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CORRIERE DEL MEZZOGIORNO
28/01/2008

Da Obama alla Campania.
LA SPERANZA? WE CAN CHANGE


di Massimo Galluppi

Ai campani giovani e meno giovani che praticano un po’ di inglese e navigano in Internet consiglierei di ascoltare il discorso che Barack Obama ha tenuto sabato scorso ai suoi sostenitori dopo la vittoria nelle primarie democratiche dei South Carolina (http://www.msnbc.msn.com/).
Vedrebbero uomini e donne di tutti i colori e di tutte le età che partecipano con passione ad una competizione politica democratica. Sentirebbero scandire uno slogan: “We can change”, possiamo cambiare. Cambiare la politica di un paese che non sa come uscire da una guerra disastrosa e da una difficile congiuntura economica. Un paese che ha perso molte certezze ma non la speranza.
E’ questo – la speranza – che manca da noi. Quello che ci impedisce di chiudere il capitolo della spazzatura, di pensare che chi sperpera le risorse pubbliche per mantenere le proprie clientele e narcotizzare la protesta sociale pagherà un prezzo politico per ciò che ha fatto. Che ci impedisce di credere che si può rimediare agli errori, risolvere i problemi, voltare pagina, costruire il futuro. Non la certezza assoluta del cambiamento, ma la semplice possibilità, legata ad una leadership credibile, scelta democraticamente in un’aspra competizione fra donne e uomini veri; non commedianti facondi e furbissimi, dallo sguardo sfuggente e la lingua biforcuta che considerano le istituzioni pubbliche una loro proprietà privata.
Forse Obama non ce la farà. Ma per chi lo ascolta, per chi contribuisce, alla sua campagna, per i 15 mila volontari che si sono schierati al suo fianco, per quella signora che si è presa la briga di andare in banca per ordinare un bonifico di 3 dollari e 1 cent accompagnato da un versetto della Bibbia: per tutti costoro l’importante è che il loro candidato abbia lo sguardo franco e la testa diritta e si batta con coraggio e tenacia per le sue idee. Sentono che il paese ha bisogno di cambiare e Obama promette di farlo. Sono attratti dalle sue parole, allo stesso tempo semplici e profonde, che hanno il ritmo dei discorsi dei grandi predicatori neri, ma piacciono anche ai bianchi. Se vincerà, probabilmente Obama potrà mantenere solo una parte delle sua promesse. Ma non verrà meno alla loro sostanza. Consapevole che, se lo facesse, perderebbe credibilità e potere, la stima che egli ha di se stesso e quella dei suoi concittadini, la possibilità di avere un posto nella storia, tutto.
Ai campani che dovessero seguire il consiglio di ascoltare il discorso di Obama, suggerirei di non parlarne con chi ritiene (con varie argomentazioni, tutte ragionevoli) che Bassolino e Iervolino devono restare al loro posto, almeno per il momento. Vi risponderebbero (a ragione) che l’America è lontana e che la cultura politica degli americani è diversa dalla nostra. Non capirebbero che il nocciolo della questione non è questo. Che noi abbiamo un urgente bisogno di sperare, di credere nel domani. Che anche noi vorremmo sentire risuonare nell’aria le parole di Obama e dei suoi sostenitori: “ Yes we can” . Si, possiamo cambiare.

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