Discorso dell'On. Walter Schwimmer

Signor Presidente della Regione Campania, on. Bassolino,
Signor Presidente della Delegazione Italiana all'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa,
Signor Presidente della Fondazione Laboratorio Mediterraneo,
Signore e signori,
sono oggi molto felice di essere nella bella città di Napoli, luogo pieno di storia e di cultura, e di partecipare alla cerimonia di assegnazione dei Premi "Mediterraneo".
Domani sarò a Belgrado per partecipare alla cerimonia funebre di un uomo che fu devoto alla democrazia, alle riforme, alla lotta contro le barbarie, e che è stato ucciso proprio a causa di questa sua devozione due giorni fa, a Belgrado: mi riferisco al Primo Ministro serbo.
Pace e stabilità sono ancora elementi difficili da acquisire per le popolazioni Balcaniche così invase da tensioni e conflitti.
Al momento la pace è veramente un bene difficile da assicurare e penso che abbiamo bisogno di un dialogo maggiore.
Il Consiglio d'Europa crede fermamente nel dialogo tra le società e le culture come azione fondamentale per promuovere i diritti umani e la democrazia: per questo plaudo alle attività che con straordinaria concretezza promuove la Fondazione Laboratorio Mediterraneo con l'Accademia del Mediterraneo - Maison de la Méditerranée: auguro, per questo, il pieno successo alla vostra candidatura ad essere la sede di coordinamento della "Fondazione euromediterranea per il dialogo tra culture e civiltà" che l'Unione europea intende costituire per un maggiore dialogo interculturale euromediterraneo. Il Consiglio d'Europa vi sosterrà in questa azione.
I prossimi giorni saranno cruciali per il conflitto in Iraq. Un possibile intervento militare costituisce un evento tragico ed i partner europei ed atlantici sono profondamente divisi sulla legalità e la moralità di ogni azione di guerra preventiva. Molte implicazioni scaturiranno dall'intervento armato e avremo conseguenze drammatiche non solo per il mondo arabo e quello islamico ma anche per l'Europa.
Io sono convinto che nessuno come voi, oggi, in questa Casa, conosce meglio le possibili conseguenze. Per questo mi limito a pochi commenti .
Prima di tutto, l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa ha assunto una presa di posizione molto chiara quando i parlamentari dei nostri 44 Stati Membri hanno riaffermato l'autorità e il ruolo delle Nazioni unite escludendo qualsiasi uso della forza fuori dall'ambito legale internazionale: per questo abbiamo riconosciuto al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite un compito prioritario e determinante , come pure abbiamo confermato solidarietà agli Stati Uniti d'America evidenziando che, dopo la fine della seconda guerra mondiale, è stato proprio grazie agli Stati Uniti d'America possibile ricostruire la nostra Europa e diffondere la democrazia e la libertà sul nostro continente.
L'ONU, che abbiamo creato - e io sono ancora oggi convinto che questa sia una delle più grandi conquiste della nostra civiltà - non è ancora perfetta, assolutamente no. Tuttavia molti conflitti feroci sono stati bloccati nel mondo solo grazie alla presenza dell'ONU, come pure tanti sono rimasti irrisolti e bloccati. Ciononostante noi dobbiamo continuare a perseguire questo vecchio sogno: promuovere le "nazioni unite del mondo".
Qualunque decisione verrà eventualmente presa nei giorni a venire saranno necessari grandissimi sforzi per limitare la sofferenza della popolazione irachena, per riparare ogni danno ad un sistema basato su leggi diverse da quelle occidentali, per contenere gli effetti negativi sia sulla stabilità della regione e sia sulle differenze tra le culture. In questo senso tutte le responsabilità politiche dovrebbero essere richiamate a questo sforzo.
Dopo l'11 settembre occorre "più Europa", non "meno Europa": più Europa sulle basi della democrazia, sul ruolo della legge e dei diritti umani, sullo sviluppo del dialogo tra le culture e civiltà. Questo è stato il tema dominante nei miei incontri di ieri con le autorità italiane: l'Italia, uno dei 10 membri fondatori del Consiglio d'Europa, si sta ora preparando per il suo Semestre di Presidenza dell'Unione europea a cominciare dal prossimo luglio.
Coordinamento e cooperazione sono indispensabili in Europa, specialmente in vista dell'allargamento. In questa nuova architettura la giusta definizione della sede e del ruolo del Consiglio d'Europa sarà una delle maggiori sfide degli anni a venire.
