Action-Research: teoria e tecnica della
progettazione nel sociale
Alla
luce dei cambiamenti delle politiche sociali, che sempre più aprono spazio ad
interventi complessi, collocandosi in una rete interistituzionale, la
progettazione diviene una metodologia di lavoro in quanto punto di intersezione
tra le diverse istituzioni e servizi, favorendo le partnership tra enti locali
e privato sociale.
Nel corso del master sono stati analizzati gli strumenti
per sistematizzare e approfondire le diverse dimensioni del processo di progettazione
e valutazione che nascono nell’ambito delle politiche sociali.
In particolare con la Prof. Prezza è stato sottolineato
come progettare nel sociale diviene un processo attraverso il quale è possibile
contribuire alla costruzione di condizioni di benessere, allontanandosi dal
progettare solo per rimuovere o evitare situazione negative per gli individui e
per le comunità. La logica della progettazione assume nuove connotazioni che
vedono gli operatori e progettisti alle prese con processi di adattamento ai
contesti che cambiano e allo stesso tempo divenire agenti capaci di promuovere
e attivare interventi innovativi.
Ciò che sottende questa logica di progettazione è la
produzione di servizi rivolti ad individui la cui finalità risiede nella
produzione di cambiamento a livello individuale e sociale.
Lavorare attivando processi progettuali consente di
connettere le attività agli obiettivi e alla loro verifica.
Questa logica di progettazione fa riferimento a
processi circolari, ad azioni e interventi sociali reciprocamente
influenzantesi e che tiene conto dei vincoli e delle possibilità di azione dei
diversi soggetti interessati.
Il lavoro della progettazione così proposto si cala nel
contesto e la politica del nostro paese, considerandone anche le difficoltà e
le esigenze di mercato e delle politiche sociali. Offrire una conoscenza sulla
progettazione diviene elemento essenziale per favorire una cultura della
co-costruzione di processi e azioni che consentano di prendere parte attiva
negli interventi proposti.
A tal proposito è necessario introdurre il
riferimento ineludibile alla ricerca-azione, altro nucleo fondante di
riflessione teorica ed applicativa del master.
Nel momento in cui si parla di ricerca-azione è
impossibile non fare riferimento a Kurt Lewin, dal momento che il termine
stesso action-research è stato da lui coniato. Lewin, che con la sua teoria
di campo e il suo studio sui gruppi rappresenta uno dei più importanti fondamenti
teorici della Psicologia di Comunità ed ovviamente della psicologia sociale,
afferma che «non c’è nulla di più pratico di una buona teoria»; affermazione
questa che esprime il vero senso della ricerca-azione, ossia un tipo di ricerca
che sintetizza due momenti fondamentali: il momento teorico di studio, analisi,
osservazione conoscenza della realtà e quello pratico di intervento, cambiamento
della stessa secondo un processo integrato e dinamico.
Detto questo bisogna subito chiarire che non è
affatto semplice organizzare un discorso unico sulla ricerca-azione, poiché
nell’ambito degli studi su tale modello di ricerca vi sono vari approcci che
presentano notevoli differenze tra loro.
Seguendo l'approccio lewiniano é possibile
definire la ricerca-azione come una ricerca sperimentale sul campo, nel senso
che (senza trascurare l'importanza della partecipazione e dell’articolazione
tra teoria e pratica) si può affermare che la ricerca-azione può essere
assimilata, pur con le dovute riserve, al laboratorio sperimentale o quasi
sperimentale.
Lewin non critica tutto della ricerca ortodossa,
quella sperimentale; tuttavia convinto che la ricerca non deve cercare solo
ed esclusivamente le relazioni causali tra fatti sociali, ma deve studiare
i fenomeni nella loro contestualizzazione e nella loro dinamicità. Egli sostiene,
in un’ottica di ricerca psico-sociale, che «un modo per studiare un fenomeno
è quello di osservarlo nel suo cambiamento». (Molto indicativo
A questo proposito l'uso del gruppo viene visto
come uno strumento importantissimo di cambiamento, come il punto di partenza di
ogni intervento che volge ad un cambiamento, e in questo contesto bisogna
sottolineare che non si può assolutamente
scindere il concetto di cambiamento da quello di apprendimento.
Un cambiamento infatti produce un nuovo
apprendimento e questo a sua volta, secondo un processo ciclico e dinamico,
produce cambiamento.
