19 giugno 2004
Studi storici sulle città cosmopolite del Mediterraneo; corsi sulla conservazione di beni archeologici, ma anche dell’architettura urbana dal XIX secolo a oggi; valorizzazione delle fortezze disseminate lungo le coste. E’ tutto questo e altro ancora il programma Euromed Heritage per la riscoperta delle radici comuni dei popoli che si affacciano sul Mediterraneo intrecciando da oltre 2000 anni i loro destini e la loro storia.
Finalizzato alla cooperazione
culturale ed economica, Euromed-Heritage è in questi giorni a Roma al centro
della conferenza intitolata “Un esempio tangibile di dialogo tra le culture”,
in corso presso la Sala dello Stenditoio dell’Istituto centrale per il catalogo
e la documentazione (Ministero dei Beni culturali).
Il progetto Euromed Heritage nasce a Barcellona nel 1995, quando i ministri degli Esteri dell’ Ue, assieme a 12 partner mediterranei (Algeria, Cipro, Egitto, Israele, Giordania, Libano, Malta, Marocco, Autorità palestinese, Siria, Tunisia e Turchia) decisero di formare un’alleanza duratura per risaldare i legami culturali tra loro. Alla base della scelta, la convinzione che solo attraverso programmi congiunti e ben strutturati sia possibile garantire un avvenire durevole al patrimonio culturale di ciascun Paese interessato. Dal che una serie di priorità stabilite in comune: catalogare il patrimonio mediterraneo nella sua specificità ed estensione, favorirne la preservazione attraverso reciproci scambi di assistenza tecnica, promuoverne una conoscenza pubblica grazie alla diffusione di studi e ricerche, creando così anche l’opportunità di formazione per nuovi mestieri.
Articolato in tre fasi, il
progetto Euromed Heritage ha debuttato nel 1998 con iniziative concentrate
nella valorizzazione di siti archeologici ed edifici storici, e più in generale
nella salvaguardia delle tradizioni popolari mediterranee. La seconda tappa del
percorso prevede 11 nuovi progetti per la gestione integrata del patrimonio non
materiale, dal livello più locale a quello regionale, costituito dall’insieme
dell’eredità dei grandi centri urbani che vanno dalle tradizioni marittime
all’artigianato, dalla musica ai prodotti tipici. Una lunga agenda di attività
culturali e appuntamenti internazionali da realizzare investendo un budget
complessivo di 30 milioni di euro. Ogni progetto ha un nome, ma più sedi e
territori di sperimentazione: centri universitari, istituzioni pubbliche e
private, musei, festival, associazioni e cooperative.
Il tutto agevolato dal supporto
delle istituzioni e illuminato dal cono di luce dei media. Qualche
esempio.”Voix mediterranees’ è il progetto che
permetterà ai ricercatori e agli appassionati di approfondire la conoscenza di
ricordi, immagini e suoni che rendono uniche città come Napoli, Damasco,
Beirut, Il Cairo, Atene, Istanbul, Algeri e Tunisi.
Come? Attraverso semirari e
gruppi di studio in cui saranno accessibili registrazioni audio e video di
storie familiari, folclore, costumi locali e abitudini che fanno parte della
vita di tutti i giorni. “Temper” è un’altra iniziativa che mira a rendere la
cultura preistorica del Mediterraneo più accessibile al pubblico di qualsiasi
età. Attraverso un approccio alla gestione dei siti con programmai educativi
rivolti a tutti: da bambini agli abitanti del luogo, sino a raggiungere una
platea più internazionale.
I luoghi scelti per testare il
progetto sono la Grecia, Israele, Malta e Turchia. “Prodwcom” ha invece come
obiettivo la promozione dell’artigianato. E visto che sono spesso le donne a
trasmettere il frutto di un’antica capacità di lavoro manuale, saranno loro ad
avere un ruolo centrale nel programma. Le artigiane del Mediterraneo potranno
infatti ricevere alcune nozioni di marketing affinché, possano trasformare le
loro competenze in piccole imprese locali.
Queste e altre iniziative
saranno portate avanti sino al 2005 nell’ambito di Euromed Heritage, un
progetto ambizioso che da oltre sei anni si adopererà affinché, come recita il
suo slogan, “i popoli del Mediterraneo riconoscano il patrimonio culturale come
l’unico strumento per definire la propria dignità culturale e stabilire legami
duraturi con altre civiltà.
Conoscendosi meglio e stabilendo
i legami più saldi si potrebbe dare un’importante contributo a molti drammi
dell’umanità, per un futuro comune di pace e di dialogo, sottolineano gli
organizzatori. Alla manifestazione di apertura hanno partecipato tra gli altri
il sottosegretario agli esteri Alfredo Mantica e il ministro della cultura
algerino, signora Khalida Toumi.