Con 800 milioni di europei residenti nei nostri 44 Stati membri, siamo l'organizzazione più "ampia" dell'Unica Europa che c'è: oggi è sbagliato parlare di più "Europe".
C'è un'unica Europa e i Paesi uniti sotto questa unica Europa vanno dal Portogallo a Wladivostok, dall'Oceano Atlantico all'Oceano Pacifico.
Il Mediterraneo è il cuore di questa Unica Grande Europa.
Per questo auspico una speciale partnership tra la vostra Istituzione e il Consiglio d'Europa.
Perché nel ventunesimo secolo l'Italia non dovrebbe assumere un ruolo significativo assumendo iniziative come quella assunta più di 15 anni fa, a Roma, con la Convenzione Europea dei Diritti umani?

L'Unione europea, con i suoi nuovi 25 Stati membri, non dovrebbe creare nuove linee di divisione. La caduta del muro di Berlino ha significato l'inizio di una nuova era e non vogliamo vedere di nuovo un'Europa divisa. Così fin da quando nel 1989 cadde il muro di Berlino, il Consiglio d'Europa, che fu fondato 40 anni prima per fronteggiare i conflitti, si è attivato per una maggiore cooperazione, per una estensione dell'Unione europea e della Convenzione europea per i diritti umani, e per un allargamento della cultura europea. Vorrei sottolineare che in Europa abbiamo una ricca eredità culturale che appartiene a tutti gli europei. Dante non è soltanto italiano, ma anche europeo. I suoi versi sono appropriati per qualsiasi europeo, così come Tolstoy non è soltanto russo, ma europeo. Vivaldi e Verdi sono europei così come lo sono Mozart e Chopin.
Ecco la ricchezza della cultura europea.
Ci sono ovviamente delle diversità: Dante è italiano e i suoi versi esprimono lo spirito italiano, così come i versi di Shakespeare esprimono lo spirito inglese e Tolstoy quello russo: ma siamo tutti uniti dall'amore che abbiamo per questo comune patrimonio culturale.
Possiamo inoltre guardare al di là delle linee geografiche dell'Europa. Vi è anche un contributo islamico al patrimonio culturale europeo, basti pensare alla regione dell'Andalusia in Spagna. Non bisogna dimenticare che gli antichi filosofi greci discendono dagli scienziati islamici e che l'Impero Ottomano ha, per lungo tempo, compreso parte del Sud-Est europeo lasciando evidenti tracce nella nostra cultura. Inoltre vi sono molte persone di origine islamica non soltanto nel Maghreb o in Turchia, ma molte di esse vivono nella nostre società: quindi l'interscambio culturale non deve interessare solo l'Europa e i Paesi islamici, ma anche le nostre stesse società.
Credo che il problema stia nel fatto che conosciamo ancora troppo poco gli uni degli altri. Non bisogna dimenticare che probabilmente i terroristi dell'11 settembre avevano delle proprie ragioni, probabilmente non si sentivano compresi nel loro ambiente europeo e quindi sono diventati estremisti. Bisogna fare di più per la comprensione comune e bisogna rafforzare il dialogo interculturale per arrivare ad una riconciliazione alla cui base ci sia il rispetto reciproco.
Non possiamo ignorare, in questo contesto, il conflitto israelo-palestinese.
Si tratta dei nostri vicini e di una storia antica 2000 anni che ha visto molti dei cittadini ebrei e israeliani vivere nella diaspora in Europa.
La loro presenza è la prova che vi è una relazione lunga nel tempo tra europei e palestinesi. Tale conflitto deve essere visto come il "nostro conflitto" e dobbiamo attivarci per trovare presto una soluzione. Alla fine di marzo organizzerò un seminario a Strasburgo solo per i giovani provenienti dalle zone dei conflitti: per i giovani provenienti da Israele, dalla Palestina, dalla zona turca e quella greca di Cipro e dall'Azerbaijan. Sono convinto che i giovani hanno la capacità di proporre innovazioni e che siano capaci di trovare una soluzione. E' possibile vivere pacificamente insieme e credo che noi abbiamo molto in comune: il Consiglio d'Europa e la Fondazione Laboratorio Mediterraneo con la Maison de la Méditerranée.
Vorrei ringraziarvi ancora per avermi dato la possibilità di partecipare a quest'incontro e spero in una proficua cooperazione futura.