SESSIONE SECONDA: LA RICERCA - VERSO UNA NUOVA POLITICA SCIENTIFICA

 

Un'ampia fetta dei partecipanti ha sottolineato le debolezze e le carenze che caratterizzano la ricerca, soprattutto la ricerca di base, nei paesi della sponda sud e. Tuttavia, un sistema di istruzione di qualità deve creare dei legami molto operativi, e soprattutto obbligatori, tra ricerca ed istruzione. Unire le due attività è una condizione sine qua non per il rinnovamento permanente dell'attività educativa

 

Fig. 6.3 SPESA IN I+D

 

La partecipazione alla promozione ed allo sviluppo della ricerca nei paesi del sud può avvenire in molti modi. Innanzitutto, si richiede un inventario che contenga i dati relativi agli attuali meccanismi degli enti e delle istituzioni che finanziano le reti di ricerca nella regione, ai paesi che mettono a disposizione fondi per la ricerca, ai paesi beneficiari, etc. Con un aggiornamento costante, questo inventario permetterà di seguire il cammino della cooperazione in materia di ricerca, favorirà la condivisione delle risorse destinate alla regione e potrà servire per elaborare una politica di ricerca scientifica.

Partecipare allo sviluppo della ricerca sulla sponda sud significa aumentare gli strumenti scientifici europei nella regione. Questo si può ottenere, come stanno dimostrando oggi, grazie alla formazione di reti euromediterranee. Tuttavia, come è emerso nel corso del dibattito, è necessario anche istituzionalizzare la ricerca scientifica euromediterranea per garantire la cooperazione e raggiungere così quella continuità e quella coerenza d'insieme che sono enormemente necessarie ai fini dell'accumulazione di conoscenze.

Questo sforzo di istituzionalizzazione potrà favorire inoltre l'inizio di una politica scientifica nei paesi del sud, vale a dire l'attivazione di una serie di progetti coerenti nei settori che pongono problemi sociali, quali: lo sfruttamento e la conservazione delle risorse naturali, l'evoluzione dello sfruttamento agricolo, la gestione delle risorse idriche, i problemi di urbanizzazione e quelli di integrazione sociale.

Come è stato ribadito durante il foro, l'impegno per la promozione della ricerca non deve limitarsi, come accade oggi, agli studi sulle società del sud. Si dovrebbero mantenere, contemporaneamente, tre linee d'azione:

 

     Gli studi sulle società del sud devono andare oltre una ricerca applicata alla descrizione di queste società, in modo da produrre una serie di strumenti, teorie comprese, la cui validità possa oltrepassare l'area geografica stessa.

     Utilizzare le reti di ricerca euromediterranee per stimolare i ricercatori del sud a scegliere come argomento di ricerca l'insieme euromediterraneo, oltre che le società dei paesi europei, mediante la formazione di reti di ricerca euromediterranee comuni. In questo modo le ricerche del sud potranno associarsi con quelle del nord.

     Promuovere lo sviluppo di reti euromediterranee di ricerca fondamentale, privilegiando la loro ubicazione nei paesi del sud per evitare la "fuga di cervelli". Nello stesso tempo, si possono appoggiare le strutture di ricerca del sud che si occupano di spazi diversi del Mediterraneo.

 

In questo modo, la cooperazione in materia di ricerca potrà avanzare fino ad ottenere la condivisione degli obiettivi, dei metodi e degli strumenti di ricerca, all'interno dei più svariati settori delle scienze applicate e fondamentali.

Tale cooperazione richiede comunque dei provvedimenti sussidiari di appoggio, come l'aumento di biblioteche specializzate e di altri strumenti di ricerca nei paesi del sud, l'istituzione di premi per le migliori tesi e un maggior numero di banche dati, soprattutto nel sud.

Tutte le attività di cooperazione, sia in materia di formazione che in materia di ricerca, dovranno essere compiute in un contesto di associazione con i paesi beneficiari. I partecipanti hanno insistito sulla necessità di coinvolgere le autorità universitarie del sud in qualunque tipo di cooperazione, di interscambio e di mobilità.

Le iniziative per istituzionalizzare la cooperazione sono numerose quanto varie e, a questo proposito, sono state avanzate alcune proposte concrete. Un contesto per la cooperazione decentralizzata potrebbe essere fornito da una associazione euromediterranea che, per iniziativa della Commissione Europea, riunisca tutte le università della zona interessate alla cooperazione. Tale associazione sarebbe dotata di una segretaria permanente e di un direttore eletto. Un futuro osservatorio del Mediterraneo - iniziativa caldeggiata dalla totalità dei partecipanti - potrebbe essere gestito direttamente da questa associazione.

E' stato suggerito di prendere in considerazione una proposta avanzata dalle università catalane che, per la loro natura europea e mediterranea, si propongono come strumenti per favorire il dialogo e l'avvicinamento delle culture fra le università delle due sponde.

Infine, e in generale, la maggioranza dei partecipanti ha suggerito l'ampliamento di alcune sezioni di vari programmi europei, come Socrate, Leonardo o il IV Programma quadro, a condizione però che questi siano adattati ai bisogni dei paesi del Mediterraneo del sud.

Tutti sono consapevoli del ruolo primario che l'università può svolgere per l'avvicinamento culturale, politico ed economico delle popolazioni delle due sponde del Mediterraneo. L'università è fonte di cultura scientifica ed umanistica e, proprio per questo, non può sottostare unicamente alle leggi del mercato. Tuttavia, essa deve svolgere la sua funzione in un contesto economico e sociale in rapida evoluzione che è il portato di un rinnovamento tecnologico galoppante.

L'università del Mediterraneo del sud dovrà adeguarsi in modo permanente a questa evoluzione mentre continua il suo processo di democratizzazione. Il contributo dell'Europa al suo sviluppo dovrebbe essere una testimonianza dell'impegno profuso per la costruzione di un autentico spazio euromediterraneo.