Metodologie e strumenti

L’impalcatura formativa del master è stata fortemente contraddistinta dalla costante attenzione alle ricadute prassiche di quanto veniva affrontato sul piano teorico: per questo i partecipanti, già nel corso delle lezioni teoriche, hanno sperimentato, con lavori di gruppo e simulate, la possibilità di utilizzare strumenti di interevento concreto ed applicativo.

Gli obiettivi generali rispetto a tale dimensione erano:

-      Saper lavorare in gruppo e condurre gruppi di lavoro.

-      Attivare una ricerca intervento ed utilizzare strumenti di indagine finalizzata: profili di comunità, costruzione di interviste e questionari, focus group, grounded theory (strumento operativo ATLAS.ti).

-      Attivare processi di empowerment e promuovere gruppi di autoaiuto e processi di problem solving.

-      indicazioni metodologiche per intervenire in aree a rischio, nell’emergenza e per l’integrazione interculturale.

 

La psicologia di comunità cerca di utilizzare strumenti che offrano visioni multiple di uno stesso fenomeno. Lo strumento deve permettere alle visioni multiple di esprimersi e, pertanto, deve offrire delle interpretazioni che rendano possibile un cambiamento.

 

Il master ha consentito di far riferimento, grazie all’eterogenea impostazione metodologica dei moduli, a strumenti che offrono tali visioni multiple non unilaterali, che permettono di guardare rapporti di potere ineguali e di avere interpretazioni che mobilitino l’energia del cambiamento e che promuovano la partecipazione.

Le metodologie da noi approfondite sono:

*     Ricerca-intervento;

*     Intervento sulla crisi;

*     Lavoro di rete;

*     Profilo di comunità (elaborato da Martini e Sequi).

 

L’idea è stata quella di strutturare livelli di conoscenza che coprissero la molteplicità di aspetti della comunità geografica locale: ad un primo livello di conoscenza scientifica si colloca il profilo territoriale (urbanistica, architettura, geologia, ecc.), in cui ci si confronta con dati ed indicatori di misura, il profilo demografico, il profilo economico, il profilo istituzionale, il profilo dei servizi: dietro ciascuno di questi profili si ritrova una disciplina scientifica che guarda in modo diverso pur mantenendosi su uno stesso livello di conoscenza.

Gli ultimi due profili sono quello antropologico e psicologico, che si pongono sul livello soggettivo della conoscenza scientifica: il tipo di conoscenza è orientato alla comprensione, poiché si colgono emozioni e percezioni momentanee

Con tale tecnica, peraltro, è spesso possibile mettere insieme mondi separati, creare reti e coinvolgere le persone. È una tecnica che può essere usata per fare consulenza ad assessori, ai sindaci, alle regioni, ai comuni e soprattutto ai progetti europei in cui spesso si chiede l’analisi del territorio. Con la legge sull’Autonomia scolastica, peraltro, oggi le scuole devono creare un prodotto che vada bene per la loro località: anche in quest’ambito, dunque, l’utilizzo di questa tecnica si rivela particolarmente utile per progettare piani di istituto diversi tenendo conto della propria località di appartenenza. La scuola con l’Autonomia può rompere l’isolamento in cui si trova divenendo più legata alla comunità: il profilo di comunità consente di cogliere le risorse che possono essere utilizzate.

Il profilo di comunità serve anche per trovare lavoro: è utile nelle strategie di posizionamento, laddove consente di individuare ciò che deve fare la mia organizzazione per distinguere la sua offerta sul mercato da quella della concorrenza (marketing sociale).

*     Gruppi e lavoro di gruppo: abbiamo inteso con questo  sia le tecniche per favorire la nascita di piccoli gruppi nuovi (per esempio gruppi di auto-aiuto, gruppi di volontariato, ecc.), sia il far funzionare meglio gruppi già esistenti.

*     Formazione empowering: si distingue dalla formazione tradizionale in alcuni aspetti. È una formazione che parte dall’esperienza delle persone (integra le tecniche umanistiche esperienziali) e successivamente si orienta al quadro di competenze, anche quelle di vita; un’altra componente della formazione empowering è la promozione dell’empowerment socio-politico (comprensione del proprio contesto sociale); infine, l’accomodamento intersistemico (ricerca creativa di un accordo tra ciò che si aspira a fare e quello che c’è fuori). Tale tipo di formazione sembra essere maggiormente in grado di rispondere ai bisogni formativi, esplicitamente individuati e valorizzati, all’interno di contesti formativi tra loro diversi.