17 febbraio 2005
di Caterina Arcidiacono
Il primo scopo della Fondazione
Laboratorio Mediterraneo ha promosso con il seminario “islam e Occidente” è
aprire la consapevolezza che l’universo dell’Islam comprende voci tra loro
molto diverse; far parlare gli attori per dar voce ai differente uso e senso di
parole chiave: Islam, laicità, democrazia. Con John Esposito, direttore
scientifico di questa iniziativa, il Laboratorio Mediterraneo ha inteso per dar
voce a quell’Islam esula dalle rappresentazioni più comune. Ha invitato alla
Maison de la Méditerranée Heba Raouf Ezzat donna velata, docente
dell’Università del Cairo che parla di cittadinanza e pari opportunità per le
donne; che riconosce il diritto di interrompere la gravidanza per la donna
musulmana che combatte affinché il divorzio avvenga davanti a un giudice e non
più sulla parola. Se Oriana Fallaci vende milioni di copie agitando lo spettro
del pericolo musulmano, la Fondazione Laboratorio Mediterraneo per combattere
il terrorismo culturale cerca ciò che può agire da connessione. La difficoltà
di costruire ponti richiede, come afferma James Piscatori, dell’Oxford
University, una politica di piccoli passi.allo stesso tempo il Limite del dialogo
delle culture e la tolleranza abusiva, ossia l’essere disposti ad accettare
ogni aspetto di un’altra cultura in nome del relativismo culturale. Wassyla
Tamzali, scrittrice algerina laica, in un Paese musulmano, teme quella che
chiama la tolleranza molle, o ancor peggio una visione di un mediterraneo a
doppia velocità dove vi sia libertà per le donne della riva Nord e
sottomissione sull’altra sponda. Dar voce agli “attori in dialogo” è un
progetto ambizioso che parte dall’esigenza di creare lo spazio in cui i
sentimenti e pensieri contrapposti possono trovare accoglienza. Riposte
precostituite non interessano, ma ogni dialogo parte da una dichiarazione
d’intenti di buon auspicio: quelli che nel “Corriere del Mezzogiorno” di
martedì Chaouki chiama salamelecchi. Per psicologia sociale il focus su come
gli steriotopi e le rappresentazioni agiscono nelle mediazioni sociali tra i
gruppi aiuta a comprendere i problemi che nel mondo contemporaneo hanno portato
a guerre e conflitti tra gruppi di diversa appartenenza, e a come si creano ed
interagiscono multiappartenenze e identificazioni multiple incrociate.