Incontro-conferenza stampa sul tema:
" IL RUOLO DEL CONSIGLIO D'EUROPA NELLA POLITICA EUROMEDITERRANEA
PER LA PROMOZIONE DEI DIRITTI UMANI "
In occasione della visita del Segretario Generale del Consiglio
d'Europa on. Walter Schwimmer
Indirizzo di saluto del direttore generale arch.Michele Capasso
Signor Segretario Generale del Consiglio d'Europa on. Walter Schwimmer,
Signor Presidente della Regione Campania,
Signori Ambasciatori, Consoli e rappresentanti del Corpo diplomatico,
Autorità,
Signore e Signori,
Sono particolarmente lieto di porgere il benvenuto nella nostra
"Maison de la Méditerranée" al Segretario
Generale del Consiglio d'Europa.
Un benvenuto al quale si associano i rappresentanti degli organismi
che compongono la nostra "rete euromediterranea per il dialogo
tra le società e le culture": Accademie, Alte istituzioni
culturali, Città e collettività locali, Università,
Isole , ONG e varie associazioni di 36 Paesi che hanno aderito con
atti deliberativi dei rispettivi organi direttivi, conferendo alla
rete legittima rappresentatività riconosciuta dai Paesi euromediterranei
con Delibere ufficiali adottate negli anni 2000 e 2001.
Porgo a Lei, on. Schwimmer, il saluto speciale di 2 persone oggi
assenti.
Il primo è Predrag Matvejevic', presidente del nostro Comitato
scientifico internazionale, che proprio oggi, alle ore 11,30, subisce
un processo politico in ex Jugoslavia per aver denunciato le scorse
settimane sulla stampa le frange estreme nazionaliste che credo
siano responsabili del grave attentato al Presidente Serbo. Nel
confermarLe il plauso per aver contribuito al processo di ingresso
della Repubblica dell'ex Jugoslavia nel Consiglio d'Europa, avendo
appreso della sua partecipazione ai funerali di Belgrado, affidiamo
a Lei un messaggio di cordoglio e di riconfermata stima per la maggioranza
della popolazione democratica serba.
Il secondo è Nadir Aziza, Segretario generale dell'Accademia
del Mediterraneo, impegnato nella nostra sede di Marrakech in un
incontro internazionale sul tema dell' "Integrazione dell'Islàm
in Europa": argomento complesso e dalla cui risoluzione dipende
il nostro futuro.
Questo incontro, quindi, coincide con un momento difficile della
nostra storia ed è ormai chiaro che è necessaria un'azione
comune di tutti per tentare di rimettere insieme i cocci del processo
di pace.
Lo strumento principale è il dialogo tra le società
e le culture: elemento imprescindibile per assicurare progresso
e sviluppo condiviso e sul quale la nostra istituzione - in quanto
"rete" ma, specialmente ,quale "strumento per fare
reti" - ormai da quasi un decennio, ha fondato la propria azione.
Un'azione forte e decisa, perché rivolta al futuro e fondata
sulla speranza che i popoli del Mediterraneo possano acquisire una
pace duratura; lavorare per la ricostruzione economica, sociale
e politica dei loro Paesi, nei limiti delle frontiere oggi riconosciute;
vivere le loro differenze in perfetta armonia e con uno spirito
di tolleranza, dialogo e libertà.
L'approccio originale portato avanti dalla Fondazione Laboratorio
Mediterraneo sin dal 1994 - in accordo con i principi affermati
dal Consiglio d'Europa e, poi, dall'Unione europea nel Processo
di Barcellona - è quello promuovere il processo d'integrazione
euromediterranea utilizzando la scienza e la cultura.
E' un approccio originale e realista, perché sono fermamente
convinto che, nello spazio euromediterraneo come altrove, il dialogo
e la mediazione devono comunque prevalere sulle soluzioni militari.
Ma è un approccio che coincide anche con l'indirizzo
fondamentale dell'Accademia del Mediterraneo-Maison de la Méditerranée
che si costituisce soprattutto come punto di riferimento per il
rispetto delle diversità culturali e linguistiche e per un
durevole dialogo tra le società e le culture.
Questa è una sfida politica, economica, sociale e culturale
che coinvolge tutti noi.
L'interdipendenza tra uomini, società e spazi è ormai
la norma e le mutazioni scientifiche e tecnologiche, la globalizzazione
economica e finanziaria, la circolazione immediata dell'informazione
conducono l'umanità intera verso un futuro di omologazione.
Ciò non significa affatto verso un destino comune, anzi:
le ineguaglianze e le povertà che si aggravano nel mondo
ne sono la prova. Come costituiscono prova il rischio di egemonia
di qualche potenza su decisioni che coinvolgono l'avvenire del nostro
pianeta - e gli avvenimenti di questi giorni lo dimostrano - oppure
il blocco dell'informazione operato verso le fasce più deboli
e meno abbienti.
Un altro rischio è la sottomissione delle economie locali
a strategie industriali che hanno poche relazioni con i bisogni
reali di quel paese o i monopoli di attori specifici - privati o
pubblici - sulla costruzione e diffusione di modelli standardizzati
di comportamento, di consumo, di pensiero, di creatività
e, quindi, di esistenza.
Quando gli scambi internazionali si diffondono e si ingigantiscono
gli Stati, ma specialmente i cittadini, hanno la sensazione di vedersi
sottrarre la gestione del proprio mondo e si sentono imporre una
"monocultura". Di fronte a questa perdita d'identità,
specialmente nel Mediterraneo, grande è la tentazione di
rifugiarsi in se stessi, di cristallizzarsi su valori arcaici radicati
nel passato, in un clima di intolleranza che spesso conduce al fanatismo,
all'odio, al rigetto dell'Altro.
