Politica e Cultura: Strumenti per la Pace e lo Sviluppo

 

di Claudio Azzolini

Presidente di "Europa Mediterranea"

Di quale politica potremmo parlare se non prendessimo in esame la cultura? La cultura è infatti la base indispensabile quanto ineluttabile perché la politica possa "volare alto" e dare delle risposte e delle soluzioni adeguate alle aspettative e ai problemi. "Europa Mediterranea", che ho l’onore di rappresentare e di presiedere, ha da sempre profuso i propri sforzi nel solco di questa convinzione, promuovendo insieme ad altre istituzioni, come la Fondazione Laboratorio Mediterraneo, iniziative e dibattiti che mirano a dimostrare l’esito positivo dei risultati del processo di Barcellona del 1995, e operando in osservanza delle direttive che tale processo ha tracciato, tardando, tuttavia, a portare i suoi frutti.

Il bacino mediterraneo costituisce, o almeno dovrebbe costituire per l’Unione europea , la principale priorità a causa delle numerose implicazioni che ne derivano, poiché è chiaro che nessun risultato socioeconomico potrà essere conseguito finché in questa regione del mondo non si sarà ottenuta la pace in modo stabile e duraturo.

Indispensabile è dunque il valore della cultura, delle sue istituzioni più rappresentative, nel sostenere una politica che opera sostanzialmente per la stabilità e la pace e che sia frutto di una strategia comune che deve necessariamente costituire un valore aggiunto a quanto illustrato nel processo di Barcellona.

Questa strategia deve creare le condizioni necessarie perché le parti applichino gli accordi stipulati tra di loro; deve creare le condizioni ideali perché si instaurino e si sviluppino rapporti di buon vicinato, stimolando al contempo la cooperazione regionale; deve contribuire al consolidamento della pace nella regione, all’integrazione economica e soprattutto, grazie all’impegno delle istituzioni culturali, alla comprensione reciproca tra le società civili.

E’ la cultura che dà la sua vera identità all’Europa. Essere europei ha significato e significa tuttora sostanzialmente condividere una cultura comune. Quello che caratterizza l’Europa risiede dunque, nel sapere condividere, nel sapere essere un mediatore, al fine di poter realizzare una stabilità condivisa da tutti, perché sia garanzia di pace e sviluppo.

Osservando il primo ciclo quinquennale del partenariato che va dal 1996 al 2000, si constata che nei paesi partner della riva Sud, le riforme stentano ad attuarsi di fronte ai cambiamenti dell’economia mondiale e che il contesto della regione non sembra favorire l’integrazione dei mercati sollecitata dagli accordi di Barcellona.

Certo, notevoli progressi sono stati compiuti, ma non bisogna nascondere la realtà: l’Unione porta avanti numerose attività con lentezza e dispersione e molto spesso senza che vi sia un filo conduttore. Le pratiche, le regole, le procedure sono ancora troppo eurocentriche e costituiscono un ostacolo al partenariato allo scopo di sfruttare pienamente le sue immense potenzialità.

Occorre dunque rielaborare nella sua globalità il funzionamento del programma MEDA a partire da una revisione sostanziale del regolamento finanziario. Occorrerà uno sforzo proporzionato alla sfida: fermare l’emarginazione progressiva del Mediterraneo rispetto alla "scacchiera mondiale" e riportare il cammino dell’Unione in direzione delle aspettative sorte a seguito della dichiarazione di Barcellona. A mio avviso, il dovere prioritario è quello di tradurre i numerosi elementi di convergenza geopolitica in un piano di azione urgente, – ossia l’eliminazione progressiva dei focolai di conflitto e di tensione che minacciano la pace – e geoeconomica per una nuova spinta al processo di modernizzazione dell’apparato produttivo dei partners. Due assi potranno scaturire da questo piano: da una parte la conclusione dei lavori per la "Carta euromediterranea" per la pace e la stabilità, dall’altra la necessità di dare ai nostri partners le garanzie necessarie circa la consapevolezza da parte dell’Unione che il problema della sicurezza riveste anche un’importante dimensione economica e sociale: due sfide che la Conferenza Euromediterranea prevista a Marsiglia il 16 e 17 novembre dovrà accettare e portare a compimento.