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LAICITA’ E DIALOGO TRA LE RELIGIONI NEL MEDITERRANEO

Intervento di Cosimo Risi
al Convegno della Fondazione Europa Mezzogiorno Mediterraneo
(Cosenza, 23 giugno 2006)


Laicità è atteggiamento intellettuale caratterizzato in modo sufficiente dal lasciare libertà di coscienza, intesa quale libertà di conoscenza, libertà di credenza, libertà di critica e di autocritica. (AA. VV., Laicità, Torino, 2006)

• L’idea di laicità rappresenta un elemento costitutivo dell’universo culturale e istituzionale del mondo moderno e contemporaneo. La nozione di laicità è infatti inseparabile dalle vicende dello Stato moderno europeo. Tale nozione è tuttavia caratterizzata da un certo grado di ambiguità concettuale.
• La laicità rappresenta il principio di legittimazione e, insieme, di produzione della separazione tra società civile e Stato, quale si realizza e si definisce nel corso dell’età moderna e contemporanea a partire dall’Europa. Consegue che la categoria di laicità non riguarda solamente la separazione “classica” tra politica e religione, ma anche quella tra Stato e società civile.
• In altre parole lo Stato laico, compimento dello Stato moderno europeo, si basa sul suo carattere di entità autonoma rispetto a un qualsiasi criterio di verità religiosa, ma anche rispetto alla società civile.
• Si può parlare solamente di laicità statuale e non in riferimento alla società. Per quest’ultima è più appropriato il termine “secolarizzazione”, che designa una fenomenologia di tipo eminentemente socio-culturale: la progressiva acquisizione di autonomia delle varie sfere della vita (economica, politica, intellettuale, artistica, sessuale) dalla sfera religiosa, peraltro storicamente non del tutto coincidente con l’avvento della figura dello Stato laico.
• La nozione di laicità rimanda anche ad altri significati o rappresentazioni, vuoi come filosofia del dialogo e della tolleranza, vuoi come concezione prometeica dell’uomo e dell’irriducibilità della ragione umana, vuoi nelle generiche formule per cui si parla di “morale laica” o di “società laica”.
• Sotto il profilo storico, si possono distinguere quattro fasi che costituiscono le tappe essenziali della genesi e dell’affermazione del principio della laicità statuale.
• Perché si possa parlare di laicità, è necessario che lo Stato sussista come categoria specifica. Ma ancor prima è necessario che la “politica” si possa considerare una categoria separata dalla religione.
• La prima fase della laicità è quella in cui si produssero tali precondizioni, e può essere rintracciata tra il XII e il XIII secolo, quando apparvero prima l’idea moderna di politica e poi il concetto di Stato.
• Prima di quel momento religione e politica vanno considerate indifferenziate, senza possibilità di distinguere ciò che è politico e ciò che è religioso in determinate funzioni o attività.
• La separazione tra potere spirituale e temporale vede l’emergere del “cittadino” come differenziato dal “cristiano” ed avviene nell’ambito di un radicale processo di cambiamento socio-culturale che impegna i tre secoli che precedono la definitiva dissoluzione dell’unità religioso-politica dell’Europa cristiana, segnando il passaggio ad una diversa totalità culturale (Umanesimo, Rinascimento).
• Se nella prima stagione sono poste le premesse della laicità, la sua genesi è situabile tra il XVI e il XVIII secolo, periodo in cui vengono alla luce le categorie della modernità, sia etiche che filosofico - politiche, oltre alle moderne istituzioni politiche. E’ l’era delle guerre di religione e di conquista, in cui l’unità cristiana dell’Europa viene frantumata ed in cui avvengono profondi cambiamenti nella struttura sociale ed economica.
• E’ in questa fase che assumono una forma prettamente moderna il pensiero politico, il diritto pubblico, ed in cui emerge la figura di Stato che prenderà il nome di “Stato moderno europeo”.
• In questo quadro si compie l’emancipazione della ragione dalla teologia e la autonomizzazione della sfera temporale, e quindi dello Stato e del potere politico, i quali infatti, grazie ad Hobbes ed alla moderna filosofia politica, vengono legittimati non da un principio di verità, ma dall’autorità. Vige il postulato per cui Auctoritas, non veritas, facit legem.
• La terza stagione è quella dell’avvento della laicità, in riferimento alla costituzione dello Stato liberale ed alla separazione tra Stato e società civile. La nozione, ma anche l’ideologia della laicità, emergono infatti nella seconda metà dell’Ottocento. Il termine laïcisme appare per la prima volta nel 1842 e quello di laïcité nel 1871.
• Lo Stato liberale si fonda sulla laicità intesa come valore e come principio politico-costituzionale. Il liberalismo elabora una teoria generale della limitazione del potere fondata su un insieme di distinzioni dicotomiche: tra politica e religione, tra uomo e cittadino, tra ambito della libertà e ambito dell’autorità, tra sfera privata e sfera pubblica, tra economia e politica, tra mercato e Stato, fino a quella che tutte le riassume tra società civile e Stato.
• Lo Stato liberale, in quanto Stato neutrale ed agnostico, si definisce e autolegittima per la sua separazione dalla società civile e per la sua neutralità rispetto alle opinioni, credenze ed interessi degli individui che la compongono.
