IL DENARO
14 aprile 2005
II PRESIDENTE DELLA FLM RILANCIA L’IPOTESI DI
UNA DELEGA PER I RAPPORTI CON I PAESI DEL BACINO AVANZATA DA BASSOLINO
Capasso: Passiamo dalle parole ai fatti
Assessorati
al Mediterraneo in tutte le Regioni del Sud e un coordinamento superiore
affidato alla Campania. E’ la proposta lanciata da Antonio Bassolino,
all’indomani della riconferma alla presidenza di Palazzo Santa Lucia, e
descritta, in una recente intervista all’Unità, come “una grande partita che
l´intero centrosinistra ora può giocarsi. Penso che tutti insieme, presidenti,
assessori, Regioni meridionali - spiega il governatore dalle colonne del
quotidiano diretto da Antonio Padellaro - possiamo presentare il Mezzogiorno
come un grande soggetto unitario politico e istituzionale dentro il bacino del
Mediterraneo”. Una sfida ambiziosa. Ma quali sono le possibilità concrete di
renderla praticabile? Il Denaro lo chiede a Michele Capasso, architetto e
presidente della Fondazione Laboratorio Mediterraneo: è stato lui cinque anni
fa a pensare ed a proporre alla Regione Campania e ad altre istituzioni locali
la creazione di appositi assessorati per il “Mediterraneo”.
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E’ stato il primo a proporre, cinque
anni, fa la creazione di un assessorato al Mediterraneo. Come nacque questa
idea?
Nella primavera del 2000, molte collettività locali dei Paesi mediterranei
desideravano valorizzare politiche orizzontali, capaci di dare loro un impulso
al di fuori delle burocrazie e delle strategie dei Governi nazionali, spesso
assorbite da interessi contrastanti. La Fondazione Laboratorio Mediterraneo,
nel corso di un convegno organizzato alla fine di aprile 2000, propose alla
Regione Campania e ad altre collettività locali campane e italiane
l’istituzione di appositi assessorati ai rapporti con i Paesi del Mediterraneo,
per meglio organizzare scambi economici e culturali nel quadro del partenariato
euromediterraneo.
Come venne accolta questa proposta?
Ci fu un’adesione molto limitata: 6 Province, alcuni Comuni e la Regione
Campania.
L’allora assessore al Bilancio, Aniello Formisano, d’intesa con il presidente
Bassolino, recepì pienamente l’importanza politica di tale azione che, alla
luce di quanto dichiarano oggi molti qualificati esponenti politici , è stata
premonitrice ed anticipatrice di una necessità che adesso appare fondamentale.
In che modo la Regione recepì la sua
ipotesi?
Con un apposito decreto del presidente della Regione (il 6058 del 25/5/2000)
venne attribuita all’assessore al Bilancio la delega ai “Rapporti con i Paesi
del Mediterraneo” con la seguente motivazione: “ La Regione intende avvalersi
di tutte le esperienze consolidate in materia di partenariato euro-mediterraneo
al fine di poter contribuire nel concreto allo sviluppo di iniziative di
cooperazione e di internazionalizzazione economica e culturale con i Paesi del
Mediterraneo”.
E i risultati?
Molto modesti. Si tratta di un neonato ancora in fase di crescita. L’azione
politica è lodevole ma la pratica concreta si scontra contro burocrazie
europee, nazionali e regionali: la vera “malattia” dei nostri giorni. Anche per
questo assessorato si è fatto appello ai Fondi europei e, specialmente, alle
Misure concernenti l’internazionalizzazione. Di realizzato, però, quasi nulla e
con tempi biblici. Sempre di più si parla e ci si affida ai “Fondi europei” per
promuovere le principali iniziative, specialmente nelle Regioni del Sud
dell’Italia comprese — ancora non si sa per quanto — nell’Obiettivo 1 e, per
questo, dotate di notevoli risorse. Sempre di più ci si affida ai tanti
programmi comunitari per promuovere il dialogo e lo sviluppo condiviso tra i
popoli europei e quelli mediterranei: tantissime e fantasiose le sigle dei
programmi comunitari divenute un mito e una speranza anche per i non addetti ai
lavori.
