Wassyla Tamzali paladina
dell’Islam democratico e laico
Il volto moderno, democratico e
laico dell’Islam è quello di una bella donna algerina dai corti capelli brizzolati
che incorniciano uno sguardo diretto e deciso. Si chiama Wassyla Tamzali: da
quasi trent’ anni si batte per i diritti delle sue compaesane di sesso a
favore della libertà di coscienza nel mondo di cultura arabo-islamica. «Un
mondo ancora oggi enigmatico per l’opinione pubblica mondiale – spiega e
passato, nell’area mediterranea, dalle lotte di liberazione dal colonialismo
alla battaglia per la libertà». Nodo, quest’ultimo, molto difficile da
sciogliere, aggiunge, «in società arabo-musulmane prefreudiane, dove i
cittadini si devono confrontare con la doppia malattia dell’identità e del
nazionalismo, restii tra l’altro ai valori dell’emancipazione femminile,
dell’uguaglianza e delle pari opportunità tra i sessi». Avvocato, femminista,
scrittrice, già funzionario dell’Unesco a Parigi – dove per vent’anni è stata
direttrice del diritto delle donne, membro dell’Afem (Association Femmes de la
Mediterranée) e responsabile del comitato Maghreb Egalité ad Algeri – città
natìa dove è tornata a vivere -,in questi giorni Wassyla Tamzali è a Napoli,
ospite della Fondazione Laboratorio Mediterraneo dove sabato interverrà nella
sede di via Depretis
Già ma il problema con l’Islam è
che diventa difficile non essere condizionati dall’uso politico strumentale
della religione, che ha portato, nell’immaginario collettivo, allo stereotipo
dello scontro di civiltà e al dilagare del terrorismo globale… «Il problema
vero non è un eccesso di Islam, ma una sua mancanza che ha portato a questi
stravolgimenti», replica Tamzali. In che senso? «L’Islam come religione, nel
deserto arabo del VII secolo, dava diritti eccezionali alle donne. E’ la logica
delle tribù che l’ ha distrutto e seppellito, deviando la sua evoluzione e
causando uno scacco terribile che non è avvenuto invece in Occidente, dove le
radici cristiane dell’Europa hanno generato movimenti di civilizzazione contro
la barbarie che hanno trasformato e
liberato le coscienze, con conquiste fondamentali per i diritti dell’umanità».
Non a caso, Tamzali ha di
recente lanciato un audace manifesto per la libertà di coscienza in Islam da
lei promosso(dall’interno) con altri uomini e donne intellettuali di cultura
musulmana (credenti, agnostici, e anche atei): pubblicato in Francia e in
Marocco su “Libération”, il documento ha raccolto centinaia di firme e
scatenato un putiferio di polemiche per il suo atto d’accusa articolato su tre
grandi temi: la libertà di coscienza; la lotta contro l’islamofobia e la sfida
ai bubboni che allignano in certe periferie europee affollate di giovani e
sbandati immigrati musulmani “che esercitano la loro progressività e violenza contro
tre bersagli principali: le donne, gli ebrei e gli omosessuali”, spiega
Tamzali. Che mette in guardia contro un “nemico” invisibile molto più
pericoloso, a suo avviso, dei Kamikaze antioccidentali: “L’islam passivo, che
sin inisinuà in Europa con il suo bagaglio di misoginia, antisemitismo e
omofobia usando gli strumenti della cultura per attentare ai valori di libertà,
uguaglianza, fraternità dell’Occidente da difendere ad ogni costo, per
raggiungere un orizzonte comune di umanità davvero solidare.