"IL DENARO"

15 Aprile 2000

IL MAROCCO E’ VICINO ALL’EUROPA

Moahammed IV, sovrano del Paese nord africano, visita l’italia

di Michele Capasso

Napoli, 10 aprile 1999. Nella Palazzo San Giacomo sono riuniti ambasciatori, ministri e rappresentanti di istituzioni ed organismi dei vari Paesi euromediterranei: l’occasione è l’offerta ufficiale del Sindaco-ministro Bassolino di ospitare la Sede centrale dell’Accademia del Mediterraneo nella città di Napoli.

Questa scelta viene ratificata dai presenti che auspicano in un anno il tempo limite per insediare in spazi rappresentativi, la Sede centrale di questa prestigiosa istituzione e, con essa, la "Maison de la Méditerranée".

Ismail Alaoui è il ministro dell’educazione del Regno del Marocco: parla a nome del re Hassan II e del primo ministro Al–Yousofi: assicura che il suo Paese aderirà all’Accademia offrendo una prestigiosa sede di riferimento per il Sud e che il re interverrà all’insediamento ufficiale della Sede di Napoli previsto per aprile 2000.

Marrakech, 24 aprile 1999. Ore 14. Nello storico albergo "La Mamunia" la Commissione internazionale di sostegno per l’Accademia del Mediterraneo insedia la Sede della Riva Sud e presenta il programma delle attività, tra cui una Cattedra di Studi dedicata ad Averroès.

Napoli, 2 febbraio 2000. Ricevo dall’ambasciata del Marocco una lettera indirizzatami da re Mohammed VI nella quale, tra l’altro, si legge: "Le esprimo la Nostra decisione di accordare la Nostra attenzione alla sede della Riva Sud della vostra Accademia ospitata dalla città di Marrakech, affinché sia una fonte di ragionamento permanente ed attivo, operante senza sosta alla realizzazione dei nobili obiettivi della vostra Fondazione".

Roma, 11 aprile 2000. Il re Hassan II è morto da alcuni mesi: a succedergli è suo figlio Mohammed VI che, puntualmente, un anno dopo la cerimonia di Napoli, visita l’Italia: non sarà a Napoli e non potrà inaugurare la Sede centrale dell’Accademia perché non ancora concretamente disponibile.

Aeroporto di Ciampino. Ore 15. Il ministro Bianco, con gli ambasciatori Martini e Mekouar accoglie il re Mohammed VI che, in un perfetto abito all’europea, si reca al Quirinale con due obiettivi precisi: avvicinare il Marocco all’Europa e cancellare 200 miliardi di debiti. Il sovrano, pur se abituato allo sfarzo delle residenze imperiali marocchine, è attratto dal fascino del Quirinale. Lungo il colonnato interno stanno, in divisa storica, venti Lancieri di Montebello: una novità apprezzata da molti.

Il giovane re è "nudo": non mostra scettri o corone. Sembra un ragazzo di buona famiglia: completo grigio scuro, piccolo stemma sul bavero, un fermacravatta d’oro. A soli 37 anni e con nove mesi di regno ha già assunto decisioni importanti, come l’emarginazione del potente clan di Driss Basri, per oltre vent’anni braccio esecutore di Hassan II; egli si è poi circondato di collaboratori giovani, come lui educati con un mix di cultura occidentale e di rispetto per i principi culturali e religiosi del Maghreb arabo: il suo obiettivo preciso è modernizzare il Paese, proiettandolo verso il futuro con una transizione pacifica ma, al tempo stesso, rapida; il suo grande sogno – ereditato dal padre Hassan II – è l’ingresso del Marocco nell’Unione Europea: "per ragioni – afferma – che ci detta la ragione, la geografia, la realtà quotidiana della vita economica, sociale e culturale del nostro Paese". Si tratta, però, di un sogno difficilmente realizzabile. I quattordici chilometri che dividono, il Marocco dalla Spagna, appaiono come una distanza incolmabile: 12 milioni di marocchini su 29 vivono sotto la soglia di povertà, la disoccupazione supera il 20 per cento, il 56 per cento della popolazione è analfabeta, migliaia di giovani fuggono ogni anno sulle sponde "ricche" della riva Nord del Mediterraneo, la corruzione e la devianza sociale dilagano. Come conciliare queste contraddizioni con l’Europa?

