20 ottobre 2001
Parla Michele Capasso, presidente della Fondazione
Laboratorio Mediterraneo.
di
Claudio D’Aquino
“Un
ponte si costruisce pilone su pilone. Una guerra si vince casamatta dopo
casamatta. Nella vita niente si fa in un giorno, niente è dato per sempre”.
Anche
se oggi potrebbe sentirsi una specie di ministro per il Mediterraneo del
governatore Bassolino, Michele Capasso non smette i panni dell’architetto.
Folgorato in Jugoslavia, dinanzi alla visione straziante di un campo
disseminato di teste umane, dalla missione di costruire un’area
euromediterranea di pace e di partenariato, ma pur sempre alle prese con le
alchimie del fare concreto, con la semplicità difficile a farsi. Anche perché a
via Depretis, dove la Regione Campania gli ha assegnato una sede operativa, i
lavori di ristrutturazione li ha fatti a spese dell’istituzione che presiede,
la Fondazione Laboratorio Mediterraneo che ha incubato l’Accademia e la Maison.
Domanda:
L’Accademia del Mediterraneo e la Maison de la Méditerranée hanno trovato
“casa” in Campania. Qual è il ruolo della Fondazione?
Risposta.
Nel 1994 la Fondazione Laboratorio Mediterraneo evidenziò il passaggio epocale
scaturito dalla caduta del muro di Berlino del 1989, paragonabile, per i suoi
effetti, alla dissoluzione dell’Impero Romano. Guerre, terrorismo,
globalizzazione imperfetta ne sarebbero state le conseguenze inevitabili. Il
focolaio principale di questo mutamento era e resta il Mediterraneo. La
fondazione si propose quindi sin dall’inizio per creare concrete occasioni di
lavoro e incontro che superassero gli opposti stereotipi.
Quali
azioni attivaste?
Il
dialogo con il mondo arabo e islamico con lo svolgimento di oltre
millecinquecento eventi nel periodo 1994-2001. Lo stimolo all’Unione europea
per restituire dignità ai paesi della Riva Sud del Mediterraneo,
concretizzatosi in seguito con gli stanziamenti del programma Meda. Infine
l’immane lavoro di coinvolgimento della società civile, che trovò a Napoli, nel
dicembre 1997, il suo massimo suggello. In quella occasione 2248 rappresentanti
di trentasei Paesi, si confrontarono su cinquanta temi di lavoro proponendo
ottantasei progetti concreti. Tra essi c’era Euromedcity, proposto dall’allora
Sindaco Bassolino, Cinemamed, Medina, alcuni dei quali all’ordine del giorno
dell’agenda del governatore.
Quanti
di quei progetti sono andati in porto?
Ne
sono stati compiuti cinquantaquattro e altri sono in corso o in fase
progettuale.
Come
si è giunti alla costituzione dell’Accademia del Mediterraneo e della Maison de
la Méditerranée?
I
partecipanti al II Forum Civile Euromed assunsero una raccomandazione con la
quale, che cito testualmente: “nell’impossibilità di costituire un’unione
statuale del Mediterraneo (simile all’Unione Europea) si ritiene, tuttavia,
indispensabile per strutturare un dialogo permanente tra l’Occidente e il mondo
arabo, costituire un organismo legittimamente rappresentativo dello spazio
euromediterraneo. Per questi motivi si dà incarico alla Fondazione Laboratorio
Mediterraneo di costituire l’Accademia del Mediterraneo con il fine primario di
creare la Maison de la Méditerranée: uno spazio fisico rappresentativo dei
Popoli euromediterranei”. Ed eccoci qui.
Perché
la sede a Napoli e non a Tunisi o a Casablanca?
Nel
1999 l’allora sindaco Bassolino offrì, alla presenza dei rappresentanti dei
governi di ventisei Paesi, uno storico edificio per la sede della Maison de la
Méditerranée. Il vice presidente della Regione Campania Daniele assicurò il
sostegno della Regione.
A
lungo si parlò di Marsiglia come sede centrale, non è così?
Sì,
ma in un successivo incontro, il presidente Bassolino conferma la volontà della
Campania a ospitare e sostenere la sede centrale dell’Accademia del
Mediterraneo e Maison de la Méditerranée. Si giunge così la Regione Campania
alla delibera con cui è stato assegnato un immobile in Via Depretis come sede e
impegnando l’ente di santa Lucia ad adottare un Progetto integrato con cui
sostenere le attività, il portale Euromedi.net e il completamento delle nuove
sedi.
Sin
qui lei ha parlato di Regione Campania. Non è mica l’unica istituzione che ha
abbracciato il progetto?
Il
progetto è stato riconosciuto con delibere adottate da Stati, Regioni, città ed
organismi euromediterranei ufficialmente rappresentativi di oltre
centocinquanta milioni di abitanti: una grande complessa architettura
istituzionale che le conferisce una legittimità e rappresentatività unica nel
Mezzogiorno d’Europa e nel Mediterraneo.