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Costituzione della rete italiana della Fondazione Euro-Mediterranea per il Dialogo fra le Culture “Anna Lindh”

Intervento dell’arch. Michele Capasso
Presidente della Fondazione Laboratorio Mediterraneo – Onlus,
Capofila della Rete Italiana della Fondazione Euromediterranea per il Dialogo fra le Culture


Innanzitutto vorrei ringraziare l’Ambasciatore Sessa per le sue parole da noi condivise, ringrazio tutti i partecipanti con i quali da dieci anni abbiamo compiuto molte tappe importanti per il Dialogo tra le Culture. Specificamente abbiamo assistito alla concezione e alla nascita di questa Fondazione sin dal primo momento quando l’idea fu lanciata dal II Forum Civile Euromed di Napoli del 1997 da noi organizzato: in quell’occasione gli accademici, i rettori delle Università, gli esponenti della Società Civile - più di duemila - individuarono in un organismo apposito – che l’Unione Europea doveva far nascere come iniziativa prioritaria del processo di Barcellona per il Dialogo tra le Culture - un’iniziativa imprescindibile, dove la cultura - in un mondo aspro fatto di forze che spesso si combattono tra di loro, in cui a farla da padrona in alcuni casi sono solo la politica e l’economia - potesse assumere il ruolo di forza buona capace di incidere nei processi della storia.

Il cammino è stato lungo, la grande architettura burocratica dell’Unione Europea ha impiegato i suoi tempi per giungere fino ad oggi, adesso siamo ad un punto importante e cruciale che, come diceva prima l’Ambasciatore Sessa, è ancora più importante visti i tragici eventi di questi giorni.

Vorrei passare subito ad analizzare un percorso operativo, attirando la vostra attenzione sulle grandi differenze e i grandi mutamenti che sono avvenuti dal 1995, anno di nascita del Partenariato Euromediterraneo, ad oggi. L’anno prossimo noi prevediamo un grande evento riepilogativo e di analisi dei dieci anni del Partenariato Euromediterraneo anche con l’elaborazione di rapporti tecnici su come sono state impiegate le risorse, perché questo possa essere un elemento di studio sia per la Commissione Europea per apportare gli opportuni aggiustamenti, sia per noi per capire come proseguire.

All’epoca c’era una fiducia estrema nella costruzione di un dialogo tra la Riva Nord e la Riva Sud del Mediterraneo, c’era una positività e una speranza sulla risoluzione del conflitto Israelo-Palestinese, la Società Civile era entusiasta perché cominciava ad essere considerata e coinvolta nei processi decisionali, il Dialogo tra le Culture e la Società Civile riceveva un apposito riconoscimento nella dichiarazione di Barcellona ed appositi programmi venivano posti in essere con risultati altrettanto significativi (Programma MEDA, ecc.).

Attualmente nell’area euromediterranea si affiancano al progetto europeo del Partenariato Euromediterraneo - con tutte le azioni già intraprese - molteplici altri progetti fra i quali in particolare l’iniziativa G8 avviata dagli USA per il cosiddetto Grande Medio Oriente.
L’Unione Europea viene oggi spesso considerata come sistema politico imperfetto ma è un sistema politico nuovo e in divenire. Lo spirito nuovo consiste nel rifiuto di espandersi mediante la forza per ingrandirsi soltanto mediante l’accordo, nel rispetto delle entità storiche e attraverso il dialogo tra le culture. Il rifiuto totale della guerra come mezzo di espansione e dominio non era mai stato più così nettamente affermato: in questo caso, come risultato dei valori, che tre secoli di cultura laica hanno creato. Quest’azione contrasta, in linea di principio, con l’Islam che, invece, ha fondato sulla religione le proprie conquiste e la propria espansione.
Oggi le difficoltà dei Paesi Mediterraneo-Islamici, che hanno avuto un’apertura innovatrice, possono essere risolte solo attraverso una nuova “modernità” partecipatrice, capace di favorire il rinnovamento, l’aggiornamento che l’Islam si attende.
Questo processo deve essere accompagnato dall’azione onusiana ed europea della partecipazione dell’accordo che, nel Mediterraneo, potrà trovare il banco di prova attraverso lo strumento del dialogo tra le culture.
Di qui la straordinaria importanza della Fondazione Euromediterranea “Anna Lindh” e la considerazione che la delicata composizione delle diversificate esigenze e finalità non può avvenire senza l’azione di organismi altamente specializzati in grado di promuovere, soprattutto oggi nell’attuale situazione storico-politica, il Dialogo tra le Culture presenti nell’area euromediterranea.
Si deve quindi ragionare in termini di professionalità, di identità del fare e non identità dell’essere, valorizzando tutte le risorse che abbiamo sul campo.
Da ciò deriva la straordinaria importanza della FEM che, quale “rete di reti nazionali”, deve assolvere un compito difficile che va al di là di una semplice programmazione politica: deve promuovere il dialogo e, con esso, la pace tenendo conto che quest’azione non è un semplice “atto-burocratico” ma richiede una visione, un senso di vita in chi la promuove e la realizza; né tantomeno si tratta di un semplice lavoro di organizzazione e coordinamento di attività.
Da ciò deriva il delicato compito affidato all’interazione delle attività delle “reti nazionali” e soprattutto alla rete italiana. Noi abbiamo avuto a Bruxelles l’incarico di essere antenna europea, stiamo coordinando le varie reti nazionali ed europee, abbiamo partecipato a varie riunioni e la nostra rete nazionale vi assicuro che è la più forte, la più composita e con uno scatto di orgoglio, quella più ricca, capace di intervenire veramente nell’architettura di questa istituzione che stiamo creando in questo momento.

