento di un nuovo ordine mondiale. Paradossalmente, un numero incredibile di crisi, conflitti, disordini ed atrocità si sono sviluppati ed acuiti proprio dopo la caduta di quel muro. Soprattutto nel Mediterraneo, che continua ad essere una delle aree più turbolente del mondo a causa di continue guerre alimentate essenzialmente da scontri etnici e religiosi.

L’Islam, l’Ebraismo ed il Cristianesimo sono le tre religioni del Dio Unico In questo senso il Mediterraneo è il mare di un solo Dio. Eppure esistono frontiere religiose nel Mare Nostrum. Sono evidenti. Soprattutto quelle tra il mondo cristiano e quello islamico. Queste frontiere possono condizionare il destino e la pace di un Paese: la religione ha un ruolo essenziale nella costruzione dell’identità nazionale di ciascun popolo.

Nel Mediterraneo cristiani, musulmani ed ebrei hanno condiviso le stesse terre per secoli. Giorgio La Pira negli anni ’50 scriveva che "la Sinagoga, la Cattedrale e la Moschea sono i luoghi intorno ai quali si costruiscono le nazioni, i popoli e le civiltà". La coabitazione tra i popoli delle tre religioni è una realtà della storia del Mediterraneo una storia di conflitti legati alle religioni, scolpita in maniera indelebile nella memoria. E quelle che viviamo quotidianamente sono guerre "della memoria".

Il dialogo interreligioso è indispensabile anche per lo sviluppo economico dei popoli mediterranei. Occorre, però, ricordare la storia ed il rapporto dei Paesi mediterranei con le religioni e con il mare. È opportuno ricordare, insieme con fatti d’ordine storico o geopolitico, il ruolo che potrebbe avere la varietà di fedi religiose o di mitologie.

Molti popoli mediterranei offrivano sacrifici al mare – cavalli, tori, etc. –, simboli di forza o di fecondità. Le divinità marine trovavano nei loro pantheon un posto particolare Poseidone è, come si sa, figlio di Rea e di Chronos, analogamente a Nettuno per i Romani. Il paganesimo greco fu caratterizzato da un atteggiamento ambivalente timore davanti a un mare pieno di incognite, amore per lo spettacolo ineguagliabile. La lingua greca possedeva numerose denominazioni per designare i molteplici aspetti del mare materia o contenuto (hals), presenza, percorso o estensione (pontos, pelagos), natura e avvenimento (thalassa). Quei nomi potevano mettersi uno accanto all’altro e combinare o moltiplicare i significati materia-estensione, presenza-avvenimento, natura-contenuto, etc. Ciò dimostra, tra l’altro, un’irriducibile ricchezza di rapporti attraverso lo stesso mare.

La Bibbia e il Talmud danno al Mare Mediterraneo vari nomi "Grande mare" (iam hagadol, Joz, I, 4), "Mare che sta dietro" (iam ha aharon, Deut. XI, 24), "Mare filisteo" (iam p’listim, Ex. XXIII, 31). La parola semita iam designava indifferentemente tutte le grandi distese d’acqua mari, laghi, fiumi. Sarà la stessa cosa per molti popoli intimoriti dagli sconfinati orizzonti offerti dallo spettacolo del mare i Romani all’inizio, gli Slavi, i Germanici, gli Arabi, i Turchi.

Il Popolo Eletto, ancora in Egitto, condivideva con i sudditi dei faraoni la paura "dei popoli del mare". Quella disposizione d’animo è implicita tanto nell’Antico Testamento quanto nei testi talmudici. La menzione dei "popoli del mare" si trova nella grande iscrizione di Merenptah. Il papiro chiamato Harris ne enumera alcune Jerdan (potrebbero essere stati i Sardi), Wejej, Tekker, Denen, Pelestel (Filistei). La Maledizione dei Filistei, marittimi e "incirconcisi", appare nel Vecchio Testamento. Nell’Esodo (14) le acque marine si aprono e il popolo, preceduto da Mosè, passa camminando sulla terra e non navigando. Jona utilizza l’animale presentato spesso in forma di balena per spostarsi per mare il suo nome in ebraico significa "colombo" e non "gabbiano". Il mare biblico è popolato di mostri che ricordano Leviathan o Rachab. Daniel vede "quattro grandi bestie che escono dal mare". San Giovanni parla nell’Apocalisse di una "bestia orribile con sette teste e dieci corna". Prevede la scomparsa del mare dopo il Giudizio finale. Il rumore delle onde è paragonato alla rivolta delle nazioni pagane contro Dio (Is. 51). Gesù Cristo cammina sulla superficie delle acque utilizzando le parole che la esorcizzano "Taci, Calmati" (Matt., 4). Dio soltanto è più forte del mare cattivo.

Il Cristianesimo ha conservato nel suo retaggio un’attitudine analoga. Essa è tuttavia attenuata dal grande viaggio di San Paolo che navigò, non senza difficoltà, dalla Terra Santa alla Città Eterna. San Girolamo tenta di trovare l’etimologia del nome di Maria alcuni gli attribuiscono l’ipotesi per cui Mir-iam vorrebbe dire Stella maris. Sant’Agostino ci confessa già che "per noi, figli nati e nutriti sulle rive del Mediterraneo (apud Mediterraneos), l’acqua anche soltanto intravista in un piccolo calice ricorda il mare" (Epist. VII, 14).

Ibn Khaldun ha dato testimonianza della paura degli Arabi, e soprattutto dei Berberi, davanti al "Mare Bianco" (al-bahr al-abyad). Così gli Arabi chiamavano il Mediterraneo, attribuendogli anche nomi derivanti dalle altre nazioni "Mare dei Rumi" (cioè dei Bizantini), "Mare Siriano". Hanno chiamato l’oceano "Mare delle Tenebre" (al-bahr al-zulumat), timorosi di avventurarcisi. Comunque sia, il Corano riconosce "due mari", separati l’uno dall’altro da una parete, che non potranno mai incontrarsi (LV, 19). "Le perle e i coralli provengono da questi due mari" (LV, 22). Tra le metafore figurano anche i "sette mari" diversi. Il Profeta ha salutato le imbarcazioni in navigazione. Ha consigliato di mangiare tutto ciò che proviene dal mare e di adornarsi con tutto ciò che vi si trova. Secondo certi hadits (non tra i più degni di fede) ha anche incoraggiato la conquista di altri mari e ricordato che una vittoria marittima vale dieci vittorie terrestri. Il deserto, che secondo la Bibbia assomiglia al mare, ha assorbito la potenza delle nazioni che lo circondano. Alle genti che lottavano contro le dune non restavano forze sufficienti per affrontare le onde.

Il mare cambia genere da un litorale all’altro mentre in latino o nelle lingue slave la parola mare è neutra, è maschile in italiano e femminile in francese in spagnolo può essere maschile o femminile a seconda delle volte possiede due nomi maschili in arabo il greco, nelle sue molteplici designazioni, composte o sovrapposte, gli assegna tutti i generi. Così è difficile tracciare le frontiere che separano i mari. I confini di solito non sono marittimi sono tracciati sui continenti.

Queste considerazioni potranno probabilmente essere di aiuto per comprendere certi rapporti tra le popolazioni che abitano sui contorni di questo mare che molti di noi considerano come "nostro" mare nostrum, diviso tra noi o da noi.

Cerchiamo si "unire" davvero questo mare, con la tolleranza e il rispetto.Partendo proprio dalle tre fedi. Solo così l’avventura di Bossi potrà essere considerata solo una scampagnata.