IL FUTURO DEL MEDITERRANEO

di Sua Altezza Reale Filippo di Borbone, Principe di Asturias

 

Poiché mi è stato concesso l'alto onore di inaugurare questo importante incontro del Forum Civil Euromed, e di dividere con tutti i presenti la mia soddisfazione per questa iniziativa europea che tanto opportunamente è stata intrapresa dalla Regione Catalogna attraverso l'Istituto Catalano del Mediterraneo, mi spetta il gradito compito di dare a tutti Voi un cordiale benvenuto in Spagna.

E benvenuto sia il cammino della speranza che tutti percorreremo, orgogliosi di appartenere a un mondo, il Mediterraneo, che ha dato tanto a noi ed al mondo; ed al quale, di conseguenza, tutti noi dobbiamo continuare a dare. Proprio per questo ci troviamo qui, a Barcellona. A proposito di questa città, vorrei sottolineare che essa rappresenta un simbolo per il consolidamento di uno spazio di cooperazione nel Mare Nostrum e vorrei ricordare, inoltre, la particolare sensibilità che la società civile di questa terra ha saputo conservare verso i problemi di una regione alla quale si trova unita per vocazione e tradizione storica secolare.

Mi riferisco alla storia passata, perché il presente non sempre ci offre un panorama di speranza. Si parla anche della divisione del Mediterraneo, che effettivamente esiste, allo stesso modo in cui esiste la sua unità. Un grande storico maghrebino, Ibn Jaldùn, diceva che la storia è una sequenza in cui nessuno stadio è permanente e che la sua costante mutazione si risolve alla luce di altri stadi.

Così, per non ricadere nell'utopia o fissare mete irraggiungibili, dobbiamo lavorare sulla speranza. Perché trattare il Mediterraneo soltanto come fonte di problemi e di negazioni equivale a compiere una grave mistificazione.

Questo è quanto cerchiamo di dimostrare qui: oltre un migliaio di rappresentanti della società civile mediterranea sono giunti da tutti i paesi del vecchio mare, con tutte le sue lingue e tutte le branche del sapere e del fare, per esaminare la realtà mediterranea e contribuire a dinamizzarla.

E inoltre, quali divisioni possono esistere in questa fase della storia, quando le comunicazioni, l'informazione e la tecnologia oltrepassano qualunque frontiera? La Conferenza Euromediterranea, che si è appena conclusa,  e questo Forum Civil Euromed che inauguriamo oggi, partono da una considerazione capitale: si deve concepire il Mediterraneo come una totalità.

Tutti siamo uno. O, per meglio dire: nessuno può esistere da solo se non sta con il vicino. Allo stesso modo, tutti noi, che siamo oggi qui riuniti, costituiamo la prova più tangibile di questa unità nella varietà interattiva che, al di là degli alti e bassi passeggeri, costituisce l'essenza mediterranea.

Questa è la ragione per cui dobbiamo lottare contro una certa attitudine al pessimismo che è diffusa nella nostra società e che in Occidente appartiene forse ad una categoria di persone che ha privilegiato i beni materiali rispetto a quelli culturali, mentre ad altre latitudini può essere il frutto di frustrazioni per il mancato conseguimento del legittimo benessere  che spetta di diritto ad ogni essere umano.

Non limitiamo però le nostre riflessioni all'economia. La sua importanza è capitale; ma lo è soprattutto per degli esseri umani che sono figli delle loro culture e dei loro valori. Perché l'essere umano possa essere il centro di tutte le cose, come si pensava nella Grecia classica, tutte le cose devono fare parte dell'uomo, dei diritti dell'uomo - i diritti umani - e della democrazia, che pure ebbe ad Atene la sua culla.

Se osserviamo la realtà attuale, ci accorgiamo che essa costituisce effettivamente una sequenza e che contiene inoltre una percentuale di elementi davvero positivi, perché quelli che ieri sono stati problemi ardui si rivelano oggi come una via per la concordia e la pacificazione, sia pur non esente da serie minacce, come ad esempio il processo di pace nel Medio Oriente o il percorso elettorale in Algeria. Soltanto ieri la Conferenza Euromediterranea ha delimitato un ambito per i 4.685 milioni di ECU che la Unione Europea ha destinato al Mediterraneo del Sud e dell'Est. In effetti, la speranza si sta traducendo completamente in una serie di fatti concreti.

