19 ottobre 2004
Una casa comune per il
Mediterraneo
di Donatella Trotta
«Il
Mediterraneo? Si trova all’incrocio dei maggiori flussi migratori mondiali, e
questo è un dato geopolitico e strategico inedito, che ha reso il Mare nostrum
luogo e spazio in cui la questione stessa dell’emigrazione è oggi diventata
cruciale. Ineludibile». Khaled Fouad Allam non ha dubbi: da collaudato esperto
presso il Consiglio d’Europa sull’immigrazione e le nuove cittadinanze, nonché
da affermato sociologo del mondo musulmano e docente di storia e istituzioni
dei Paesi islamici all’università di Trieste e di Islamistica all’università di
Urbino, è convinto che «l’emigrazione è diventata una necessità, se non
vogliamo il declino dell’Europa», dice. E aggiunge un dato eloquente: «Basti
pensare alla curva demografica, che entro il 2025 sarà al 3% nel Nord Europa,
mentre nella sponda Sud sarà al 48%». Ecco perché intercettare i segnali che
provengono dalle sponde di quel grande continente liquido che è stato culla
della civiltà occidentale e scenario della spinta esploratrice di fenici ed
etruschi, greci e arabi, popoli navigatori e custodi della tradizione contadina
- magari proprio a partire da una città mittelmediterranea come Napoli - è un
obiettivo progettuale non trascurabile.
A porselo è l’Autorità Portuale partenopea, presieduta dal senatore Francesco
Nerli, che giovedì (ore 10, nella sala congressi del Piazzale Angioino della
Stazione Marittima, con interventi di Khaled Fouad Allam, Carmen Covito,
Maurizio Maggiani e Younis Tawfik) presenterà non a caso la nascita di Monitor:
un centro di monitoraggio sulle trasformazioni del Mediterraneo «che ha
l’intento di osservare, elaborare e capire in anticipo ciò che sta succedendo
su tutte le sponde del Mediterraneo, offrendo i dati alla riflessione comune
per accrescere così le capacità di intervento sia sotto il profilo
economico-sociale che culturale», spiega Nerli. L’Autorità Portuale, soggetto
istituzionale di pianificazione e controllo di una significativa e articolata
risorsa pubblica come lo scalo napoletano (primo in Italia per movimento
crocieristico, quinto per movimento container), costituisce un prezioso punto
di osservazione per cogliere gli effetti, le trasformazioni e l’impatto futuro
delle dimaniche della mobilità di persone e merci sulla vita quotidiana dei
cittadini, sui loro modelli culturali e sulle relazioni umane e sociali.
«Purché si comprenda - ammonisce Khaled Fouad Allam - che il problema dei
flussi migratori avviene attualmente all’interno di un’altra più ampia
questione, che è culturale; e che questi flussi migratori non sono momentanei,
circoscritti nel tempo, ma determinano un nuovo tessuto sociale, di scambio tra
i popoli di fronte al quale il linguaggio della politica è spesso assente, in
un vuoto politico che gestisce soltanto l’emergenza senza costruire un quadro
di politiche sociali, culturali ed economiche rispettoso della logica interna
all’immigrazione». Gli fa eco, in un’ottica «di genere», la scrittrice Carmen
Covito, origini stabiesi, esistenza errante e residenza milanese, esponente di
un pensiero nomade e divergente da sempre attento, nei suoi libri e traduzioni,
all’intercultura: «Non si può non ripartire da Braudel - dice Covito -, dalla
sua visione del Mediterraneo come intreccio e crocevia di culture connotate
dall’immagine, potente e arcaica, di una Grande Madre che si è insinuata
ovunque, nel sostrato immaginario, da Afrodite di cui hanno di recente
ritrovato un santuario a Punta Campanella, a Iside che proteggeva la navigazione,
da Venere che nasce dal mare alle tante dee e donne mediterranee icone di una
femminilità forte, attiva, propositiva. Come quella - aggiunge Covito - che, al
di là di tanti stereotipi attuali, sta instaurando in Marocco un processo
democratico dal basso portato avanti per il 50% da associazioni civiche e dalle
donne, anche nell’imprenditoria. Perché le informazioni circolano quando
circolano le persone, e le culture. E l’Italia non può chiudersi a questa
circolazione, come sta facendo». Il progetto Monitor è un’utile occasione di
confronto, per realizzare una sorta di «casa comune» al servizio dei Paesi
mediterranei attraverso appuntamenti annuali, a partire dalla prossima
primavera, di studio e approfondimento su problemi dell’attualità
euro-mediterranea come l’emigrazione, l’ambiente marino, l’inquinamento, la
pesca e le risorse ittiche, il turismo sostenibile, le crociere, l’acqua come
risorsa di sviluppo.