On. Pasqualina Napoletano

Deputato europeo, Vice Presidente della Commissione per le Politiche Regionali
del Parlamento Europeo

Desidero ringraziare il Presidente Pujol che ha aperto questa sessione del II Forum Civile Euromed.Credo sia il modo migliore per affrontare, in modo critico ed onesto, le difficoltà che incontra la politica euromediterranea, non sempre e soltanto per colpe esterne, ma anche per i nostri stessi limiti, per i limiti dei soggetti-attori di quello che dovrebbe essere il dialogo e lo sviluppo sociale e civile delle aree del Mediterraneo.

Io, come tutti voi, ho ascoltato questa mattina la nostra cara amica e sorella Khalida Messoudi quando ci lanciava l'appello a sostenere in Algeria — ma questo potrebbe valere anche per altri paesi del Mediterraneo — lo sforzo che la Società Civile di quei paesi sta facendo per resistere, e di prospettare un destino per molti dei paesi della sponda nord del Mediterraneo che in questo momento appaiono stretti, almeno ai nostri occhi, tra due alternative: regimi variamente autoritari o, addirittura, sostenuti fortemente ed esplicitamente dall'esercito, o l'avanzare del fondamentalismo, che prospetta stati teocratici altrettanto autoritari. Spesso anche la nostra opinione pubblica si divide tra quale male minore deve essere accettato, e credo che questo comporti il rischio di non riuscire a vedere cosa c'è invece nel profondo di queste società, qui testimoniato da tantissime presenze, quella delle donne, delle istituzioni parlamentari che in questo paese si vanno formando, delle università, del mondo della scienza, della cultura, della ricerca e dei giovani. Credo che l'esperienza di questi uomini, di queste donne e di questi giovani che in questi paesi stanno costruendo l'avvenire della loro democrazia debba essere sostenuta molto più sensibilmente dalle politiche europee, e molto più sensibilmente di quanto non sia stato in passato e di quanto non sia oggi. Credo che anche noi europei, nelle diverse esperienze dei nostri paesi, abbiamo potuto sperimentare che di fronte al dialogo mediterraneo e alle tragedie più grandi, come quelle della Bosnia, spesso la Società Civile, le istituzioni, gli enti locali e le regioni sono state più presenti e più efficaci che non la stessa politica degli stati e questo non solo negli aiuti immediati, urgenti o nell'azione umanitaria, spesso anche nella comprensione, nel dialogo politico, nella costruzione di quello che noi vogliamo sia un partenariato e non più una cooperazione tra chi dà e chi riceve. Quindi penso che questo Forum ci debba servire anche per fare un bilancio abbastanza onesto e critico degli strumenti che attualmente abbiamo a livello europeo per promuovere questa politica. Voglio dire che la cooperazione decentrata, cioè quella che permette a soggetti come regioni, comuni, associazioni, università, di essere protagonisti di questa politica, è per il Mediterraneo una politica giovane esposta a moltissimi problemi, anche perché la consuetudine dei rapporti tra Europa e Mediterraneo fino agli anni '90-92 si è basata prevalentemente, o quasi esclusivamente, su rapporti bilaterali tra governi ed Unione Europea. Questo è stato lo schema della cooperazione, tanto è vero che fino al '92 noi non avevamo nessuna base giuridica in Europa per promuovere una politica che invece fosse basata sul partenariato e sul decentramento. La base giuridica per la cooperazione decentrata per l'area mediterranea fu introdotta solo nel '92 e con alcuni regolamenti sperimentali che promossero i programmi MEDA. Io credo che dobbiamo ragionare su questa esperienza attraverso le reti. Nei programmi MEDA avevamo il programma Med Urbs che aveva esattamente lo scopo di creare una cooperazione tra città europee e città della sponda sud del Mediterraneo, rete che ha avviato delle esperienze molto significative e di cooperazione tra città di grande interesse. Med Campus è un programma che metteva in collegamento le università, Med Media metteva in collegamento i giornalisti, le redazioni e le loro esperienze, i vari operatori dell'informazione, così come Med Invest si occupava di sostenere il partenariato delle piccole e medie imprese. Ora questa politica a livello europeo segna il passo poiché nella verifica che ad un certo punto è stata fatta la Corte dei Conti ha rilevato dei problemi amministrativi, nel senso che la Commissione ha molta difficoltà a gestire direttamente politiche così complesse queste reti, che erano moltissime, coinvolgevano soggetti molteplici e quindi spesso la Commissione ha dovuto affidare i compiti di gestione all'esterno — cosa che avviene non solo per queste politiche, ma anche per esempio per altri programmi. Quindi l'obiezione che la Corte dei Conti ha mosso è che ci fosse stato un eccesso di deleghe di queste politiche fino a prospettare alcuni problemi nella gestione. Penso che sicuramente questi problemi siano seri e che vadano risolti però non giustificano il blocco totale di questa politica da due anni e mezzo. La cosa più interessante che abbiamo potuto constatare è che nonostante il blocco di questa politica le reti hanno continuato a lavorare, dimostrando che c'è una volontà tenace di proseguire in questa direzione.

Vorrei essere molto operativa nelle conclusioni di questo lavoro se da questa assemblea, da questo Forum venisse un invito alla Commissione Europea, una sollecitazione politica a riprendere questa politica, credo che sarebbe molto utile perché il commissario Marin è una persona che crede in questa politica ed è assolutamente convinto che bisogna andare in questa direzione ma ha bisogno di un sostegno innanzitutto della Società Civile e poi del Parlamento Europeo, cosa che appunto noi stiamo cercando di promuovere, e infine dei soggetti che sono implicati direttamente in questa direzione.

Il Presidente Pujol diceva che non sappiamo quali saranno e quali sono state le decisioni di Lussemburgo rispetto alle risorse che l'Unione Europea vorrà destinare alla politica mediterranea. Mi pare di capire che di risorse non si è parlato a Lussemburgo, e che nessuno vuole che si affronti il problema economico e la prospettiva del bilancio dell'Unione senza avere chiaro il quadro però è anche vero che noi abbiamo difficoltà a spendere le risorse dei programmi che attualmente sono impegnati verso il Mediterraneo, e ci dobbiamo chiedere perché questo avviene, perché per esempio il programma MEDA ha difficoltà di attuazione. La parte multiregionale del MEDA non trova un impulso sufficiente per andare avanti perché esistono dei problemi politici e non possiamo nasconderli, ad esempio è molto difficile che questi paesi accettino di cooperare insieme per progetti sovranazionali, laddove invece i problemi che riguardano l'area mediterranea nord e sud non possono essere affrontati se non in un contesto sovranazionale. E allora l'Europa deve incoraggiare questa dimensione, deve far capire che il rapporto bilaterale ormai lascia il tempo che trova, non siamo in un momento in cui c'è una gara per arrivare o per essere accreditati rispetto all'Unione europea, è un momento in cui i problemi dell'inquinamento, i problemi sociali, dello sviluppo economico, demografici, dell'acqua, dell'assetto del territorio non possono essere affrontati se non in questo quadro.

Quindi io spero che da questo nostro lavoro venga un impulso realistico, anche rispetto ad una situazione che non è facile, che incontra molte difficoltà interne, soggettive, oggettive ed anche esterne. Vi ringrazio.