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Il Manifesto per le
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Sintesi dell’intervento di
Francesco Nerli


Io vorrei attenermi al tema anche se naturalmente il tema si presta a considerazioni generali vorrei ringraziare il Proppeler e anche la Fondazione perché sono sempre occasioni attraverso le quali si allarga il dibattito anche a soggetti che spesso sono esclusi o rimangono estranei alle sedi delle decisione. Io concordo molto con le cose che prima diceva Borgomeo sul ruolo di chi deve decidere rispetto ai processi di partecipazione, le cose che ora ci ricordava Legora De Feo risentono spesso di questo problema della capacità di decisione che molto spesso allunga i tempi di cose decise, programmate ma che poi stentano a venire alla luce. Se dovessi guardare un attimo al porto, potrei dire che tante cose sono pronte poi magari scopri che per amore di voglia di far bene quasi tutto il porto rientra nei siti di caratterizzazione internazionale delle bonifiche e immaginate questo cosa comporta. Io ho qui davanti a me il ricercatore CNR che ha alla base una convenzione con l’autorità portuale. Si sta “mappando” tutto il porto, si stanno facendo indagini e sondaggi su tutto il porto da un anno e mezzo, proprio perché prima di qualunque opera c’è bisogno di un lavoro che magari poteva essere fatto anche qualche anno fa, ma visto che non è stato fatto, va fatto oggi altrimenti non si possono fare le opere. Gli esempi potrebbero essere molti, ne dico solo un altro al volo: noi abbiamo siglato con la Sovrintendenza Archeologica a luglio una convenzione. L’Autorità Portuale paga e la Sovrintendenza fa per tutta la linea dei costi la rilevazione e la mappatura delle preesistenze archeologiche. Lo facciamo noi, poteva già essere fatto magari da qualche decennio, quindi sono tutte questioni che poi quando arrivi all’atto pratico per montare un pontile scattano tribunali, TAR, varie sovrintendenze, il pontile sta lì e non si monta. Quindi questo è un problema serio che chi amministra come noi soffre e certamente chi fa imprese soffre ancora di più non c’è dubbio. Noi siamo in una situazione che ha tutti gli indici in crescita e spazi sufficienti e quindi dobbiamo rimodularlo sulla base delle esigenze della risposta a questi traffici, al tempo stesso di un’integrazione con la città e gli spazi fisici esistenti. Il che non è un fatto semplice, il porto e la città si sono talmente integrati e le decisioni urbanistiche degli anni passati sono talmente netti che non hanno previsto un’espansione del porto, ma ne hanno previsto addirittura un contenimento, il vecchio piano regolatore prevedeva panchine fino a San Giovanni oggi ci si ferma a Bellier ad Ansio di Levante il cui esecutivo è quasi pronto e quindi qui poi con un meccanismo abbiamo più volte annunciato l’intervento pubblico e privatosi. Ma non si va oltre, gli spazi sono quelli, quindi bisogna razionalizzare l’esistente e anche qui non sempre le cose sono veloci.

Questo è un problema generale ma anche portuale, è un problema vero, è un problema reale. Ci stiamo tutti sforzando di accorciare i tempi nel miglior modo possibile ma non sempre è così facile. Posso fare un altro esempio: da quanti anni si discute come si entra e si esce dal porto? Dopo l’11 settembre ci sono nuove normative dell’ONU e anche regolamenti attuativi del nostro paese adottati in sintonia con la Comunità Europea. Da luglio del 2004 non sarà più possibile passare attraverso il porto per andare in città. P
assi avanti sono stati fatti, opere gia importanti stanno concludendosi, molti terminano, allargamenti, ampliamenti, miglioramenti però è chiaro che il grosso deve essere ancora realizzato.

Vorrei affrontare l’aspetto della questione della partecipazione che il prof. Capasso introduceva:
la partecipazione a Bagnoli per un periodo è mancata anche la partecipazione istituzionale e non solo quella del popolo. Ho trovato protocolli d’intesa e accordi di programma che riguardavano il demanio dell’autorità portuale alla quale l’autorità portuale neanche aveva partecipato. Il primo problema che ci ponemmo fu quello del demanio marittimo che è costituito da tutta la linea di costa del comune di Napoli. Il trasferimento del demanio alle regioni è avvenuto e poi è passato ai comuni e alle province. Le circoscrizioni portuali non rientrano nel demanio trasferito alle regioni. Per questo motivo noi risolvemmo così la questione: con un protocollo d’intesa approvato sia dal consiglio comunale che dal comitato portuale con il Sindaco Iervolino; decidemmo che sulle parti di interferenza urbana con il demanio marittimo, la pianificazione sarebbe stata fatta insieme. Poi è chiaro che essendo demanio marittimo la programmazione e gestione spetta all’autorità portuale, ma la pianificazione che va da Bagnoli a San Giovanni, a Mergellina, Posillipo si fa insieme.