Nella prospettiva di una ricomposizione dell’unitarietà del Mediterraneo, l’Italia - che nel corso storico, in età ellenica, ha costituito l’altra sponda determinante per lo sviluppo della cultura greca, in epoca ellenistica e imperiale fu il centro geo-politico dell’ecumene e nel medioevo il punto di confluenza di tutte le vie del commercio marittimo fin quando il Mediterraneo restò centro economico della società del tempo - ha oggi una funzione politica, diplomatica e culturale specificamente euromediterranea, nello spirito della linea politica tracciata dalla Carta dell’ONU e dalla Carta fondatrice dell’attuale Unione Europea.
Per assolvere a questa funzione ed impegnarsi per favorire il dialogo tra le culture e, con esso, l’affermazione dei diritti umani e delle libertà politiche fondamentali nei Paesi euromediterranei, così diversi per tradizioni e culture - agevolando in questo modo l’accelerazione del ritmo dello sviluppo economico e la riduzione del divario socio-culturale - l’Italia può contare su competenze, organizzazioni e strutture culturali che da sempre hanno costituito la ricchezza di questo Paese.
Di qui l’importanza della “Rete Italiana” della FEM che, trascendendo le possibilità dirette di organi governativi e nello spirito di totale indipendenza posto dall’Unione Europea a base della FEM, dovrà essere in grado di offrire a quegli organi gli strumenti e le azioni necessari per assolvere l’impegno assunto in sede comunitaria nel portare a compimento la costituzione della FEM attraverso la realizzazione delle sue principali finalità.

Le risorse rese disponibili dall’Unione Europea per la FEM e quelle che saranno rese disponibili dal Governo italiano per la “Rete Italiana” sono attualmente estremamente limitate e non consentono che la realizzazione di alcune selezionate attività. Nonostante ciò è importante considerare il grande sforzo compiuto dall’Unione Europea e dai Paesi della PEM - primo fra tutti l’Italia - per addivenire alla costituzione stessa della FEM che rappresenta il frutto di un lavoro complesso di democrazia partecipativa e, in quanto tale, strumento indispensabile per legittimità e rappresentatività.
In queste condizioni, assumendo come fine prioritario quello di assegnare alla “Rete Italiana” della FEM un ruolo primario all’interno della stessa - coerentemente alla grande tradizione culturale italiana – si propone in via preliminare una prima metodologia.

· Costituire una “Rete” fluida ed aperta a tutti gli organismi interessati, senza alcuna gerarchia interna, così come previsto dall’Unione Europea per la FEM.


· Censire le principali azioni programmate con proprie risorse dagli organismi aderenti alla “Rete Italiana” e selezionare tra queste quelle caratterizzabili come “azioni per il dialogo tra le culture dell’area euromediterranea”: in questo modo sarà possibile evitare duplicazioni e costituire una grande banca dati che noi già abbiamo posto in essere e creare una sinergia immediata attraverso un meccanismo sul nostro portale internet che consente immediatamente di verificare anche attività similari che le altre reti stanno ponendo in essere dall’osservatorio del nostro ruolo di antenna europea. Attraverso quest’analisi possiamo identificare, creando un organismo aperto e non gerarchico quei settori prioritari che, in armonia con il Ministero degli Esteri e con la Commissione Europea, sono ritenuti indispensabili, sia in questo determinato momento storico-politico, sia in funzione delle linee principali della FEM che, consapevole di non poter fare tutto immediatamente, ma di dover fare un programma a stato di avanzamento, sceglierà senza dubbio delle priorità in settori specifici.


