IL GIORNALE DI SICILIA
21
agosto 1995
Quattro anni di sangue nei Balcani
« violata ormai la dignità
umana»
PALERMO – SI Può andare oltre? Se il mondo
ha un cuore, la guerra che da quattro anni insanguina l’ex Jugoslavia – dove
fiumi trasparenti sono diventati torbidi e rossi – deve cessare. Se il mondo ha
orecchie non restare insensibile al grido umano che si leva da quel lato
dell’Adriatico, mentre da questa parte dello stesso mare le discoteche
rimbombano assordanti per il popolo dei vacanzieri, poco importa se Sarajevo ha
ormai superato il suo millesimo giorno d’assedio, battendo il triste record di
Leningrado. Li le migrazioni di milioni di profughi, laceri e disperati; qui le
migrazioni di milioni di spensierate cicale, che cominciano o finiscono le
ferie. Se il mondo ha occhi non può non guardare in quelli impauriti di tanti
bambini che hanno visto morte, atrocità, stupri invece dei giochi che più si
addicono alla loro età, e non provare vergogna. Bambini che la TV – per
denuncia ma anche per raccogliere audience attraverso l’orrore – ci mostra, in
questi giorni, monchi, ciechi, sanguinanti, dolorosamente impassibili, quasi
estranei allo strazio delle proprie carni, o al contrario singhiozzanti,
bambini che impiccano la nostra coscienza. Retorica, è vero. Mentre ha agito
con i fatti Michele Capasso, ex architetto napoletano che ha chiuso lo studio,
ha venduto tutto ciò che possedeva per ricavarne dei fondi, ha fatto una «
donazione in vita » della sua casa trasformandola nella sede della Fondazione Laboratorio
Mediterraneo, il cui obiettivo principale è stimolare il rispetto tra le
differenze di spazi, culture, interessi mediante il dialogo, la comunicazione,
nonché fare di un Mediterraneo unito un nuovo interlocutore tra le potenze
europee. Capasso, con Predrag Matvejevic’,
poeta del Mediterraneo, ha lanciato un’istanza internazionale ai popoli
d’Europa per la pace nell’ex Jugoslavia, sottoscritta da intellettuali,
politici e cittadini di tutto il mondo.Insieme hanno inviato aiuti umanitari,
assicurando morale a tanta gente. Con lui abbiamo parlato di guerra. Anzi, di
pace.
Tutti i
popoli sono per la pace, nessun governo lo è…
« Già. Questa è una guerra civile all’interno dell’Europa e
la mancata costituzione degli Stati Uniti d’Europa ne è la causa determinante:se
ci fosse un esercito unico, un confine doganale unico, se l’Europa non si
limitasse a essere un’unione puramente commerciale di mercati e quindi di stati
mercantili, ciò che sta accadendo nell’ex Jugoslavia si sarebbe evitato. Quella
che si consuma dall’altra parte dell’Adriatico è una guerra di tutti contro
tutti: laggiù, ci ha fatto sapere Predrag Matvejevic’, nessuno sa perché si combatte. Laggiù regna il
caos totale, laggiù diventa difficile pronunciare con certezza la parola
aggressione o aggredito. Sono numerosi i responsabili di questo urbicidio e
memoricidio ».
Si
spieghi, di cosa si tratta?
« Sono due termini che abbiamo coniato noi per descrivere
quello che succede in quei luoghi martoriati. Il primo significa che si tende a
cancellare la memoria storica delle città, con la distruzione di grossi
monumenti, della cultura come la biblioteca comunale di Sarajevo o il ponte di
Mostar: segnali dell’annientamento della storia plurisecolare di questa società
e di queste città multietniche. Il memoricidio si riferisce a ciò che avviene nella memoria
dei sopravvissuti, dei bambini, degli adolescenti che hanno visto i cadaveri
dei loro cari, teste mozzate sparse dappertutto per le strade: sono traumi
indelebili. E’ la distruzione della memoria positiva ».
Qual è
la soglia fino alla quale questo massacro continuerà a essere tollerato?
« La soglia finale è uno strano equilibrio delle grandi
potenze. Ma se l’Europa non avrà la forza di trovare una sua collocazione
politica statale e, quindi, di proporsi come un’unità in grado di confrontarsi
con gli Stati Uniti e la Russia, assumendo un’identità che le sarebbe dovuta
considerando la sua antica storia e cultura, se ci saranno ancora le diatribe
tra i vari governi, il Mediterraneo non avrà pace. Il problema s’inquadra nella
più complessa politica mediterranea: stiamo per lasciare il millennio alla
storia, quale Europa e quale Mediterraneo ci aspettano in futuro? La situazione
è tragica: guerre fratricide devastano l’Europa e la tormentata regione mediterranea.
Noi pensiamo che sia utile rifugiarsi nella memoria storica, in quello che
hanno detto i grandi del passato, da Einaudi ed Amodeo, a Caratelli. Comune la
loro linea: unione per opporsi ai nazionalismi esasperati ».
Le
parole del Papa hanno riaperto la questione della « guerra giusta »…
« Non bisogna alimentare gli odii.
Noi riceviamo fax molto diversi tra loro: c’è quello del ragazzo bosniaco
diciannovenne i cui amici erano serbi che ora, stravolto, ammette: “il mio odio
non finirà mai”. Ma c’è anche la ragazzina, che si chiama Romana Grubesich, che
non riesce a detestare il nemico, forse perché “noi dodicenni non siamo
sprofondati nel baratro dell’odio, in quell’abisso senza ritorno”. Dovremmo
ringraziarla per il suo inno alla speranza, lei non vuole che l’odio sia il
carburante pronto a distruggere la sua gente ».
A cosa
servono le sfilate per la pace? In corteo ci risentiamo comunità o pensiamo di
pulire le nostre coscienze?
« Ci siamo posti il problema e siamo arrivati alla
conclusione che le manifestazioni possono scuotere le coscienze e, dunque,
incidere in profondità. Se tutti prendessimo una posizione si potrebbe
organizzare una controffensiva civile, smilitarizzata, una marcia di mezzo
milione di persone a Sarajevo: un segnale di civiltà ».
Esiste
un piano di pace?
« No, esistono equilibrismi tra le grandi potenze in cui
tutti badano al proprio tornaconto. C’è un confine civile sottile tra interesse
privato, bene comune e bene collettivo ».
L’ONU è
un’istituzione scollata, sorpassata nelle sue finalità e inadeguata che va
rivista nei suoi compiti e nella sua costituzione?
« Dovrebbe essere l’espressione garantista dell’unione tra
stati, per cui se non ha una sua struttura autonoma non può assolvere
quest’incarico. E’ paradossale controproducente mantenere la pace laddove c’è
guerra ».
In
questa situazione, quale è il valore più violato?
« La dignità umana e quella dell’infanzia. Si sta tentando
di annullare l’esistenza di popolazioni interni che si trovano li per effetto
della storia: i musulmani i bosniaci furono costretti ad abbracciare il credo
di Allah per non avere la testa tagliata dai turchi e infatti, non sono molto
rispettosi dei divieti proprii di quella religione.
In termini di atrocità si è sorpassato ogni limite. Quelle popolazioni stremate
ora vogliono garanzie: o ci ammazzate, dicono, o fate cessare il fuoco ».