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LA MOSTRA

Pannelli grafico–testuali, fotografie, diorami, oggetti legati alla cultura materiale, video e digitalizzazioni per educare all’uso dell’acqua e conoscere la storia delle tecniche idrauliche nel Mediterraneo.

MEDITERRANEO SAHARA COMMERCI SCAMBI CULTURA DELL’ACQUA è una mostra multimediale bilingue (italiano-francese) che trae origine dal lavoro preparatorio per la realizzazione del progetto: «Rafforzamento delle capacità d’ intervento delle organizzazioni di base per la preservazione degli ecosistemi relativi alle oasi in Marocco», realizzato dal CISS in partenariato con la ONG marocchina Association de Lutte Contre les Effets de la Sécheresse et de la Désertification au Maroc - ALCESDAM.

Il progetto prevede un´azione di recupero di tre oasi in provincia di Tata (Marocco), con l’obiettivo di frenare la desertificazione e combattere il declino dell’economia rurale.

Nel corso dell´ideazione dell’intervento, che ha progettato tra l’altro il recupero dei tradizionali canali d’irrigazione (Khettaras) omologhi dei Qanat arabi della Palermo sotterranea, è stata raccolta una cospicua documentazione audiovisiva e fotografica, che evidenzia l’esistenza di analogie storiche, tecniche, culturali, tra le culture dell’acqua nel Mediterraneo.

L’idea–guida della mostra è la divulgazione e la valorizzazione della comune cultura dell’acqua dei popoli del Mediterraneo testimoniata da analogie nelle tecniche di sfruttamento delle risorse idriche (in tutti i loro aspetti: captazione, trasporto, accumulo, purificazione, distribuzione), attraverso due percorsi: uno di carattere storico, con la ricostruzione del ruolo delle città carovaniere nell’ambito della storia dei commerci tra il Sahara e il Mediterraneo; ed uno di carattere artistico e architettonico, rintracciando le analogie stilistiche, di impianto urbanistico e architettonico, nonché nell´ambito della gestione dell´acqua, tra le città carovaniere del Marocco, della Tunisia e dell’Algeria e le architetture di origine araba in Sicilia: un percorso che si snoda dalle Khettaras in Marocco, ai Qanat di Palermo, le strette gallerie sotterranee scavate dai maestri d’acqua arabi della Palermo medioevale con tecnica mutuata dai Persiani.


Perché MEDITERRANEO SAHARA?

Pensiamo al Bacino del Mediterraneo come a un mare interno contiguo ad un altro grande mare che é il Sahara: diversa la geografia, diverso lo stato fisico, simile invece il ruolo unificatore che questi due contesti geografici hanno avuto in relazione ai loro margini ed ai popoli che nel tempo si sono succeduti. Le sponde di questi “mari” sono stati il luogo della sedentarietà, della produzione, degli empori, dello sviluppo culturale, degli scambi economici e culturali.........dalle rive del fiume Niger, margine estremo a sud, alla Spagna, alla Sicilia, al Marocco delle montagne e delle pianure, in epoche recenti o all´epoca del "Limes Romanus", oltre il quale si diceva ´hic sunt Leones"......In tutti questi territori, e nel tempo, si svilupparono, modificarono e scambiarono usi, costumi, merci, tecniche, manodopera ed intelletti.

L’itinerario della mostra valorizza il patrimonio storico–archeologico della città di Palermo, collocandone l´antico sistema di gestione delle acque nel contesto culturale e ambientale che lo ha generato e si propone di stimolare la riflessione sulle tecniche di sfruttamento delle risorse idriche attualizzando un modello proprio della cultura mediterranea - quello dell’oasi - nell’ottica del recupero di sistemi tradizionali a minore impatto ambientale rispetto alle tecniche odierne di utilizzo delle acque profonde.

La crisi idrica nel Mediterraneo nasce oltre che da un´obiettiva scarsità di risorse, anche dall’uso di tecniche di sfruttamento intensivo delle falde idriche sotterranee e dal ricorso a risorse idriche fossili (ovvero non rialimentate nel ciclo idrologico). La mostra conduce così gradualmente alla riscoperta dello "spazio idraulico" dell’oasi, microcosmo ambientale e sociale tipico dell´area sahariana: in virtù degli scambi commerciali e del decisivo influsso culturale arabo i centri storici tradizionali del Sud Italia e le città del Maghreb partecipano di uno stesso modello allargato di oasi inteso come capacità di creare situazioni vivibili in ambienti difficili e ostili grazie all’utilizzo di competenze idrauliche ed agricole: ecosistemi urbani in grado di sfruttare, in condizioni di risorse rare, dinamiche capaci di autoriproduzione e di sostenibilità nel tempo.


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