LA REPUBBLICA

19 giugno 2004

 

 

Nella “stanza delle donne” la libreria delle passioni

Storia dell’editoria femminile all’Accademia Mediterraneo

        

di Annalisa Lualdi

 

 

“A Napoli una stanza tutta per noi”. Con questo titolo si è aperta ieri la prima mostra italiana dell’editoria femminile: un omaggio a Virginia Woolf nell’allusione al suo romanzo “Una stanza tutta per sé”, anfratto dell’anima in cui la scrittrice inglese si appropriava del suo spazio della parola”.

Fino a domani, studiose, editrici e scrittrici si confrontano su un progetto ambizioso: fare di questo incontro un appuntamento annuale, porre le basi per costruire quella “stanza” che possa rappresentare una sorta di Galassia Gutenberg al femminile.

Cominciando dal raccontarsi le esperienze vissute come donne che inseguono passioni “pericolose”. Donne che scrivono, ma a fatica trovano posto nel sapere ufficiale, docenti universitarie, “mosche bianche” nel mondo accademico a predominanza maschile, ed editrici alla conquista di credibilità imprenditoriale e di un mercato in cui stanno riuscendo pian piano a fare breccia. Anche perché il pubblico cui si rivolgono è cresciuto a dismisura negli ultimi anni. E l’interesse verso gli studi di genere, riconosciuti anche in ambito universitario da dottorati, master e seminari, ne è chiara conferma.

In mostra ci saranno loro, protagoniste dell’editoria femminile e promotrici di opere e collane dedicate alla tradizione critica e letteraria delle donne.

Ieri l’inaugurazione all’Accademia de4l Mediterraneo, in via Depretis 130. Tra le autorità  presenti, il rettore della Federico II, Guido Trombetti, l’assessore alle Pari Opportunità della Provincia di Napoli, Angela Cortese, la presidente della commissione Pari Opportunità della Provincia, Milena Tancredi, la vicepresidente della Fondazione Laboratorio Mediterraneo, Caterina Arcidiacono e i professori Annamaria La marra, Antonio Nazzaro e Giuseppe Cantillo.

Questa mattina il convegno internazionale di Studi di Genere coinvolgerà nel dibattito alcune studiose provenienti dai Paesi del Mediterraneo, come Mona Khalaf, direttrice dei Women’s Studies nel mondo arabo presso la Libanese American University.

“Sarà interessante confrontarsi con donne arabe che operano nel mondo della cultura – osserva Simona Marino, impegnata nel progetto ed editrice di Filema – mettendo da parte i pregiudizi, per cercare di capire come vivono in quella realtà dove si pratica per tradizione l’infibulazione o è imposta il burka”.

Non mancheranno, inoltre, testimonianze e contributi di studiose italiane ed Europee che lavorano nelle istituzioni del Mediterraneo, tra cui Wassyla Tamzali, esperta in tematiche di genere, Anastasia Lada dell’università di Atene e Marie-Hélèn Laforest, dell’archivio delle donne de l’Orientale.

Più voci e diverse lingue a confronto per provare a raccontare la storia delle donne hanno vissuto, ma che ancora devono scrivere.

Lontane dall’aver coperto i tanti vuoti nella cultura e nel pensiero dell’altra metà del cielo, le accademiche temono che le trasformazioni nell’ambito dei saperi possano significare un ritorno al passato.