CORRIERE DEL MEZZOGIORNO
15 febbraio 2005
Islam
– Occidente: necessario il dialogo non i salamecchi
di Khalid Chaouki
A
Napoli si sono riuniti tra i più importanti studiosi dei rapporti tra Islam e
Occidente nell’ambito della Fondazione Laboratorio Mediterraneo, per progettare
insieme le iniziative e le tematiche da discutere nei prossimi cinque anni. Le
proposte conclusive sono state contagiate dal solito e ormai insopportabile
“vogliamoci tutti bene!”.
Il
dialogo tra le civiltà e le culture diverse sarà utile e davvero prezioso se
riuscirà a risolvere i nostri problematici nella convivenza quotidiana tra
persone. La vera pace dovrà tradursi in un’azione degli individui, quindi non
tanto l’Islam, il Cristianesimo o l’Ebraismo, ma in primis il cittadino di fede
islamica, cristiana o ebraica. Nel contesto storico attuale le sfide da
affrontare nel Mediterraneo sono tante e complesse, sicuramente non risolvibili
con il dialogo dei salamecchi reciproci, con le grandi kermesse internazionali.
La vera strada per ritrovare la via della convivenza pacifica e la cooperazione
tra i Paesi del Mediterraneo inizia con un confronto sereno ma leale. Senza
ambiguità o presunzioni di superiorità. Occorre capacità di autocritica, quindi
un grande coraggio a mettersi in gioco ristudiando la storia comune fatta di
amicizie, ma anche sanguinose guerre e invasioni.
I
nodi sul tavolo sono tanti. I diritti umani e le libertà individuali sono al
primo posto. L’uguaglianza tra uomini e donne nei Paesi a maggioranza
musulmana. Il rapporto tra religione e Stato. Da una parte l’applicazione della
legge cranica (sharia) tra i regolamenti dello Stato, dall’altra un’
interpretazione estremista della laicità che esclude il credente dalla sfera
pubblica. Altro nodo fondamentale nel dialogo tra Occidente e Islam è l’uso
della violenza come strumento per risolvere i conflitti. Un’interpretazione
deviata dell’Islam incoraggia i giovani musulmani ad applaudire i Kamikaze come
nuovi martiri di Allah. D’altra parte la risposta al terrorismo con la guerra
preventiva sicuramente fomenta grande odio tra le fila dei popoli musulmani e
crea ulteriori giustificazioni per i futuri militanti tra i gruppi del terrore
suicida. Infine la presenza dei musulmani in Occidente, l’euro-Islam o l’Islam
europeo come diversi amano definire il nuovo fenomeno. Milioni di musulmani che
vivono in Europa, sono cittadini europei ma non ne condividono alcuni valori e
addirittura, talvolta, ne rifiutano le scelte. Gli interrogativi sono numerosi
di fronte alla presenza più numerosa dopo quella cristiana. Innanzitutto la
ricerca di un modello positivo di convivenza. E’ possibile vivere in una
società senza condividerne i valori fondanti? Le risposte di alcuni Paesi
europei nella ricerca di un modello d’integrazione sono soddisfacenti? I nuovi
cittadini di fede islamica potranno condividere la dimensione laica dello Stato
separando la sfera religiosa individuale da quella pubblica delle istituzioni?
Tante
domande e poche risposte. La società italiana in particolare ha il dovere di
interrogarsi e avviare un vero dibattito con i vicini musulmani, lontani da
superficialità e riconoscendo tutti quanti che la sfida è comune se si vuole
costruire una nuova società multiculturale, possibilmente coesa, unita dai
valori comuni e lontana dai conflitti.