• L’ultima stagione, nel XX secolo, caratterizzato da cambiamenti e da trasformazioni senza precedenti, può essere considerata come una fase di metamorfosi della laicità.
• Nella seconda metà del 1900 si è passati ad una diversa “totalità culturale”, indicata usualmente con il termine di postmodernità, coinvolgendo la questione della laicità, così intimamente legata alla categoria di modernità. E’ importante individuare almeno due tendenze opposte.
• La prima riguarda l’assunzione, nel principio di laicità, di caratteri e contenuti vieppiù sfuggenti e cangianti, una tendenza collegabile ai mutamenti nella forma e struttura dello Stato e alla sua crescente “osmosi” con la società civile, il che implicherebbe l’erosione dello Stato laico. E’ inconfutabile che la società civile effettui una pressione sempre maggiore sullo Stato, tanto da far emergere il magma informe fatto di passioni, credenze ed interessi che la caratterizzano.
• Per la seconda tendenza invece la laicità torna ad assumere un ruolo centrale sia nel dibattito culturale sia come principio politico-costituzionale, in relazione alle emergenti sfide della contemporaneità.
• La laicità dello Stato, del suo ordinamento e delle sue istituzioni, è vista come l’unica possibilità di fronteggiare impellenti questioni quali quelle riguardanti il campo della bioetica, il problema della multirazzialità e del pluralismo religioso, in particolare nelle società sviluppate dell’Occidente, gli insorgenti fondamentalismi e integralismi religiosi su scala nazionale e internazionale, le opposte tendenze in tema di tutela della vita e di diritto all’autodeterminazione individuale.
• Occorre riflettere sui motivi che si trovano alla base della difficoltà di adattare il modello laico a molti Paesi musulmani. Secondo un certo ragionamento, la laicità avrebbe fatto presa in Europa perché il cristianesimo ammise la separazione tra Stato e Chiesa già dalle origini, in virtù dell’appello di Gesù a “dare a Dio quel che è di Dio, ed a Cesare quel che è di Cesare”. Diversa invece fu la predicazione di Mohammed a Medina.
• In realtà laicità e secolarizzazione sono nate in Europa nel contesto della lotta tra la borghesia emergente e la Chiesa cattolica. Le nuove idee possono nascere e affermarsi se sono portate avanti da classi sociali emergenti sufficientemente potenti e omogenee. Proprio quanto è mancato nel mondo islamico.
• Quel che appare in modo ancora più evidente è la mancata o solo parziale secolarizzazione delle società musulmane, anche laddove la laicità è stata imposta di autorità.
• Nei Paesi dove il processo di secolarizzazione non si è avviato, chi lo ha auspicato prima di tutto si è posto l’obiettivo di separare la politica e l’economia dalla religione. In questo modo lo scontro sull’importanza del sacro nella società è diventato uno scontro politico, o meglio ideologico. Il conflitto nasce quando due o più visioni fortemente ideologizzate si affrontano, ciascuna considerando legittimo soltanto il proprio punto di vista.
• Certo è che non può darsi laicità, ovvero co-esistenza, senza un accordo minimale su un quadro politico che permetta di mediare gli interessi divergenti. In altre parole la laicità non può esistere senza democrazia.
• Solo la democrazia permette ai vari settori della società di riconoscersi reciprocamente e di concorrere alla formazione delle decisioni politiche. Solo attraverso la democrazia si possono affrontare gli antagonismi in un quadro istituzionale, senza distruggerlo.
• In molti paesi musulmani il progetto degli islamisti passa proprio per la erosione delle istituzioni democratiche. E’ il cosiddetto paradosso della democrazia, che conobbe un primo significativo esempio nelle elezioni vinte dal FIS in Algeria e poi “confiscate” dai militari in omaggio alla laicità. Ne abbiamo nuova prova con le elezioni nei Territori Palestinesi dove la vittoria di Hamas, certificata dai controllori internazionali, provoca il corto circuito della democrazia con il contrasto fra Governo e Presidenza dell’ANP e fra Governo e comunità internazionale: la stessa che, volendo fortemente le elezioni, ha aperto la via al successo del Governo.
• In questi casi si determina un confronto aspro tra democratici e fondamentalisti. I primi non intendono concedere ai secondi quelle libertà per cui essi stessi si battono, violando l’essenza stessa del loro credo. I secondi, dal canto loro, sono anche pronti ad accettare, in un primo tempo, le regole della democrazia, salvo poi limitarle una volta al potere, in qualsiasi modo vi giungano.
• Si rilevano tuttavia cambiamenti anche in queste società. I musulmani iniziano a distinguere tra Islam, come etica e modo di vita, e fondamentalismo islamico, come ideologia politica spesso violenta. Così stanno nascendo movimenti che si oppongono all’islamismo non in nome del laicismo (l’ideologia della laicità), ma proprio in nome dell’Islam. Si osserva l’affermazione sulla scena politica e sociale di gruppi islamisti che manifestano una certa compatibilità con i sistemi democratici, il che rende legittimo parlare oggi di post-islamismo.
• Lo stato laico è la migliore garanzia alla libera pratica delle confessioni e delle credenze in un mondo globalizzato che le mette immediatamente a confronto. E il confronto può svolgersi civilmente solo in un quadro di regole condivise, nel rispetto del principio di legalità.

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