· Mettere insieme quelle attività che meritano di essere ampliate ed ulteriormente rafforzate anche attraverso l’impiego di risorse economiche aggiuntive a quelle già impiegate dagli organismi che le realizzano. E qui nasce la sfida che porta ad un appello ai rappresentanti delle regioni ad utilizzare i fondi europei. Con il Ministero degli Affari Esteri, già dal 1999, abbiamo istituito il tavolo 17 che ha consentito alle regioni italiane di introdurre una misura, quella per l’internazionalizzazione culturale e scientifica con il mondo e quindi con il Mediterraneo, che nel suo insieme ha raccolto circa 4600 miliardi delle vecchie lire. Ebbene, le regioni del sud del Mediterraneo hanno impiegato solo l’8% di queste risorse e speso solo l’1%. Quindi, anziché prendercela con l’Europa, con il Ministero degli Esteri o con altri organismi è in casa nostra, nelle regioni del Sud soprattutto che occorre - anche in previsione delle prossime elezioni dove si spera ci sia una maggiore attenzione - scegliere e di individuare quei canali di risorsa che ci sono e che sarebbe un peccato non utilizzare.


· Predisporre un programma articolato ed organico di attività della “Rete Italiana” coerente con le risorse rese disponibili dal Governo italiano e da eventuali altre istituzioni e/o sponsor.


· Predisporre un programma articolato ed organico di attività coerente con la pianificazione budgetaria della FEM da sottoporre al Direttore esecutivo della stessa FEM, così come specificamente previsto nelle conclusioni della Conferenza di Dublino in cui ai punti 61-65 del Documento conclusivo è stata esplicitamente evidenziata la collaborazione particolare della “Rete Italiana”. Questo ultimo elemento sarà ritardato nel tempo perché dipenderà dalla definitiva concretizzazione dello statuto e dell’articolazione della Fondazione.



Ecco in concreto quali sono le attività proposte che potremmo mettere in essere con un’elencazione del tutto indicativa:


1. Creazione di una banca dati in “progress” degli organismi e delle istituzioni costituenti la “Rete Italiana” della FEM, con l’aggiornamento di tutte le attività che questi organismi svolgono nell’ambito del dialogo tra le culture dell’area euromediterranea.


2. Creazione di un sito internet, il cui nome potrebbe essere www.euromedfoundation.it, che in una prima fase iniziale può essere il sito dell’intera FEM. Questo sito riporterà:
· La storia della FEM
· Le finalità della FEM
· La lista delle Reti nazionali
· Le attività della FEM
· I documenti della FEM
· Le schede degli organismi aderenti alla rete italiana e le principali attività
· Il programma annuale delle attività della rete italiana
· Le proposte della Rete italiana alla FEM
· Le attività realizzate dalla Rete italiana.


Questo sito, da realizzarsi in 4 lingue (italiano, francese, inglese e arabo) potrebbe beneficiare di un’assistenza, oltre che della Fondazione Laboratorio Mediterraneo attraverso il suo portale www.euromedi.org, del Regional management support unit del programma comunitario Euromed Heritage (con sede in Italia) che ha risorse disponibili: tutto questo in perfetta sintonia con le linee direttrici della Commissione Europea che prevede specifiche sinergie con programmi comunitari già in corso, sempre al fine di evitare duplicazioni e sprechi di risorse.


3. Organizzazione di un programma annuale di riunioni, dibattiti, conferenze e pubblicazioni sulle relazioni euromediterranee.


4. Produzione di pubblicazioni concernenti il patrimonio e i valori delle civiltà che hanno caratterizzato la storia dell’area euromediterranea.


5. Proposte alle televisioni ed ai media di realizzare programmi sottotitolati destinati a diffondere le culture, le arti e il patrimonio turistico-culturale delle due rive del Mediterraneo, il recupero di patrimoni enormi che sono abbandonati. E qui una prima azione è possibile con l’aiuto del Ministero degli Esteri. Mi riferisco, ad esempio, a tutti i servizi fatti dalla trasmissione “Mediterraneo”, che è un’azione fatta in Partenariato con la Spagna e con la Francia, sono 1800, ne sono stati trasmessi solo il 6-7% e che riflettono la cultura, la storia, la tradizione, le religioni perché no, il destino del nostro mare e che potrebbero avere la dignità di essere uno strumento didattico-divulgativo, se trasferiti in digitale e sottotitolati nelle varie lingue.


6. Invito ai Governi a promuovere azioni che favoriscano il turismo culturale tra i giovani, attraverso eventi e fiere dedicate al libro ed al patrimonio culturale e attraverso festival di musica (etnica, tradizionale, leggera, classica, ecc.) e di teatro: molteplici eventi che già si svolgono in Italia potrebbero essere aperti a questa nuova esperienza. E’ qui presente la rappresentante della MEP che già opera in questo senso e la loro esperienza può essere un contributo molto importante.


7. Realizzazione di videoconferenze periodiche per promuovere il dialogo su tematiche specifiche e per confrontarsi con le altre reti nazionali.


