13 luglio 2004
INAUGURATA
A PALAZZO REALE «STRACCIANDO I VELI»,
ESPOSIZIONE
DI OPERE PROVENIENTI DA VENTUNO PAESI
Pubblico delle grandi occasioni ieri sera al Palazzo Reale
di Napoli per l’inaugurazione della mostra “Stracciando i veli: Donne artiste
dal mondo islamico”. La rassegna, che resterà aperta fino al 15 settembre,
propone opere di cinquantuno artiste provenienti da ventuno paesi islamici.
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Una città qual è Napoli, crogiolo di culture, culla di civiltà eterogenee,
luogo antico e contemporaneo, perla e simbolo del Mediterraneo è il luogo
giusto per un evento il cui significato trascende la mera realizzazione di
un’esposizione di gruppo e diventa messaggio, affermazione, presa di coscienza,
ribellione. “Stracciando i veli” - o, in senso traslato, “Rompendo le barriere”
- è una grande mostra d’arte presentata ieri sera dal Presidente della Royal
Society of Fine Arts di Giordania, la Principessa Wijdan Ali, che sottolinea
l’importanza di assumere il termine “islamico” nel suo significato non solo
religioso, ma culturale, quale riferimento ad una civilizzazione di grande
rilievo nella storia dell’umanità.
Le cinquantuno
artiste sono di generazioni e paesi diversi, adoperano mezzi di espressione pittorica
i più svariati, possono essere inserite nei filoni più eterogenei della pittura
contemporanea, rappresentano nell’attuale panorama artistico una realtà che sta
lentamente acquistando una sua definita fisionomia e che merita di essere
promossa e conosciuta all’estero, soprattutto, anche se non soltanto, per il
significato simbolico sottolineato dal titolo dato alla mostra.
“Stracciando i veli
- commenta Claudio Azzolini, presidente del movimento Europa Mediterranea e
vice presidente dell’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa - è anche la
metafora di un futuro auspicato, in cui i popoli delle due sponde del
Mediterraneo siano liberi di esprimersi e di confrontarsi, nel reciproco
rispetto delle specificità di ciascuno. In quest’ottica la mostra è
un’importante tappa dello sviluppo del dialogo multiculturale e non è casuale
che l’evento si svolga a Napoli, città nel cuore del bacino mediterraneo,
tradizionalmente aperta al confronto tra le culture”.
La presidente della
Rete mediterranea di donne artiste Aliki Moschis evidenzia come astrazione,
figurazione, arte concettuale, manierismo, folclore, gestualità, espressionismo
lirico, simbolismo, e surrealismo sono termini tutti riconducibili all’una o
all’altra delle artiste presenti in questo Salone, che come tutte le rassegne
di questo tipo “non ha un comune denominatore strettamente artistico che
individui le partecipanti, qualificate soltanto dal fatto di essere donna e di
appartenere al mondo islamico”.
Il presidente della
Fondazione Laboratorio Mediterraneo Michele Capasso ricorda come di fronte a
questa mostra “debbano cadere alcuni pregiudizi, avvalorati anche da testi di
critici occidentali, che non riconoscono alla pittura figurativa diritto di
esistenza nel mondo islamico”.
Bastano a dimostrare il contrario le presenze di Tina Ahmad (1950) del
Bangladesh, della saudita Fahda Bint Saud (1953) e della palestinese Mounira
Nousseibeh (1943) con la loro pittura fortemente rappresentativa di luoghi e
costumi.
“E’ importante
sottolineare — continua Capasso - quanto sia importante la quasi costante
presenza in queste opere dell’impegno politico e sociale, anche in quelle
composizioni che a prima vista sembrerebbero interessanti solo dal punto di
vista estetico, quest’ultimo in realtà quello meno preso in considerazione
dalle artiste quale finalità del loro operare. Ed è questo impegno che fa delle
opere in mostra un insieme unitario e ne giustifica la presentazione in paesi
stranieri per la prima volta messi in contatto, su scala così vasta, con una realtà
diversa, affascinante, intrigante e coinvolgente”. “La presentazione di questa
mostra — afferma Cateriana Arcidiacono, vicepresidente della Fondazione
Laboratorio Mediterraneo - non può che limitarsi ad offrire un panorama delle
opere esposte, ed eventualmente classificarle, come si è tentato di fare, senza
esprimere giudizi critici sulla loro qualità, in primo luogo perché non si
saprebbe su quale metro costruire questo giudizio, trattandosi di espressioni
d’arte che appartengono ad un mondo e ad una cultura che conosciamo solo
marginalmente. Ed in secondo luogo perché sarebbe assurdo pretendere un
medesimo livello di valori in un’esposizione che si presenta quale Salone
d’Arte, con un’opera per ogni artista, pretesa che d’altronde non è mai
avanzata nei confronti di manifestazioni similari organizzate in Europa con
artisti europei. Sarebbe d’altronde ingiusto e limitativo prendere in
considerazione un’iniziativa quale questa di “Straciando i veli”, che vuol
anche dire eliminare pregiudizi, oltrepassare confini, “rompere le barriere”,
lasciandosi condizionare da un’attenzione alla mera qualità della pittura ed
ignorandone il significato più intimo e profondo di manifestazione destinata a
far conoscere in una sua diversa dimensione, che è quella dell’arte, la donna
del mondo islamico”.
A concludere la
serata inaugurale di ieri un Concerto per la pace della pianista Tala Tutunji e
di Eugenio Bennato. Insieme i due musicisti propongono una canzone dal titolo
“Che il Mediterraneo sia un mare di Pace”.