Ritiene che questi fondi non vengano
adeguatamente utilizzati?
La gestione di questi fondi annega nelle miopie e nelle burocrazie più
spietate. La nostra Fondazione, quale attore principale del partenariato
euromediterraneo e destinatario di molteplici progetti europei, rappresenterà
in un apposito rapporto, proprio in occasione del decennale del Partenariato
euro-mediterraneo, le esperienze di dieci anni proprio per contribuire ad una
revisione dei meccanismi che di fatto paralizzano ogni iniziativa.
Come giudica la proposta lanciata da
Bassolino all’indomani della rielezione?
E’ pienamente coerente con la politica posta in essere da una Regione che ha
enormi potenzialità e, per questo, pienamente condivisa. Il problema è passare
dalle enunciazioni ai fatti concreti. Lavorare per il Mediterraneo, per il
dialogo tra società, religioni e culture che si affacciano su questo mare non è
una semplice azione politica o burocratica: è, soprattutto, una visione che
deve coinvolgere la società civile utilizzando al meglio le competenze in campo,
come lucidamente enunciato nel già citato decreto costitutivo sottoscritto
dallo stesso Bassolino. Vorrei fare una riflessione: ai recenti funerali del
Papa abbiamo avuto modo di vedere come “l’intero Pianeta” fosse concentrato in
pochi metri quadrati ed apparisse piccolo piccolo di fronte alla grandezza e
semplicità di quella bara. I giornali hanno gridato al miracolo diplomatico per
il dialogo instauratosi tra i governanti, spesso appartenenti a Paesi in
conflitto. Il segreto sta nella capacità del Pontefice di aver creato
connessioni, coinvolgendo la società civile e i giovani: diversamente dalla
politica dove ognuno resta spesso muto e lontano dai bisogni reali della gente.
In sostanza, che cosa bisogna fare per
concretizzare il progetto?
Da parte nostra abbiamo continuato la nostra azione promozionale: il
responsabile della nostra sede di Lecce ha ottenuto che il neopresidente della
Puglia Vendola inserisse nel suo programma la costituzione di un assessorato al
Mediterraneo: occorre approfittare dell’armonia politica, dei rapporti di
amicizia e di appartenenza tra i neopresidenti delle Regioni del Mezzogiorno
per creare un tavolo di concertazione in grado di proporre iniziative
complementari. Ciascuna Regione del Mezzogiorno ha rapporti particolari con alcuni
Paesi mediterranei: la Puglia con i Balcani, la Calabria con Grecia e Tunisia,
la Campania con i principali Paesi della Riva Sud: occorre sommare queste
esperienze e, nel rispetto dei ruoli istituzionali, sviluppare opere di
partenariato bilaterali e multilaterali capaci di valorizzare le specificità di
ciascuno nel rispetto delle diverse identità.
Quale ruolo ha avuto la Fondazione
Laboratorio Mediterraneo—Maison de la Méditerranée nello sviluppo
dell’assessorato al Mediterraneo della Regione Campania?
A parte l’input iniziale, molto poco. La complessità dell’argomento,
l’abbinamento della delega con quella al Bilancio e al Demanio hanno costretto
i responsabili a poche e limitate iniziative, spesso realizzate senza un quadro
di riferimento e su sollecitazioni politiche territoriali limitate. Da questa
critica costruttiva bisogna partire per creare un’azione corale in cui ognuno
faccia la propria parte. Auspico che il presidente Bassolino, in questo secondo
mandato, possa assumere un impegno più significativo per realizzare questo
progetto ambizioso e, al tempo stesso, indispensabile se si vuole assegnare
alla Campania ed all’intero Mezzogiorno il ruolo di “passerella” dell’Europa
nel Mediterraneo.