CORRIERE DELLA SERA
3 settembre 2005
Berlusconi conferma il suo sostegno ad Ankara per l’ingresso in Europa
La Turchia alla Ue
ROMA – Davanti all’ormai
consueto piatto di pendette tricolore, must di ogni colazione con ospite
straniero, Silvio berlusconi rassicura il suo amico Recep Tayyip Erdogan:
l’Italia continuerà ad appoggiare le aspirazioni europee della Turchia. E il
primo ministro turco ovviamente ringrazia. Aria distesa ieri a Palazzo Chigi,
com’è del resto consuetudine tra due vecchi amici. Il premier italiano due anni
fa aveva addirittura fatto da testimone al matrimonio del figlio del suo
collega turco.
A tavola si è parlato un po’ di
tutto, dall’Iraq al Medio Oriente. Oltre che naturalmente del contrastato
ingresso della Turchia in Europa. Un ingresso che, secondo Fouad Allam,
editorialista e professore universitario, finirebbe per favorire non poco
l’integrazione fra europei e la ormai immensa comunità islamica che l’Europa
ospita. Un concetto sul quale tutti i commensali si sono detti d’accordo, senza
riserve. D’altronde ne aveva parlato in mattinata a Napoli, alla cerimonia di
consegna del premio Mediterraneo, lo stesso Erdogan: <<L’ingresso della
Turchia nell’Unione – aveva detto – è un’occasione da non mancare, anche per
creare un’alleanza fra islam e occidente. Un’alleanza cruciale per combattere
il terrorismo>>. Nemmeno una parola invece sulla Lega, alleato scomodo
del governo, che proprio ieri mattina era tornata a ribadire il suo
<<no>> a una Turchia europea, proponendo per l’ennesima volta
l’idea di un referendum fra gli italiani sull’argomento.
Toni molto meno conciliati
Erdogan li aveva usati poche ore prima a Napoli: <<Se c’è qualcuno che ha
delle aspettative diverse dalla Turchia, si sbaglia: la Turchia non ha più
nulla da dare>> aveva detto con tono asciutto. <<Noi abbiamo fatto
tutto quello che è necessario secondo i criteri di Copenaghen… Non si tratta di
accettare nuovi sviluppi>>. Una linea ribadita anche dal ministro degli
Esteri turco in un’intervista al britannico Economist: << Se
l’Unione Europea ci propone qualunque cosa al di sotto della piena membership o
qualunque nuova condizione – aveva detto Abdullah Gul – noi abbandoneremo il
negoziato>>.
E di Turchia si è parlato anche
ieri a Newport, nel Galles, al vertice informale dei ministri degli Esteri
dell’Unione. Un vertice che non è riuscito a trovare un accordo sulla risposta
da dare al governo turco, che a luglio aveva firmato l’accordo doganale con
l’Unione, precisando però che quella firma non equivaleva a un riconoscimento
formale del governo di Cipro. I ministri avrebbero dovuto trovare una posizione
comune e rispondere con una sola voce all’irrigidimento di Ankara. Ma non ci
sono ancora riusciti. <<C’è accordo sugli elementi, ma non sul
testo>> aveva ammesso un provato Jack Straw, padrone di casa del vertice,
dopo una giornata di inutili discussioni. Il più duro di tutti era stato il
ministro francese Philippe Douste-Blazy: <<Per principio non si può avere
un paese che vuole aderire all’Unione ma che non riconosce un paese già membro,
prima ancora di avviare le trattative per l’adesione>>. Trattative che
dovrebbero iniziare ufficialmente il prossimo 3 ottobre, una scadenza che dopo
gli ultimi sviluppi del contenzioso era sembrata in pericolo. Ma poi è arrivato
a Newport un insperato soffio di ottimismo: ottimista il governo di Ciprio,
ottimista Jack Straw, più concilianti anche i toni dei turchi: <<Non
vediamo nulla che possa impedire l’inizio dei negoziati – aveva detto il
ministro degli Esteri turco Gul – L’Ue sarebbe molto più forte con una presenza
della Turchia, ma le opinioni pubbliche europee non lo capiscono. In effetti un
sondaggio, reso noto ieri in Germani, dava risultati non equivoci: il 62 per
cento dei tedeschi è contro l’adesione della Turchia all’Unione Europea. Favorevoli a maggioranza solo i Verdi,
mentre i social democratici dell’Spd sono spacciati a metà e i democristiani
contrari in grande maggioranza.