Mi è capitato altre volte di dire, partecipando a convegni e seminari internazionali, che nella città di Napoli non c’è un porto turistico. Questa è oggi la pura e semplice verità, abbiamo qualche pontile, qualche approdo, Mergellina, ma poi non c’è nessun porto turistico a Napoli. Ne abbiamo pianificati tre proprio con questo sistema, Portofiorito, Molosiglio e Bagnoli.

D’altra parte se non si costruisce il porto turismo non si fa la Coppa America. Noi comunque partiamo dalla previsione del piano regolatore, che è la previsione di un porto turistico di almeno 700 posti barca. Inoltre il porto può essere sfruttato sia come sede di ricovero di barche a vela che come sede di scuola. Ma si può pensare anche ad una soluzione che preveda un porto turistico non esageratamente grande, ma un porto turistico che completi l’idea di riorganizzazione complessiva nei termini di cui abbiamo tutti detto di Bagnoli, anche dal punto di vista dell’attrazione del diporto. Bisogna quindi rispondere alla varie tipologie della diportistica. Non si può pensare di fare o solo approdi per barche per residenti o solo per grandi yacht. Noi dobbiamo saper che fra porto Fiorito, il Molosiglio e Bagnoli dobbiamo rispondere, in maniere equilibrata, alle diverse esigenze del territorio, tenendo tra l’altro conto che per quanto riguarda Napoli, con la sua tradizione e attuale capacità di produzione nel settore della cantieristica, si tratta di una risposta anche per l’ampliamento delle occasioni di lavoro. Un lavoro specializzato, non si tratta solo di fare una barca o un gozzo, ma si tratta di ricerca sui materiali, ricerca sulla promozione, il cui significato va oltre la realizzazione di un opera pubblica. Quindi quando dico che sono convinto che l’occasione Coppa America ha tutte le caratteristiche, ma il porto turistico a Bagnoli va realizzato a prescindere, perché indipendentemente da come finirà la questione Coppa America noi dobbiamo ricostruire, riorganizzare Bagnoli.

Per poter partecipare alla Coppa America il porto deve essere pronto entro maggio-giugno del 2005 e considerate le fasi amministrative e il completamento delle fasi istruttorie, amministrative e progettuali vuol dire che dobbiamo costruirlo in 12 -13 mesi, si può, si può se si finisce la discussione, se la decisione arriva, se il governo tramuta in decreto effettivo gli impegni che si è assunto. Si può naturalmente con tipologie costruttive, non usuali, bisognerà lavorare come si è fatto su tante opere marittime, su due turni, con due impianti di trattamento dei materiali in loco, con gli impianti di prefabbricazione in loco, si può fare e la cosa che è più importante, io sono d’accordo su questo con Borgomeo, noi abbiamo dimostrare che siamo in grado di farlo, di tenere la Coppa America a Napoli, questo è il punto. Noi abbiamo dimostrato che si può fare, lo abbiamo dimostrato sia su tutto l’interminabile questionario al quale abbiamo risposto e come immaginerete non si tratta di quiz ogni risposta era uno studio che ci ha impegnato 6,7 mesi diciamo la verità forzi ingenti delle varie amministrazioni. D’altra parte era doveroso farlo. Abbiamo dimostrato che è possibile tenere la Coppa America a Napoli. Quindi tutto ciò che era necessario fare: il Comune, la Regione, Bagnoli Futura, l’Autorità Portuale l’hanno fatto. Devo dire, con onestà, che anche il Governo ha fatto la sua parte sia sulla proposta fiscale sia per quanto riguarda i finanziamenti, naturalmente deve tradursi in un effettivo decreto con la copertura della posta di bilancio dello Stato dei relativi finanziamenti.

Io concludo qui nel dire che per me la Coppa America è la messa in moto di un altro pezzetto di un meccanismo di sviluppo individuato in quell’area, questo è il punto, pensato proprio in quel modo nessun iniziativa più della Coppa America, dell’organizzazione della Coppa America, entrava in sintonia con quell’idea del piano esecutivo che è Bagnoli, nessun altro tipo di manifestazione poteva essere, come dire, propedeutica allo sviluppo dell’idea di come e attraverso quali iniziative si fa ripartire Bagnoli.

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