Ma come si può produrre il cambiamento? Varie
sono le modalità, e nelle linee generali possiamo trovare due strategie . Si
può produrre cambiamento riducendo le
resistenze al cambiamento stesso, oppure
aumentando la piacevolezza del nuovo attraverso tre processi
fondamentali:
freezing: congelamento della situazione precedente
(mettere in evidenza le situazioni sulle quali bisogna intervenire)
change:
produzione di cambiamento, modificazione dei vecchi valori con i nuovi
valori
unfreezing:
congelamento del cambiamento (quando ad esempio si lavora in un contesto
territoriale si deve produrre un cambiamento ma nello stesso tempo bisogna fare
in modo che tale cambiamento diventi
dinamico e non statico).
Ritornando al discorso più specifico sulla
ricerca-azione, é possibile sostenere che
secondo la definizione classica questa prevede tre fasi: pianificazione,
esecuzione e ricognizione.
Per pianificazione si intende l’elaborazione di
un’idea generale della ricerca attraverso l’identificazione e la definizione
degli obiettivi.
L’esecuzione si configura come la fase della
ricerca vera e propria (raccolta dei dati). La ricognizione infine prevede
la valutazione finale, attraverso
l’analisi e la verificare del raggiungimento degli obiettivi precedentemente
individuati.
E' chiaro che in un processo di questo tipo, la
valutazione, sia finale, sia intermedia
é di fondamentale importanza dal momento che questo strumento può riorientare
la ricerca, ridefinire gli obiettivi, reimpostare il lavoro secondo le reali
esigenze di ricerca, etc.
Da tutto il discorso fatto sinora emerge dunque
che le parole-chiave che caratterizzano
la ricerca-azione sono: cambiamento, legame con la pratica
(contestualizzazione), partecipazione.
Analizzando i vari modelli di ricerca azione
dopo Lewin è possibile vedere che vi sono tre filoni specifici:
- la ricerca partecipante (Freire)
- la ricerca azione partecipante (Foote, Whyte)
- l’action science (Argyris, Schon), l’action
inquiry, la cooperative inquiry
Sia la ricerca partecipante che la ricerca
azione partecipante, pongono in modo particolare l’accento sull’importanza
della partecipazione nella ricerca, mentre l’action science o action inquiry
spostano il focus sulla costruzione della conoscenza, ponendo la riflessione
sulla conoscenza, come forma privilegiata di intervento. Questo secondo filone
sottolinea infatti
l’importanza delle conoscenze tacite e del
lavoro di riflessione sull’azione
sociale, ossia sulle modalità di intervento necessarie per attivare e
determinare cambiamenti. L’attenzione pertanto appare spostata sull’analisi
del processo e sul suo continuo
monitoraggio.
Ma quali sono gli elementi che accomunano tali
modelli?
Per rispondere a questo quesito é necessario
elencare le caratteristiche principali della ricerca azione:
a) la ricerca azione è un processo centrato su
un problema, nel senso che essa è sempre applicata ad un contesto ed
indirizzata a problemi di vita reali;
b) la ricerca-azione è un’indagine in cui i
partecipanti e i ricercatori co-generano conoscenza attraverso la reciproca
collaborazione;
c) la ricerca-azione considera la diversità di
esperienze e di competenze all’interno del gruppo come un’opportunità di
arricchimento per il processo della ricerca stessa;
d) i significati costruiti all’interno del
processo di indagine conducono all’azione sociale oppure le riflessioni
sull’azione conducono alla costruzione di nuovi significati;
e) la credibilità/validità della conoscenza
acquisita attraverso la ricerca-azione è data dalla capacità delle azioni di
risolvere efficacemente i problemi e di aumentare il controllo dei membri della
comunità sulla situazione (Greenwood-Levi, Introduction to action research,
Sage Publications, 1998, p. 76).
Schematicamente quindi è possibile dire che la ricerca
azione è un processo:
- centrato su un problema
- orientato all’azione
- ciclico
- basato sulla collaborazione e sulla partecipazione
Ovviamente una ricerca che appare così fortemente centrata
sull'attenzione al contesto, sul cambiamento, sull’azione e sulla
partecipazione, deve senza dubbio affrontare dei nodi problematici dettati da
scelte di carattere valoriale. Ad esempio: qual è l’oggetto da studiare?
Secondo quale metodo studiarlo? Chi dà senso ai dati? Chi li interpreta?
Inoltre se la ricerca classica studia l’esistente, la
ricerca-azione invece focalizza l’attenzione su ciò che potrebbe essere, sul
cambiamento, non sulla prevedibilità ma sulla
potenzialità/possibilità (rientra in questo contesto il concetto di
empowerment alla Bruscaglioni). Ma che cosa è realmente il cambiamento? Come
vedere e misurare tale dimensione? Come creare partecipazione nel processo di
ricerca? Come diffondere la conoscenza?
