On. Antoni Comas i Baldellou
Consigliere del Ministero per gli
Affari Sociali della Generalitat della Catalogna
Vorrei innanzitutto ringraziare per l'opportunità datami di
partecipare a questo Forum e di intervenire in questa sessione dedicata alle
nuove povertà e ai nuovi bisogni che determinano l'esclusione sociale. I
relatori mi hanno subito proposto una domanda: quali sono i fenomeni concreti o
quelli che le regioni partecipanti a questo incontro possono affrontare?
Desidererei quindi iniziare un esame di carattere generale attraverso cui
esporre le principali caratteristiche che deve avere, a mio parere, l'azione
pubblica nel campo della povertà e dell'esclusione sociale.
Senza alcun dubbio, ci troviamo dinanzi ad un momento di
profondi cambiamenti nella nostra società, la mondializzazione e la
globalizzazione delle economie e i progressi tecnologici per esempio. Certo,
nel XX secolo si sono prodotte nella maniera più rapida il maggior numero di
trasformazioni, e questo fenomeno ci obbliga ad adattarci continuamente e,
naturalmente, questo adeguamento deve interessare anche l'azione dei poteri
pubblici.
Tuttavia sulla scena internazionale, e anche su quella che si
può prevedere in un prossimo futuro, continuerà a manifestarsi un fenomeno che
deve preoccuparci tutti: la povertà. È certo che questo fenomeno continuerà
probabilmente sotto forme e caratteristiche diverse; fino a qualche anno fa i
richiedenti delle prestazioni inquadrate nel sistema del reddito minimo
garantito erano essenzialmente individui destabilizzati, in seguito sono giunte
persone anziane, con più di 45 anni, disoccupate, poi anche un gran numero di
giovani e di donne.
Qualsiasi politica sia applicata in questo campo dovrà avere
una chiara dimensione sociale e quindi bisognerà evitare qualsiasi azione che
sia basata su contenuti che tengano conto esclusivamente delle tendenze
economiche. Bisognerà anche abbandonare definitivamente la concezione moderna
di welfare e quella basata sull'assistenza pura e sostituirla invece con
una vera politica sociale di carattere attivo, cioè sostituire la nozione di
aiuto con quella di diritti dei cittadini e di integrazione di ogni cittadino
nella società. Solo un'azione di questo tipo garantirà la risposta al fenomeno
della povertà; diversamente, insistere su progetti di assistenza può portare la
persona interessata ad una tristissima situazione di dipendenza dal sistema
sociale che può prolungarsi per varie generazioni della stessa famiglia,
dimostrando ancora una volta i fallimenti di una politica basata esclusivamente
sull'assistenza.
Tutti gli strumenti del welfare hanno un'influenza
sul fenomeno della povertà e quindi devono sforzarsi di arrivare al reinserimento
sociale dell'individuo; sarebbe inutile e sterile garantire un reddito minimo
senza assicurare il reinserimento di colui che percepisce questo
diritto.L'obiettivo non deve essere solo di coprire puntualmente i bisogni
della persona, ma di permettere alla stessa di ritornare nel sistema da cui è
stata esclusa per consentire il recupero. Di conseguenza, se l'azione dei
poteri pubblici si limitasse a coprire dei bisogni senza rimuoverne le cause si
avrebbero ancora povertà ed esclusione sociale.
Quali sono i principali fattori che portano all'esclusione
sociale? Si tratta essenzialmente della mancanza di lavoro, di casa, di
relazioni umane, di scolarizzazione e di salute, e all'interno di questo
elenco, dal punto di vista dell'amministrazione e dei cittadini, è il lavoro il
fattore principale perché permette lo sviluppo personale e familiare. Il
problema del lavoro, o se preferite quello della disoccupazione, è una sfida
che dobbiamo affrontare con decisione; in particolare, dobbiamo preoccuparci
della disoccupazione che colpisce gli individui emarginati o che possono essere
esclusi socialmente.
Quando si cercheranno delle alternative alla disoccupazione
di questi gruppi, dovremo necessariamente affrontare il tema della formazione,
strumento essenziale per il recupero della persona da parte della società,
altrimenti sarà impossibile rompere il circolo vizioso della disoccupazione.
Colui che è senza formazione sarà sempre svantaggiato in rapporto agli altri;
di conseguenza la prima sfida è fornire una formazione a coloro che non la
possiedono perché è solo attraverso di essa che si può ottenere l'integrazione
dell'individuo nella società e l'uscita dall'emarginazione determinata dalla
povertà. La formazione permetterà di arrivare ad un livello di pari opportunità
per tutti i cittadini.
Ad un livello successivo dovremo prendere delle iniziative
che, senza perdere il senso individualizzato del reinserimento, cerchino di
integrare le persone attraverso delle strutture collettive. In questo campo,
ritengo che sia importante sottolineare la creazione di imprese intermediarie
promosse dal settore pubblico; si tratta di un'esperienza che noi abbiamo
sviluppato in Catalogna con risultati sicuramente positivi e promettenti.
Questo tipo di imprese incoraggiano l'autonomia personale e l'integrazione
sociale di queste persone attraverso il lavoro, un fattore chiave per poter
rispondere alla sfida dell'integrazione sociale degli individui che si trovano
esclusi dal sistema.
Uno dei principali problemi da risolvere è senza dubbio
quello della possibilità di arrivare ad integrare gruppi di individui più
destabilizzati, che difficilmente si possono considerare come produttivi al di
fuori di spazi di lavori protetti, e permettere loro di raggiungere una vera
autonomia.
Ritengo che il welfare dovrebbe essere ridefinito nei
prossimi anni e non ridotto. Ritengo, inoltre, che questa sfumatura sia molto
importante perché la ridefinizione che bisognerà affrontare avrà per obiettivo
finale il consolidamento di questo sistema sociale.Il consolidamento del welfare
dovrà passare attraverso la garanzia della sostenibilità del sistema, la
solidarietà sarà possibile solo se i servizi e la prestazione propria del welfare
potranno essere sostenuti nel tempo per tutti coloro che saranno degli utenti
potenziali.
Questo nuovo concetto di welfare ci obbligherà ad un
nuovo contratto sociale attraverso il quale i cittadini si assoceranno e
potranno godere di una partecipazione attiva. Questo tipo di welfare è
lo strumento, dunque, che dobbiamo preservare per lottare contro il fenomeno
della povertà e dell'esclusione sociale, che dobbiamo rettificare se
necessario, e questo per ottenere delle risposte che permetteranno di superare
l'emarginazione sociale e in definitiva di raggiungere un quadro di copertura
sociale che permetta di migliorare gli eventuali problemi che potranno sorgere.
Vorrei chiudere questo intervento trasmettendovi un
messaggio positivo: c'è ancora molto lavoro da fare, ma sono convinto che tutti
insieme saremo capaci di costruire delle formule che lentamente, ma
progressivamente, permetteranno di salvare dall'emarginazione e dall'esclusione
sociale coloro che si trovano in questa situazione.Bisogna aver fiducia nel
futuro e condividere le nostre esperienze comuni.
Grazie.