Ecco perché appare grandemente significativo il fatto che tutti i presenti abbiano deciso di riunirsi qui, il giorno successivo alla conclusione della Conferenza Euromediterranea. E desidero unirmi a quanti ritengono che questa Conferenza sia il punto di partenza per un nuovo rapporto tra i popoli euromediterranei, quando mancano solo cinque anni per l'inizio di un nuovo secolo e di un nuovo millennio. La Dichiarazione di Barcellona e il programma di lavoro che è stato approntato, rispecchiano la convinzione e l'impegno della maggior parte dei paesi dell'Europa e del Mediterraneo riguardo alla possibilità e alla necessità di costruire insieme un futuro di pace, stabilità e sviluppo economico nella regione.

Ma un programma di lavoro di tale natura, per quanto ponderato, esigente ed interessante, si ridurrebbe ad un semplice elenco di priorità o ad un'analisi delle possibilità se, alla volontà del potere pubblico, non si unisse la coscienza sociale che dobbiamo contribuire tutti alla sua messa in opera. In questo modo, contribuiremo a colmare l'abisso di incomprensione che caratterizza tuttora un certo tipo di mentalità diffusa al nord e al sud del nostro mare comune, sostituendo questo atteggiamento con l'approfondimento del dialogo, con la cooperazione e con l'interscambio reciprocamente vantaggioso che tutti aneliamo.

Potete stare certi che, quale Principe ereditario del Trono di Spagna e quale cittadino mediterraneo di una generazione che aspira a gettare nuove basi di comprensione e di azione in una zona tanto amata e tanto vitale per il mio paese, i risultati del vostro lavoro rivestono per me una particolare importanza. La popolazione giovane della regione mediterranea comprende che il compito che ci troviamo ad affrontare è ineleggibile e, allo stesso tempo, invoca il nostro impegno solidale.

La nostra aspirazione è quella di situare il Mediterraneo, grazie alla mobilità dei settori più dinamici delle nostre società, nel luogo che gli è proprio, come centro di sviluppo, di concordia, di cultura e di spiritualità. Gli anni futuri potranno consolidare il percorso che mira al completo inserimento di questa regione in una posizione di avanguardia nella comunità internazionale.

Un atteggiamento di apertura, di ottimismo, di dialogo e cooperazione è necessario per la messa in opera della Dichiarazione di Barcellona. Il basilare accordo intorno ad alcuni principi politici, una comune dinamica economica, una risposta comune ai problemi ambientali, un dialogo sociale e culturale, una maggiore tolleranza, così come una rivalutazione in senso positivo del ruolo della donna e dell'apporto che le migrazioni arrecano a questo progetto comune: queste sono le chiavi di uno spazio euromediterraneo nel quale è possibile eliminare tutte le frustrazioni e realizzare le legittime aspettative delle nostre società mediterranee.

Mi consentano di ricordare la presidenza spagnola della Unione Europea sotto la quale si è svolta la Conferenza Euromediterranea. E' stato un onore assumere questo impegno, non solo perché abbiamo provato a farlo sul serio, ma soprattutto perché la dimensione mediterranea dell'Europa, e della Spagna in particolare, ha costituito uno dei nostri principali poli di interesse. E continua ad esserlo oggi grazie alla regione Catalogna, ed alla sua radicata generosità mediterranea, con questo Forum Civil Euromed che ci riunisce e che servirà a mettere fuori le nostre inquietudini e le nostre illusioni.

Ramon Lull, uno scrittore eclettico dello stesso secolo di Ibn Jaldùn che scrisse anche in latino e in arabo, le vecchie lingue madri delle nostre coste, fu colui che meglio definì il Mediterraneo con una frase catalana: "Il mare, corrente del mondo". Il mare come metafora del mondo, della civiltà, che possiamo interpretare come metafora dell'uomo e dei paesi mediterranei, fedeli alla propria natura ed alla propria missione di fratellanza e fertilità.

Considerato tutto questo, in conclusione, vorrei ancora esprimere la mia felicità per il fatto di essere qui a dividere con voi la speranza che la Conferenza Euromediterranea ed il Forum Civil Euromed possano servire da base per una nuova tappa di intenso dialogo nel Mediterraneo che sia governata dalla pace, dalla stabilità, dalla prosperità e dal crescente interscambio culturale.