Questi sono tutti interrogativi, a cui é molto difficile rispondere, ma
che si pongono come inevitabili nel momento in cui si fa ricerca-intervento.
In genere si parte dall’idea di una netta distinzione, da una parte la
ricerca ideata e realizzata per ottenere conoscenza a diversi livelli,
dall’altra parte l’intervento che ha lo scopo di modificare la realtà. Questa è
una visione molto schematica, perché anche attraverso la ricerca si producono
cambiamenti nella realtà. Anche la ricerca implica delle azioni che, come tali,
modificano la realtà, alcuni tipi di ricerca sono finalizzati anche al
cambiamento, si cerca in questi casi di costruire la ricerca in modo da
pilotare il cambiamento. Un esempio è proprio la ricerca
intervento-partecipante.
L’intervento è percepito come avente un obiettivo pratico, concreto, di
cambiare una situazione, ma durante l’intervento io acquisisco comunque delle
informazioni.
Ci sono molte interconnessioni tra la ricerca e l’intervento, nel senso
che chi agisce sulla realtà ha bisogno di momenti in cui si fa ricerca e
momenti dedicati all’intervento perché l’uno è finalizzato all’altro, per
capire come si delinea il problema sul quale si vuole intervenire, cosa hanno
fatto altri, includendo in questa definizione, tutte le ricerche anche quelle
bibliografiche.
L’intervento può essere analizzato considerandolo come una serie
d’azioni finalizzate ad alcuni scopi. Diciamo scopi perchè non esiste un solo
scopo, ma una pluralità di scopi: lo scopo più condiviso (far star meglio le
persone), e altri scopi (trovare lavoro, distribuire le risorse, etc…).
Lo scopo esplicito compare nella stesura del progetto. Quali sono le
competenze e gli aspetti su cui un professionista deve prestare attenzione?
Quali competenze per quanto riguarda la ricerca e l’intervento? Questi gli
interrogativi cui abbiamo cercato di fornire risposta.
Le scelte politiche sono più evidenti nell’intervento che nella ricerca. Entrambe le attività hanno una valenza di tipo valoriale di certe politiche che si inscrivono in un insieme di valori, ma nell’intervento questi aspetti sono più evidenti.
ATTIVAZIONE
Tav. 1
LE TAPPE
DEL PROGETTO NELL’APPROCCIO CONCERTATIVO IDEAZIONE
PROGETTAZIONE
REALIZZAZIONE
VERIFICA
Tav.2
Vediamo in quale momento ci possiamo situare relativamente al progetto.
Sono delineate in modo schematico le fasi di un intervento.
Generalmente c’è un’idea che può venire alle persone più diverse e per
motivi diversi (un preside, un insegnante, un assessore, una cooperativa,
etc…). L’idea può venire in tanti modi, è chiaro che le idee possono morire
come sono venute o continuare l’iter.
Subito dopo c’è la condivisione delle idee con gli altri, un tentativo
di capire quale può essere la fattibilità dell’idea, la possibilità di
realizzarla, gli aspetti belli d’innovazione, gli interessi.
C’è
una fase che si pone tra la fase di ideazione e la fase di attivazione, in
questa fase l’idea può essere cambiata.
Le idee accompagnano tutta la struttura del progetto.
Attivazione significa iniziare una serie di relazioni che rendono possibile
la realizzazione di un progetto e aiutano a capire con chi lavorare, chi coinvolgere,
in che modo, quale ruolo (Tav. 2).
Questa fase è prima del progetto stesso.
Poi ci sarà bisogno di scrivere il progetto per finanziamenti o perché
se si fa un progetto piccolo per discutere con gli utenti, ci sono più operatori
è utile perché diventa un punto fermo che può essere il punto di partenza
dell’intervento; sia può rappresentare una bozza su cui lavorare in un secondo
momento per arrivare ad un progetto nuovo.
Può capitare che c’è una bozza, poi la discussione e dunque si arriva ad
un’altra stesura; questo può essere fatto varie volte a seconda della complessità
(Tav.1).
Esistono varie stesure di un progetto.
Dietro ad ogni progetto scritto c’è una storia che porta al progetto
stesso diversa da progetto a progetto, che spesso non compare, forse annotata
da qualcuno, altre volte è solo nella memoria. Dopo il progetto c’è tutta
un’altra storia.
Riportiamo uno schema che risulta particolarmente significativo per la valutazione delle attività di progettazione:
Tale schema ci sarà di grande utilità per gli
interventi che realmente avvieremo in contesti “critici” o segnati da
particolari difficoltà.