Se vogliamo evitare che la guerra fredda di ieri si trasformi oggi
in un suicidio cultuale, agevolato da massicci movimenti migratori
internazionali, occorre - nel senso più ampio del termine
-democratizzare la mondializzazione prima che la mondializzazione
snaturi la democrazia.
Ciò significa promuovere, in maniera veloce ed efficace,
il dialogo e la cooperazione tra spazi potenzialmente generatori
di conflitti, qual è lo spazio euromediterraneo.
Sono convinto che le grandi aree culturali e linguistiche - di cui
il Mediterraneo è antico custode - costituiscono oggi spazi
privilegiati di solidarietà che, se rafforzati dal dialogo
e dalla cooperazione, sono la migliore garanzia per la democrazia,
la pace e lo sviluppo condiviso.
Il dialogo tra le culture è oggi più che mai indispensabile
non solo nel Mediterraneo ma come progetto di scala planetaria:
un progetto di società in cui le culture si completano senza
escludersi, si rinforzano senza scomparire, si accorpano senza perdere
ciascuna la propria identità.
Dobbiamo tutti concorrere alla costruzione di un mondo multipolare,
rispettoso delle lingue, delle culture, delle tradizioni e di una
gestione veramente democratica delle relazioni internazionali.
Ma tutto questo presuppone che la diversità culturale mondiale
divenga una condizione preliminare per costruire un dialogo reale
tra i popoli, che il riconoscimento della cultura come forza dominante
non costituisca un'eccezione bensì il fondamento del
nuovo processo di civilizzazione, che la cultura non si limiti solo
alle arti e alla letteratura, ma che essa inglobi tutti gli aspetti
della vita nella sua dimensione spirituale, istituzionale,
materiale, intellettuale ed emotiva nei diversi tessuti sociali:
in poche parole che la cultura - in un mondo aspro fatto di forze
spesso in contrasto tra loro- possa assumere il ruolo di "forza
buona" capace di incidere sui processi della storia.
Riconoscere che cultura e sviluppo sono indissociabili, senza limitarsi
ad un semplice approccio commerciale ed economico della cultura,
è essenziale per costruire il futuro, qui nei Mediterraneo
come altrove.
Questo processo ha bisogno di azioni concrete: come quelle a cui
aderisce il Consiglio d'Europa sin dalla sua costituzione, specialmente
nel campo dei diritti umani e della promozione della democrazia.
Un'azione a cui aderisce la nostra "Casa comune euromediterranea"
e che prevede l'intreccio di rapporti ed azioni comuni tra il Consiglio
d'Europa e la nostra istituzione: cominciamo l'8 settembre con l'ospitare,
davvero con piacere, la Riunione del bureau e Commissione Permanente
dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa; ma il nostro
auspicio è quello di poter costruire un'azione comune capace
di valorizzare le risorse in campo. La ringrazio sin d'ora, on.
Schwimmer, per l'apporto che vorrà e potrà fornire
in questa direzione.
Il messaggio che desideriamo lanciare oggi a Napoli è semplice:
promuovere il dialogo per la coesistenza delle diversità
ed una pace durevole.
La speranza forte è che tacciano, per sempre, le armi. La
violenza deve cessare.
I popoli del Mediterraneo, all'alba di questo nuovo millennio, devono
chiudere definitivamente con un passato tragico ed esaltare tutta
la loro ricchezza ed il loro grande patrimonio, che hanno costituito
e costituiscono un universale valore per tutta l'umanità.
La Regione Campania ha un ruolo essenziale in questo processo. Lo
ha ribadito il presidente della Commissione europea Romano Prodi
in occasione della riunione della Giunta regionale a Bruxelles il
20 febbraio 2003 definendo la Campania "Regione-chiave"
per il dialogo interculturale euromediterraneo.
Desidero, su questo tema, ringraziare il Presidente della Regione
Campania Antonio Bassolino per la tempestività con cui la
Giunta Regionale ha adottato, il 28 febbraio 2003, una delibera
con cui candida la nostra "Maison de la Méditerranée"
quale sede di coordinamento della costituenda "Fondazione euromediterranea
per il dialogo tra culture e civilizzazioni" che l'Unione europea
ha deciso di costituire e la cui struttura operativa sarà
definita, qui a Napoli, in occasione della VI Conferenza euromediterranea
programmata per il 2 e 3 dicembre 2003.
Ma la Regione Campania si segnala specialmente per azioni di solidarietà
concreta: ieri sera, giunto all'aeroporto, Padre Elias Chacour -
che tra poco riceverà da Lei on Schwimmer il "Premio
Mediterraneo di Pace" - è stato accolto in arabo da
una piccola comunità di palestinesi in attesa di bambini
malati che saranno salvati grazie all'intervento della Regione Campania
con l'aiuto di strutture mediche di eccellenza, quali l'Ente ospedaliero
Monaldi.
Da sempre abbiamo perseguito nella nostra azione un'"identità
del fare", volendo assolutamente contrastare un' identità
dell'essere" che ormai invade ogni spazio della nostra vita.
L'incontro di oggi si inserisce in una settimana densa di appuntamenti
che potete leggere nell'allegato calendario di marzo: fra tutti
l'incontro delle ONG voluto dalla Regione Campania e dalla Commisione
europea per definire il loro ruolo nel dialogo tra le Società
civili euromediterranee; l'assegnazione del "Premio Mediterraneo"
a Elias Chacour e Carla Guido; la riunione dell'Assemblea delle
Regioni d'Europa per definire in questa sede l'istituzione di una
"Summer school" e, infine, la presentazione del nostro
nuovo bollettino d'informazione annuale "Euromedinfo",
che sarà distribuito a partire dalla prossima settimana,
dopo aver "raccolto" gli eventi odierni.
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