I MEZZI DI COMUNICAZIONE, STRUMENTO DI COESIONE EUROMEDITERRANEA

 

Il foro sulla cooperazione tra i media ha rappresentato un'opportunità eccezionale. Più di settanta creatori, professionisti, produttori, responsabili delle sezioni internazionali di vari mezzi di comunicazione, nonché dei centri di ricerca e delle università europee e mediterranee, hanno confrontato i rispettivi punti di vista e le proposte operative. Due grandi questioni si sono rivelate prioritarie: in che modo il mondo audiovisivo e televisivo può comprare, creare e vendere nel Mediterraneo; come fare a promuovere una cooperazione a livello dei media, per trasformare l'area in uno spazio comunicativo solido, libero e fertile.

La prima fase del foro si è occupata dei mezzi audiovisivi e della televisione, partendo dalla situazione attuale del mercato televisivo del bacino del Mediterraneo, una realtà varia e poco coordinata. Alcuni mercati, come quelli dell'area sud dell'Europa, hanno consolidato le televisioni a livello nazionale caratterizzate da un sistema misto pubblico-privato, secondo una formula che ha registrato una notevole crescita nell'ultima decade. Si può dire che questo mercato si trova in un momento di maturità, sia dal punto di vista della permeabilità territoriale, sia per le entrate pubblicitarie. Gli altri paesi mediterranei non comunitari hanno dato vita a dei sistemi televisivi meno solidi, poco orientati alla liberalizzazione e ancora lontani dalla maturità in termini di penetrazione territoriale o di consumo pro capite.

Ci troviamo dunque di fronte ad una duplice realtà. Per di più, gli scambi sono pochi o nulli, come conseguenza di una serie di fattori condizionati dalla differenza culturale e linguistica, nonché da elementi esogeni riconducibili alla concorrenza internazionale, soprattutto da parte dell'industria nordamericana. A breve e medio termine questo squilibrio può aumentare in modo considerevole, a causa delle innovazioni apportate ai sistemi televisivi più ricchi e per effetto della globalizzazione dei mercati e dei canali.

 

Fig. 8.1 TV. PROGRAMMI IMPORTATI

In % di ore settimanali di programmi importati*

* media delle catene televisive con una copertura di oltre l'85%, esclusi cavo e satellite.

 

 

E' noto l'alto indice di importazione di produzioni straniere da parte delle televisioni mediterranee. In alcuni paesi, come l'Algeria o la Tunisia, queste rappresentano più della metà delle emissioni. Tuttavia, ci sono altre televisioni all'interno del mondo arabo che si mostrano più competitive, come accade da anni con le produzioni egizie e, più di recente, con quelle libanesi.

A questo dato bisogna aggiungere quello relativo alle emittenti ed ai canali emessi dall'estero che influiscono direttamente sullo stile di vita e sulle peculiarità culturali dei paesi mediterranei. Una percentuale molto alta di questi prodotti è costituita dai films, mentre i documentari o la cultura occupano degli spazi molto limitati. Di qui la proposta di eseguire studi sull'impatto, interessanti soprattutto perché gli interscambi rappresentano qualcosa di più che un semplice passaggio commerciale.

Su questa base di conoscenza reciproca delle distinte realtà audiovisive, il foro ha esaminato le possibilità di incanalare le potenzialità del mercato euromediterraneo, lo scambio di informazione e di know-how, i mercati culturali, i prodotti e i servizi audiovisivi. I temi che sono emersi nel corso del dibattito abbracciano aspetti legati alla promozione, alla creazione e alla fattibilità delle coproduzioni mediterranee; la struttura stabile della coordinazione e della cooperazione tra televisioni di ambito regionale e locale e l'introduzione di canali a tema centrati sull'area mediterranea. Da tutto ciò si deduce come sia importante fare i conti con alcuni precedenti come quelli delle televisioni nordiche che offrono esempi interessanti e concreti per la grande esperienza che possiedono in fatto di cooperazione regionale.

Il foro ha rivelato la necessità di promuovere gli strumenti di coesione in diversi ambiti quali: la documentazione, il patrimonio audiovisivo, la formazione audiovisiva, le reti e gli studi universitari, la comunicazione e i fori di dibattito tra professionisti ed imprenditori.

Una seconda fase del foro si è occupata della promozione del dialogo interculturale tra i professionisti della comunicazione. I mezzi di comunicazione - stampa, radio, televisione e agenzie di informazione - vivono un momento di trasformazioni epocali. In tal senso, le proposte e i programmi esposti nel foro hanno prestato una particolare attenzione alle nuove prospettive aperte dalle autostrade dell'informazione e dalle applicazioni telematiche, quali la raccolta di dati e la connessione tra le agenzie dell'area.

Ciò nonostante, come si è manifestato nel corso del dibattito, tornano a proporsi alcuni vecchi interrogativi: in che situazione si trovano i giornalisti e gli addetti alla comunicazione del Mediterraneo? I paesi del sud e dell'est del bacino non hanno ancora risolto alcuni problemi fondamentali legati alla libertà di espressione, alla professionalizzazione della stampa, alla condizione di servizio pubblico oppure al ruolo dei mezzi di comunicazione nei conflitti della regione. Questo porta alla definizione di programmi concreti di interscambio, che possono servire a stabilire i criteri per l'esercizio della professione e per il funzionamento delle aziende giornalistiche. Contemporaneamente, si pone il problema di rendere proficua la funzione dei media e di far sì che questi possano contribuire  alla formazione di una coscienza mediterranea.

Tutti questi estremi si rivelano di particolare importanza se si tiene conto del fatto che il messaggio dei media è essenziale al processo di apprendistato e di creazione di una opinione pubblica. In tal senso, la cooperazione tra i mezzi di comunicazione pone alcuni problemi di base che riguardano, ad esempio, l'influenza che questi possono avere nel perpetuare stereotipi o nel semplificare eccessivamente la realtà, arrivando a volte alla deformazione. Tutti questi aspetti sono particolarmente accentuati, nel caso del bacino mediterraneo, in relazione a problemi che sono facili da manipolare per fare sensazione. Nello stesso tempo, però, i mezzi di comunicazione possono anche promuovere una migliore comprensione e contribuire alla formazione di una identità mediterranea che, oggi come oggi, è ancora da costruire.

Qualsiasi dibattito sulla cooperazione tra i mezzi di comunicazione deve tener conto della varietà dei media di questa regione e dei contesti non sempre favorevoli nei quali ci si muove. Di fronte alla relativa libertà ed autonomia con cui lavorano i giornalisti europei, quelli del sud si trovano in situazioni limite a causa delle circostanze conflittuali con cui devono convivere.