Palazzo del Quirinale. 11 aprile, ore 21.30.

E’ un’immagine quasi paterna quella del presidente Ciampi che, al brindisi ufficiale, con accanto il giovane sovrano, quasi confessa: "Quando, a Rabat, alcuni mesi fa, resi omaggio al vecchio re Hassan II, al calare del sole, sulla via del ritorno ai propri Paesi, chi come me era venuto per partecipare al lutto, partiva con fiducia nel futuro del Marocco. Ammiriamo, per questo, e incoraggiamo la decisa volontà dimostrata in questi mesi da Vostra Maestà di proseguire con determinazione sulla via della liberalizzazione politica ed economica per accelerare lo sviluppo democratico e la tutela dei diritti umani".

Un discorso "paterno" di grande calore, assai più gradito del menù servito per la cena.

Ciampi ha parlato molto del Mediterraneo e dell’Europa. Mohammed chiede fermamente all’Europa di "esserci" con un partenariato serio e duraturo; tre gli obbiettivi prioritari: rafforzare il Maghreb arabo, accrescere il partenariato euromediterraneo, alimentare il dialogo. "Un Europa che arrecasse stabilità e prosperità solo ad Est e non a Sud – conclude Ciampi – sarebbe vulnerabile e poco sicura. Saldare l’Europa al Nord-Africa è un obbiettivo di lungo respiro che la Sua generazione, Maestà, potrà vedere realizzato".

Roma 12 aprile. Villa Madama. Dopo un incontro con il presidente del Senato Mancino – che poche settimane fa aveva visitato il Marocco – Mohammed VI conclude con il presidente D’Alema un accordo importante: la cancellazione di 200 miliardi di debiti su 640 dovuti, che saranno riconvertiti in valuta locale per la realizzazione di progetti di sviluppo concordati su base bilaterale e verificati semestralmente.

Questo meccanismo rappresenta il modello che l’Italia intende perseguire per la conversione dei debiti con gli altri Paesi in via di sviluppo. In questo senso il re raccoglie un importante successo essendo il Marocco il primo beneficiario. Ma il sovrano chiede soprattutto condizioni di vita più dignitose e rispettose per gli oltre 170 mila immigrati marocchini in Italia.

D’Alema eleva il Marocco a "partner privilegiato nel Mediterraneo, sicuro ed affidabile per la costruzione di un’area di pace e di libero scambio".

Ore 19.30. Grand’Hotel Saint Regis. I fastosi saloni sono trasformati in un angolo di Marocco. E’ qui che il sovrano riceve gli ospiti offrendo una cena in onore del presidente Ciampi. Al suo seguito il monarca ha portato sei cuoche ed oltre cento inservienti: porgitori del "tè alla menta", di dolci e di mille altre prelibatezze marocchine. Incontro Thar Ben Jelloun, membro della nostra Fondazione, che mi dice : "Questa è la nostra storia comune, eventi così uniscono i popoli del nostro mare".

Lamberto Dini è con la moglie accanto ad un tavolo pieno di dolci. Gli chiedo sostegno politico per l’Accademia, preannunciando che senza un "sistema-paese" questa istituzione troverà sede altrove.

Arriva il re, accompagnato dal presidente Ciampi e consorte. Vicino a me sta il senatore Giulio Andreotti. Stringe le nostre mani il giovane sovrano: poi, fermando il cerimoniale, saluta con calore Andreotti ringraziandolo per gli interventi a favore del suo popolo.

Tra ululati di saluto, profumi del tè alla menta ed un mix di folklore e mondanità, incontro il rettore dell’Università di Bologna Roversi Monaco e Arrigo Levi, consigliere del presidente Ciampi A lui affido l’ennesimo appello per far sì che sia l’Italia ad ospitare la sede dell’Accademia.

14 aprile, ore 10.00. Il sindaco di Marsiglia Jean Claude Gaudin invia una lettera con la quale conferma la disponibilità della sua città ad offrire sede e sostegno all’Accademia del Mediterraneo. La speranza di ospitare questa istituzione in Italia diventa sempre più flebile.