8. Promozione e patrocinio di “premi” specifici da attribuire a personalità che abbiano contribuito in maniera significativa allo sviluppo delle relazioni euromediterranee.


9. Sinergie con altre istituzioni italiane e internazionali (UNESCO, ecc.) al fine di valorizzare iniziative già esistenti nell’ambito della valorizzazione del patrimonio culturale (materiale e immateriale).


10. Iniziative per il recupero del capitale sociale e umano dei centri storici delle città euromediterranee.


11. Iniziative per la tutela e valorizzazione degli antichi mestieri d’arte come strumento di conoscenza e di dialogo.

Queste azioni sono specifiche della Fondazione Euromediterranea, oggi come oggi, ancora più importante perché la grande ricchezza del capitale sociale e umano, con i mestieri d’arte, l’artigianato, possano costituire un legame forte per promuovere il dialogo e con esso lo sviluppo condiviso e la pace.

Mi avvio alle conclusioni, in qualità di capofila della “Rete Italiana” della FEM, ringrazio ancora una volta il Ministero degli Affari Esteri, per aver voluto premiare i 10 anni di attività in questa direzione svolta dalla nostra Fondazione in quanto Rete Euromediterranea per il Dialogo tra le Società e le Culture.
Per un miglior svolgimento del programma di attività che la Rete Italiana deciderà - nello spirito di sinergia prima evocato per evitare duplicazioni e sprechi di risorse – la Fondazione Laboratorio Mediterraneo potrebbe mettere a disposizione:

· un network di organismi e di istituzioni;
· una sede centrale a Napoli, la Maison de la Méditerranée;
· sedi distaccate in vari Paesi euromediterranei;
· forze intellettuali e tecniche per contribuire ad eliminare i contrasti, armonizzare i fini, aiutare alla comprensione delle esigenze dei Paesi euromediterranei interessati;
· una banca dati in grado di monitorare i programmi in corso, le risorse impiegate ed i risultati ottenuti al fine di evitare duplicazioni e sprechi di risorse e di tempo: finalità esplicitamente indicata dall’Unione Europea come primaria per la FEM;
· punti di riferimento nei Balcani al fine di apportare in prospettiva un contributo prezioso per collegare l’area balcanica al Partenariato Euro-mediterraneo, nello spirito della politica di vicinato dell’Unione Europea, attraverso il dialogo tra le culture;
· iniziative e progettualità che già da tempo sono accreditate e consolidate pienamente coerenti con le finalità della FEM quali: il Premio Mediterraneo; le Conferenze euromediterranee dei giovani e delle donne,; i Master di alta formazione sul dialogo sociale; le Cattedre di Studi Mediterranei fatte con varie Università quali L’Orientale e l’Università di Bologna; il Festival del Cinema dei Paesi euromediterranei; i seminari di formazione “Aristote”; i Concerti per il Dialogo tra le culture; le Assises euromediterranee per il dialogo tra le società e le culture; le Pubblicazioni editoriali e multimediali; i Forum Euromed; ecc.

Analoghe disponibilità da parte di tutti gli organismi che intendano aderire alla “Rete italiana” della FEM sono non solo auspicabili ma indispensabili per costituire una “Rete partecipata” che, operando in stretto raccordo con il Ministero degli Esteri, sia in grado di offrire il meglio delle risorse di cui l’Italia dispone.
Siamo in un momento di emergenza, c’è bisogno sul campo di interventi di emergenza, quindi, volendo fare un paragone “medico”, ci sono dei “feriti sul campo”, c’è bisogno di “medici volenterosi” e di “infermieri”: dobbiamo evitare di creare un corso di laurea in medicina, dobbiamo considerarci già tutti infermieri e medici pronti domani mattina ad operare per questa causa che è prioritaria e indispensabile in questo momento e per il nostro futuro.



CONCLUSIONI:

Vorrei ringraziare voi tutti per la qualità, la densità e la concretezza dei vostri interventi e sottolineare l’importanza di darci delle regole, ma sempre nell’ambito della semplicità posta a base della stessa FEM per evitare che si trasformi in una grande architettura burocratica. L’impegno più concreto è di creare un Consiglio direttivo che rappresenti i vari settori e la varie priorità della Rete Italiana.
Questa Fondazione ha una funzione politica, grazie all’azione del Dialogo tra le Culture: il coinvolgimento su azioni specifiche che vanno dai giovani, al patrimonio culturale e che rappresentano essi stessi una strategia e una linea politica è essenziale.
La mia proposta è di procedere a piccoli passi individuando alcune priorità (creazione di una banca dati, censimento e portale internet) e richiedendo l’accordo di tutti i presenti.
Auguro a tutti noi un buon lavoro.

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